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DOJ e Microsoft sempre più lontani

Warden, ad esempio, in apertura del processo è sembrato portare il giudizio della corte sugli aspetti di tutela del copyright da parte di Microsoft e nel diritto da parte della società  di attuare scelte che possano portare all’integrazione di differenti prodotti.
In particolare è sembrato di capire che Warden cercasse di convincere il giudice che dietro al problema dell’integrazione del browser e delle scelte di Microsoft ci fosse non solo una questione tecnica ma anche il diritto da parte della società  di tutelare i prodotti della propria ricerca. Ma il giudice Jackson ancora una volta, come nei mesi scorsi, non è sembrato molto propenso ad accettare deviazioni dal corso del dibattimento. “Non capisco che cosa c’entri questa difesa dei diritti sul copyright”, ha sbottato il giudice lasciando intendere che Microsoft non può tutelare le sue mosse nascondendosi dietro al diritto di copyright. “Non sto dicendo che la legge sul copyright scavalca quella antitrust” ha puntualizzato Warden. “Non sono così sicuro di questo fatto”, ha sbottato Jackson.
Secondo Boies la nuova difesa di Microsoft “sarebbe finalizata a far credere che le eventuali modifiche apportate ai suoi prodotti da terze parti, in particolare dai produttori di computers che installano Windows, violerebbero i diritti di tutela del copyright. Ma questo diritto non costringe ad imporre restrizioni contrattuali di tutti i tipi”
Il resto della giornata è trascorso discutendo della necessità  o meno di integrare Internet Explorer e Windows, che poi, in fondo, è l’argomento principale intorno a cui è nato e si è sviluppato il processo.
Microsoft ha ripetuto che IE e Windows erano stati integrati in fase progettuale a beneficio dei consumatori e per sviluppare l’innovazione, il Dipartimento di Giusitizia ha ribadito che, invece, questo è stato fatto per aumentare la quota di mercato di Internet Explorer e spazzare via la concorrenza. “Intendete dire – ha affermato il giudice Jackson rivolto a Warden – se volete il mio sistema operativo dovete avere anche il mio browser?” Aggiungendo poi come secondo Boies, avvocato del DOJ, l’uso separato di IE e Win è in grado di offrire la stessa esperienza e gli stessi vantaggi per i consumatori. “La corte d’Appello degli Stati Uniti – ha risposto Warden – ha stabilito che Microsoft ha operato nella legge. Integrare due prodotti non vuole dire fare uso del monopolio”, ha detto Warden, facendo l’esempio del NY Times che vende più giornali integrati in uno.
Boies, prendendo la parola alla fine della giornata, ha sottolineato come il Dipartimento di Giustizia non stia contestando il diritto di Microsoft di innovare, ma il modo con cui Microsoft ha deciso di portare avanti questo diritto. “In questo Microsoft ha violato il paragrafo 2 dello Sherman Antrust Act e in molti modi”.
Accuse respinte da Warden che ha detto che, invece, il tentativo di Microsoft era quello di impedire che Netscape monopolizzasse il mercato dei browser. “Un sacco di “nulla” non aggiungono qualche cosa. Il Dipartimento di Giustizia ha lanciato supposizioni non prove”, ha chiuso Warden
Il dibattimento è terminato nel tardo pomeriggio. Ora la palla è nelle mani di Jackson che trarrà  tra qualche settimana le conclusioni del dibattimento. A meno che non intervenga un accordo tra le due parti. Ma l’ipotesi, anche dopo quanto si è visto ieri a Washington, sembra oggi davvero molto lontana.

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