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Chi è il politico europeo che ha costretto Apple ad abbandonare Lightning

L’uomo del momento non è Tim Cook. Oppure Elon Musk. E neanche il CEO di qualche azienda che si occupa di intelligenza artificiale. Invece, l’uomo del momento è un oscuro politico maltese, un piccolo David che è riuscito a mettere in ginocchio il gigante Apple costringendolo a cambiare ciclo economico e avviare una trasformazione che, al di là delle buone conseguenze che porterà, comunque costa miliardi di dollari a tutti, considerando il ricambio di cavetti che dovrà essere fatto nelle case di un centinaio di milioni di persone, e quanto cavetti Lightning verranno buttati via, oltre al costo di riprogettazione di una componente chiave degli iPhone.

Un uomo solo contro Apple

Se da un lato la casa di Cupertino è una delle aziende più grandi al mondo, con un valore di mercato di centinaia di miliardi di dollari e una riserva di contante capace di risanare il debito pubblico di un paese di medie dimensioni, il piccolo David che l’ha “sconfitta” è invece un anonimo (finora) politico di Malta, uno dei più piccoli tra gli stati membri dell’Unione europea, il più meridionale e quello che, sino a pochi anni fa (quando ancora non era entrato nella Ue) aveva fama di essere un paradiso fiscale e sede legale perfetta per aziende dalle dubbie aspirazioni economiche.

Lui si chiama Alex Agius Saliba, nato il 31 gennaio del 1988 a Malta, membro del parlamento europeo dal 2019 in quota Labour Party (il partito laburista europeo). Una vita per la politica visto che fin dall’età di 17 anni ha fatto parte dei movimenti giovanili dei laburisti e ha lavorato nel settore dei media come giornalista mentre contemporaneamente portava avanti la sua attività politica. Membro dell’esecutivo laburista maltese per dieci anni, ha fatto sempre il pieno di voti a Malta dove è molto popolare.

Sposato nel 2018 con Sarah Agius, ex sindaco di Zebbug, comune maltese, la coppia ha deciso di fondere i due cognomi e per questo adesso si chiamano entrambi Agius Saliba. Tra l’altro, scegliendo di mettere prima il nome di lei che è all’inizio dell’alfabeto e quindi, come ha ammesso anche Saliba, gli permette di prendere più voti perché gli dà più visibilità nelle liste elettorali alfabetiche rispetto al suo cognome che si colloca quasi in fondo con la iniziale della lettera esse.

Chi è il politico europeo che ha costretto Apple ad abbandonare Lightning
Alex Agius Saliba. Foto dal suo profilo Facebook

Manovrare per l’Europa e per il mondo

La manovra politica in seno al parlamento europeo fatta da Agius Saliba è stata determinante per l’adozione della normativa che porta all’adozione di Usb-C al posto di Lightning negli iPhone. L’Europa che forza la mano di Apple è l’ultimo esempio dell’“effetto Bruxelles”, un’espressione coniata da Anu Bradford, professore della Columbia Law School, per descrivere come le normative comunitarie europee influenzino i mercati di tutto il mondo. La tutela dei consumatori è come il gioco del calcio: noi europei riteniamo di farlo meglio di chiunque altro. E abbiamo un’influenza sulla Silicon Valley da un oceano di distanza. Apple genera un quarto delle sue entrate dall’Europa, il che dà ai regolatori dell’unione europea molta voce in capitolo nelle decisioni dell’azienda.

Agius Saliba dice che la sua missione è “fare la differenza nella vita dei cittadini maltesi”. Ma non sta lavorando solo per conto di un’isola minuscola, non esattamente nota per la sua rigida regolamentazione. Vuole che questa legislazione aiuti i cittadini di tutta Europa, ha detto l’anno scorso, “e, si spera, del resto del mondo”. Il risultato è stata una vittoria insperata e clamorosa da parte dell’iniziativa di un piccolo politico, subito accolta da un gruppo consistente di politici europei che ha visto l’opportunità di regolare qualcosa che sembra irregolabile.

Foto Mishaal Zahed – Unsplash

Una sottile linea rossa tra politica e follia

Le scelte tecnologiche come quelle della porta di connessione di un telefono, o della scelta del tipo di batterie (rimovibili o no) o della riparabilità degli apparecchi (smontabile o no), o della crittografia dei messaggi (totale oppure “apribile” dalle autorità giudiziarie) sono all’incrocio di due mondi completamente diversi. Da un lato ci sono degli interessi più che legittimi da parte degli stati e delle popolazioni. Diritti collettivi che non possono essere tralasciati e politiche di ampio respiro: poter riparare un telefono vuol dire allungargli la vita e rendere l’ambiente leggermente migliore rispetto a un ciclo di ricambio forsennato.

