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Condé Nast e Adobe capitolano: Wired su iPad non più in Flash

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Contrordine compagni: è tutto sbagliato, è tutto da rifare. Come nel partito comunista snni ’50 di osservanza sovietica, abituato a marce indietro improvvise e non troppo comprensibili per ordine superiore o come per la famosa battuta di Gino Bartali alla sua squadra dopo una bruciante sconfitta subita in una tappa del Giro d’Italia da parte di Coppi, anche il mega-editore Condé Nast e il suo fido partner tecnologico Adobe si obstanno rimettendo al lavoro, dopo aver inghiottito (non senza notevoli proteste) l’amaro boccone. Motivo? Quel che è stato fatto sinora per portare su iPad il prodotto editoriale della rivista Wired Usa, adesso è da buttare e deve essere rifatto da zero. Cosa che Adobe sta in effetti diligentemente facendo secondo una indiscrezione raccolta da Peter Kafka che ne parla sul suo blog Mediamemo

Forse si è congelato un pezzetto di inferno, quando è emerso che Adobe aveva inghiottito il boccone, su pressione di Condé Nast. E che accettava di sviluppare da capo l’applicazione-reader per iPad originariamente sviluppata utilizzando le tecnologie basate su Flash e AIr. Proprio quelle tecnologie che Apple aveva vietato  espressamente un po’ di tempo addietro e che hanno fatto partire una vera e propria “Questione Flash” in rete, con tanto di lettere aperte di Steve Jobs e risposte al curaro da parte dei vertici di Adobe.

Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, però oggi è il momento di sottolineare un aspetto significativo della questione: quello fattuale. Dopo aver fatto tanto rumore, adesso Adobe lavora insieme a Condé Nast in sordina per realizzare la versione di Wired USA e delle altre testate che seguiranno in formato Objective C. Questo vuol dire che per Adobe non solo brucerà duramente la sconfitta, ma mancherà completamente anche tutta la parte di sinergia con le altre piattaforme. Altre piattaforme che peraltro, in questo momento, mancano, visto che Microsoft ha annunciato di aver cancellato i suoi programmi per il tablet Courier e invece HP ha ucciso nella culla il suo tablet Slate, data l’acquisizione strategica di Palm.

Cosa succede dunque? La notizia vera è che Condé Nast e Adobe hanno mollato il colpo. Il vero obiettivo era creare una piattaforma software basata su Flash, al di fuori del controllo di Apple e del suo apparecchio, entro la quale far convergere altri editori e altri contenuti in formato digitale, da distribuire poi su un numero enorme di altri apparecchi, Pc compresi. Tutto questo adesso salta per aria e Adobe e Condé Nast sono costretti a ripartire con un approccio focalizzato su iPad, visto che in questa piattaforma desiderano tanto entrare, cercando di sviluppare un applicativo in formato nativo che consenta di sfruttare al meglio le possibilità hardware e di interfaccia di iPad. Proprio come Steve Jobs ha esplicitamente chiesto.

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