Dopo tante cattive notizie che arrivano da USA e Asia, c’è un lampo di luce per Apple: gli europei, sempre meno interessati agli smartphone di fascia entry level, premiano quelli di fascia alta nel prezzo e nelle funzioni. Lo dicono i dati pubblicati oggi da Canalys, dai quali emerge nei numeri questa peculiarità del mercato del vecchio continente.
Apple nel corso dell’ultimo trimestre ha visto crescere le spedizioni di iPhone del 10%, raggiungendo gli 8 milioni di unità, premiata sia dalla preferenza accordata ai dispositivi lanciati lo scorso autunno sia alla spinta iniziale dell’iPhone 16e che per Apple è un low cost ma che per il mercato guardato nella sua interezza è già un telefono di fascia elevata per il suo prezzo.
Apple, dice Canalys, si è confermata regina del segmento premium, quello dei sopra gli 800 euro, che rappresentano una quota record del 32% sul totale mercato europeo, pur avendo perso un po’ di quota percentuale in questo segmento (60% contro i 62% e ancora prima il 74% nei trimestri precedenti).
Samsung regge (grazie al Galaxy S), Google entra nei big
Il secondo protagonista del premium europeo è Samsung. Le spedizioni della serie Galaxy S25 sono cresciute del 12% rispetto a un anno fa, portando il colosso coreano a registrare il massimo storico di vendite premium trimestrali. Samsung ha beneficiato degli effetti di una strategia di promozioni, trade-in, pacchetti, aggiornamenti gratuiti e soprattutto del lancio del Galaxy Club, che promette il 50% di valore di permuta dopo 12-15 mesi. Una mossa pensata per accorciare i cicli di upgrade e fidelizzare il proprio pubblico.
Interessante anche l’apparizione di Google, che per la prima volta entra nella top 5 europea con 900.000 unità spedite. Un risultato modesto rispetto ai milioni di unità vendute da Apple e Samsung, ma un segnale significativo che sembra dare ragione a una strategia sempre più aggressiva per ritagliarsi uno spazio in un mercato dominato dai due giganti.
Per i piccoli si fa durissima (e le normative non aiutano)
L’altra faccia della medaglia è la crisi del segmento low-end. Gli smartphone sotto i 200 euro hanno toccato il minimo storico degli ultimi dieci anni, complici una domanda fiacca, promozioni aggressive e un eccesso di inventario accumulato a fine 2024. Xiaomi e Motorola, pur restando nella top 5, sono stati tra i più colpiti.
«Per chi dipende dalle vendite di dispositivi sotto i 400 euro, il primo trimestre 2025 è stato un campo minato» ha spiegato Runar Bjørhovde, Senior Analyst di Canalys. Dopo una leggera ripresa nel 2024, molti produttori hanno sovrastimato la domanda reale alla fine del quarto trimestre, ritrovandosi così con scorte eccessive nei canali di vendita. «La domanda per i modelli entry-level è rimasta debole anche all’inizio del 2025 – ha aggiunto Bjørhovde – in parte perché la sostituzione dei dispositivi si era già anticipata lo scorso anno, mentre la concorrenza emergente ha spinto ulteriormente con promozioni aggressive».
Il risultato è stato pesante soprattutto per il segmento più basso del mercato: «Il primo trimestre 2025 ha visto il volume minimo di dispositivi sotto i 200 euro spediti in oltre un decennio, a dimostrazione di quanto sia difficile l’attuale contesto della domanda» ha sottolineato l’analista.
È proprio il calo di queste fasce di mercato a far calare in conseguenza il mercato complessivo degli smartphone in Europa che perde il 2%.
Chi non porta il nome di Apple, Samsung e Google in prospettiva all’orizzonte vede diverse ragioni per preoccuparsi; la più stringente è dettata dalle normative europee su eco-design e batterie. Queste regole, pensate per favorire la sostenibilità e la riciclabilità, rischiano di ridurre ancora di più i margini già sottilissimi dei brand più piccoli, spingendo il mercato verso una progressiva concentrazione nelle mani di Apple e Samsung.
Crescita lenta e battaglia sui profitti
Per il 2025, Canalys prevede un ulteriore calo del 3% nel mercato europeo, con una ripresa appena accennata (+1%) solo nel 2026. Per tutti i vendor – grandi e piccoli – la sfida sarà doppia: da un lato mantenere efficienza e profitti, dall’altro capire come evolvono i comportamenti dei consumatori e trovare nuove strade per catturare la loro attenzione.