Dall’altro lato, pretendere ad esempio che la crittografia sia sicura e al tempo stesso “accessibile” è semplicemente irragionevole. Anzi, ridicolo, perché matematicamente impossibile (nel senso che è provato matematicamente). Sarebbe come decidere il valore di pi-greco, la costante matematica che indica il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro.

La lettera greca π (pi), che sta per l’iniziale della parola greca che indica la circonferenza (περιφέρεια), è un numero irrazionale e trascendente: quindi è impossibile esprimere il pi greco usando un numero finito di valori interi, di frazioni e di loro radici. Decidere per legge che invece è un numero razionale, per cambiarne le proprietà (la quadratura del cerchio, ad esempio), è semplicemente folle. Chi mai lo farebbe? Beh, ci ha provato lo stato dell’Indiana, negli Stati Uniti, con una proposta di legge del 1896. Fermandosi, fortunatamente per loro, prima di coprirsi di ridicolo.

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La battaglia per un cavetto

La linea che divide l’azione politica sensata che protegge l’ambiente e i diritti dei cittadini contro ad esempio l’obsolescenza programmata e quella che invece è semplice follia legislativa è molto sottile, soprattutto in ambito tecnologico. Dettare uno standard tecnologico chiave come la porta di connessione dei dispositivi, che viene sistematicamente aggiornata ogni pochi anni, da che parte sta? È una mossa buona o è follia legislativa?

Il Wall Street Journal ha intervistato il giovane politico maltese, cercando di capire le ragioni dietro alla sua battaglia politica sostanzialmente rivolta contro la sola Apple. In realtà Agius Saliba ama i prodotti Apple. Possiede anche un MacBook, un iPad e un Apple Watch. L’unico motivo per cui non acquisterò subito l’iPhone con porta USB-C è che preferisce aspettare di averne bisogno. E guarderà l’evento Apple di martedì perché guarda sempre gli eventi Apple. “Nella maggior parte dei casi non guardo in diretta”, ha detto. “Questa volta però lo farò”.

Un grande successo politico

La ragione? Beh, semplice: vuole gustarsi il suo più grosso successo politico personale. Agius Saliba è giovane e ambizioso. Sentiremo ancora parlare di lui. Ecco com’è andata. Agius Saliba, spiega il Wall Street Journal, si è reso essenziale per il processo di elaborazione della legge e per la sua realizzazione. La sua passione per il caricabatterie comune lo ha portato a ricoprire la posizione di relatore, il che significa che aveva il compito di guidare i negoziati e di indirizzare una risoluzione verso l’atto legislativo finale. Ha lavorato a fianco dei rappresentanti di tutte le fazioni politiche per raggiungere il consenso. Ha modificato una proposta formale per rendere il disegno di legge rivisto più ambizioso. Ha persino fatto un giro nella Silicon Valley e ha visitato la sede dell’azienda più importante, cioè Apple.

Non volevo litigare con Apple”, ha detto. “Ma allo stesso tempo non ho mai creduto che le grandi aziende dovessero costringerci ad acquistare i loro accessori di ricarica proprietari quando sul mercato esistono altre soluzioni più versatili”.

Il progetto politico

I suoi colleghi la pensavano allo stesso modo e hanno approvato la legge quasi all’unanimità. Agius Saliba ha festeggiato e alla conferenza stampa era accanto a Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, che ha detto che la legge avrebbe protetto i consumatori e l’ambiente. E soprattutto che avrebbe inviato un messaggio alla Silicon Valley.

“Stiamo lavorando per la nostra gente, non per i vostri interessi”, ha detto con un forte accento francese. “È così che funziona. È così che dovrebbe essere. E così sarà”.

Apple ha resistito a lungo, anche perché si sta avviando verso un ciclo di innovazione che prevede probabilmente l’eliminazione di qualsiasi cavo. E poi perché i cambiamenti su apparecchi come gli iPhone, che sono smartphone estremamente sofisticati, non sono banali: richiedono centinaia di milioni di investimenti sia per la progettazione che per l’approvvigionamento delle componenti e il cambiamento delle linee di produzione già impostate su un altro formato.

“Non mi dispiace che i governi ci dicano cosa vogliono realizzare”, ha detto il capo del marketing mondiale di Apple, Greg Joswiak. “Ma di solito abbiamo degli ingegneri piuttosto intelligenti per trovare i modi migliori per realizzarli”.

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