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Chrome, dirigenti Google sapevano dell’inutilità della modalità incognito

Un giudice federale in California sta valutando l’OK a una class action contro Google, intentata da utenti secondo i quali l’azienda era perfettamente a conoscenza della poca utilità della funzionalità di navigazione in incognito del browser Chrome.

L’azione legale è stata intentata presso la Corte Distrettuale Settentrionale della California, presentata da cinque utenti più di due anni addietro, i quali ora attendono il placet per poter avviare due class action.

Il primo problema riguarda gli utenti di Chrome con un account Google che accedevano in “modalità incognito” a siti non di Google con sistemi di tracking e codice per l’advertising; il secondo problema riguarda gli utenti di altri browser che accedevano a siti non di Google e che erano tracciati dai sistemi di advertising di Big G anche con la modalità di navigazione privata attiva.

Stando a quanto riferisce Bloomberg i dipendenti di Google prendevano in giro l’uso della modalità incognito, sapendo che serviva a poco, non offriva garanzie a livello di privacy, criticando l’azienda per non avere offerto opzioni più specifiche.

Google: negli USA accusata di spiare gli utenti di Chrome anche in modalità incognito

Una udienza sulla questione si è svolta l’11 ottobre e potrebbe avere conseguenze rilevanti. Il giudice Yvonne Gonzalez Rogers dovrà stabilire se milioni di utenti Chrome che hanno usato la modalità incognito possono essere rappresentati collettivamente e richiedere risarcimenti tra i 100$ e 1000$ per violazione, composizione che potrebbe costare a Google 5 miliardi di dollari.

Le funzionalità dei browser dedicate alla privacy dovrebbero rimuovere tracce delle attività degli utenti (cronologia di navigazione, cookie, dati dei siti, informazioni inserite sui moduli, ecc.) e in altre parole consentire di navigare in incognito, ma non sempre è così semplice garantire la privacy, nonostante quello che sembrano promettere funzioni dedicate.

L’utente spesso è ignaro di tutto ciò che comporta la navigazione in generale e una funzionalità come la navigazione in incognito offre un falso senso di sicurezza. Modalità come quelle proposta da Chrome e altri browser sono utili quando vogliamo che altre persone che utilizzano lo stesso computer o lo stesso dispositivo non conoscano la nostra attività su Internet (es. vogliamo fare un regalo a nostro figlio o a nostra moglie e non vogliamo che dalla cronologia sia possibile comprendere le ricerche che abbiamo effettuato), non visualizzino la cronologia dei download, non salvi dati quali le credenziali di accesso a determinati siti, ma la navigazione in incognito non consente – come spesso molti credono – di navigare in modo perfettamente anonimo. Il nostro indirizzo IP e altre informazioni possono essere ricavate dai provider, dalle aziende (se navighiamo da un computer del lavoro), dai siti web visitati. Per quanto riguarda i cookie (piccoli file memorizzati per archiviare e recuperare informazioni lato client), è vero che vengono eliminati alla fine della sessione in incognito ma i moderni sistemi di annunci pubblicitari mirati utilizzano tecniche avanzate che non tengono solo conto dei semplici cookie. Usate pure la navigazione in incognito, ma non cadete nell’errore di pensare che quando lo fate siete in una botte di ferro impenetrabile.

Tutti gli articoli dedicati alla privacy sono disponibili a partire da questa pagina di macitynet.

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