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Apple trita e non ricicla molti iPhone ritirati in permuta

Bloomberg ha pubblicato una inchiesta, riferendo di 100.000 iPhone ritirati da Apple in permuta o per il riciclo, terminali che un appaltatore avrebbe dovuto rottamare, e che invece sarebbero stati sottratti da alcuni dipendenti per essere inviati in Cina e venduti come usato.

La multinazionale di Cupertino ha citato in giudizio l’appaltatore, ma ora sembra avere abbandonato la causa, e secondo l’agenzia stampa internazionale questa scelta è dovuta al fatto che Apple non gradisce far sapere che in molti casi prefrisce distruggere i vecchi telefoni anziché riciclarli, in netto contrasto con sbandierate prese di posizione su questioni ambientali.

Riassumendo l’inchiesta di Bloomberg, Apple ritira dagli utent con una procedura di “Trade in” dispositivi usati in permuta, in cambio di un credito da scalare sul prossimo acquisto; se non si ha diritto al credito, afferma di riciclare i prodotti di poco valore a costo zero.

Apple trita e non ricicla molti iPhone ritirati in permuta
Daisy è un robot che può smontare in modo più efficiente gli iPhone per recuperare materiali preziosi. Foto di Apple

Molti dispositivi che gli utenti offrono in permuta per il Trade In funzionano ancora: potrebbero dunque essere inizializzati e rivenduti sul mercato dell’usato. Apple, invece, a quanto pare paga un’azienda esterna denominata Geep, incaricata ogni anno di distruggere più di un quarto di milione di dispositivi.

Nei primi due anni di contratto, Apple ha inviato a Geep più di 530.000 iPhone, 25.000 iPad e 19.000 Apple Watch. Da un audit di Apple è emerso che 99.975 iPhone funzionanti sono stati dirottati da GEEP in Cina e venduti sul mercato dell’usato.

Nel 2020 Apple ha citato in giudizio GEEP per violazione di contratto, ma da allora non si è mosso niente e, a quanto pare, a gennaio il caso verrà automaticamente accantonato a meno che Apple non decida di andare avanti. Stessa sorte per la denuncia di GEEP nei confronti di tre suoi ex dipendenti, accusati di furto.

Il sottointeso di Bloomberg è che fare luce su questi casi renderebbe palese il fatto che Apple preferisce rottamare centinaia di migliaia di dispositivi ancora utilizzabili, giacché la loro disponibilità sul mercato rallenterebbe la vendita di prodotti nuovi.

Apple ridurrà a zero le emissioni totali di gas serra entro il 2030

Quanto emerso, contrasta con l’obiettivo 2030 dell’azienda di essere carbon neutral in tutta la sua catena del valore entro la fine di questo decennio. Un portavoce di Apple ha riferito che le procedure di riciclo hanno compiuto importanti passi avanti da quanto è venuto alla luce il caso GEEP, e che i prodotti Apple sono spesso usati da più utenti, passando di mano in mano.

Nel 2019 è stato annunciato un ampliamento dei programmi di riciclo, e migliorate le funzionalità di Daisy, il robot dedicato allo smontaggio degli iPhone, in grado di smontarne 1,2 milioni dispositivi all’anno.

Bloomberg sembra suggerire che non sempre il riciclo avviene come sbandierato da Apple e Kyle Wiens, co-fondatore di iFixit (azienda specializzata nella vendita di parti di ricambio) ritiene che la distruzione dei dispositivi che potrebbero esser riparati o usati per recuperare componenti, dovrebbe essere proibita.

In un recente comunicato Apple ha annunciato nuovi importanti investimenti in tutto il mondo e collaborazioni con i propri fornitori per produrre più energia pulita e tutelare le riserve di acqua. Per tutti gli articoli che parlano di casa smart e tecnologie Green si parte da qui.

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