Addio a Premiere per Macintosh. Adobe ha infatti fatto sapere nel week end che la nuova versione del software per videoediting che ha fatto un pezzo della storia della piattaforma nel campo video digitale, non sarà disponibile per Mac OS X.
Adobe porta a giustificazione di questa scelta motivi di costi: ‘Premiere 6 ‘ ha detto David Trescot di Adobe a C/Net ‘ è una stato riscritto dalle fondamenta e avrebbe richiesto molto lavoro avere il supporto su differenti piattaforme’. Ma oltre alla necessità di economizzare nel corso dello sviluppo, ha pesato sulla decisione anche la presenza di un concorrente come Final Cut. ‘Se Apple fa già una sua applicazione ‘ ha detto Trescot ‘ questo rende il mercato delle terze parti molto più piccolo’
L’accusa ad Apple di ‘invadere’ il terreno degli sviluppatori di applicazioni Mac non è certo nuova. Con il rilascio di Jaguar diversi sviluppatori indipendenti si erano trovati a malpartito per la decisione di integrare a livello di sistema operativo diverse funzionalità che venivano offerte da prodotti shareware. Ancora prima con il rilascio di iTunes Apple ha di fatto cancellato ogni prospettiva per prodotti MP3.
Recentemente Casady & Greene, chiudendo i battenti, ha detto esplicitamente che uno dei problemi che l’ha sconfitta è stata la concorrenza, impossibile per una piccola software house, con le applicazioni date in bundle con gli OS.
La stessa Microsoft ha accusato il rilascio di Safari come la principale ragione della cancellazione di ogni ulteriore sviluppo di Internet Explorer e Adobe, prima di Premiere, aveva già tralasciato il rilascio di una versione Mac di Photoshop Album per l’ingombrante concorrenza di iPhoto.
Apple, anche se mai ufficialmente, ha sempre giustificato la scelta di produrre applicazioni per la necessità di offrire lo stesso software di cui dispone la piattaforma Windows ai suoi clienti, che a fronte di ritardi, scarsa qualità o mancanza completa di supporto per il Mac OS potrebbero essere tentati ad abbandonare la Mela. In altri casi, invece, Apple ha semplicemente seguito una strada che lega in maniera stretta e dipendente, hardware e software con il secondo a fare da traino al primo e viceversa.
E’ il caso del video digitale nel quale Apple ha una strategia ben precisa e molto coerente che punta a fornire soluzioni complete, ottimizzando in maniera spiccata il software per sfruttare le caratteristiche dell’hardware e del sistema operativo per conquistare un mercato in piena espansione. Di qui ne è derivato il rilascio non solo di Final Cut Pro, ma anche Final Cut Express e prodotti come DVD Studio Pro e, ancora più in alto in fatto di mercato, Shake.
‘Se Apple è presente in un certo mercato software ‘ ha detto Trescot ‘ molte terze parti sono destinate a lasciarlo da parte’
Apple non ha risposto direttamente a queste accuse limitandosi a sottolineare come i rapporti con Adobe sono ottimi ‘come evidenziato ‘ si legge in una dichiarazione sempre riportata da C/Net ‘ dal recente supporto dei G5 con Photoshop, le cui prestazioni sono doppie rispetto al passato’ Apple poi sottolinea come proprio il G5 e le novità presenti in Final Cut 4 possano essere una buona ragione per passare da Premiere al pacchetti di Cupertino.
Ricordiamo, a margine, che segnali di tensione intorno a Premiere si erano già manifestati qualche settimana fa quando si scatenò una polemica piuttosto vivace tra Apple e Adobe.
I produttori di Photoshop in una sorprendente presa di posizione avevano pubblicato dei test in cui l’applicazione si dimostrava molto più veloce su PC rispetto a Mac. A sua volta Apple aveva risposto con un comunicato in cui dimostrava che Final Cut Pro era in grado di svolgere gli stessi compiti non solo più velocemente di Premiere ma anche molto più velocemente dello stesso Premiere su PC.