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Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

Dopo averlo spacchettato e affascinati dalla presenza delle tre fotocamere posteriori, abbiamo subito deciso di mettere alla prova Xiaomi Mi A3 sostituendolo alla fotocamera digitale che abbiamo sempre in tasca (una travel-zoom di Panasonic, ndr) usandolo unicamente come dispositivo punta-e-scatta per ventiquattro ore.

In generale la qualità degli scatti è ottima, ma il display da questo punto di vista inganna: le immagini realizzate sono infatti ben dettagliate ma la calibrazione dello schermo non è perfetta e tende un filino troppo a saturare i colori degli scatti che poi, visti al computer, mostrano invece una colorazione molto più vicina alla realtà.

Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

In questo articolo trovate allegate diverse gallerie di immagini (chiaramente ridotte a 1200 pixel lato lungo per velocizzarne il download (sono circa 25 MB in tutto contro gli oltre 350 MB totali degli scatti originali) e ridurre al minimo il consumo dei dati da mobile) nelle quali viene spiegato in ciascuna di esse cosa va e cosa non va.

Nell’uso di Xiaomi Mi A3 come fotocamera possiamo invece aggiungere che la modalità HDR è molto spesso difficile da gestire: bisogna restare fermi un bel po’ altrimenti si rischia di realizzare una fotografia completamente mossa (senza farci attenzione si arriva poi a dover buttare anche il 70% delle immagini).

Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

Questo, combinato al fatto che questo telefono non risulta neppure particolare rapido nello scatto, fa sì che l’HDR si tenderà ad utilizzare soltanto per paesaggi, soggetti statici (come statue e monumenti) o in generale in tutte quelle situazioni in cui si vuole evitare il mosso nelle foto.

Il nostro consiglio è di favorire questa modalità soltanto in quelle scene dove c’è una forte differenza di esposizione tra un punto e l’altro perché è qui dove effettivamente offre i risultati migliori, ad esempio catturando molti più dettagli in nelle zone in ombra che, scattate senza HDR, risulterebbero troppo scure o completamente nere.

Un’altra modalità fotografica offerta da Xiaomi Mi A3 si chiama AI e sostanzialmente sfrutta degli algoritmi di intelligenza artificiale per riconoscere il soggetto inquadrato ed adeguare di conseguenza i parametri di scatto per garantire la fotografia migliore possibile.

Inquadrando ad esempio una pianta il simbolo dell’AI sarà sostituito dall’icona di una foglia a conferma di aver riconosciuto il soggetto così come l’icona di un volto comparirà quando staremo fotografando una persona.

In base alle nostre prove questa modalità non sempre riconosce correttamente ciò che stiamo inquadrando (a volte ha scambiato una panchina per una foglia visto che il paesaggio circostante era caratterizzato prevalentemente da erba) e soprattutto non abbiamo notato differenze evidenti tra uno scatto realizzato con AI attivo ed uno con AI disattivato.

La capacità di scattare foto da 48 MP non ci ha soddisfatti a pieno. Xiaomi Mi A3 può infatti realizzare immagini da 8000 x 6000 pixel che pesano più del doppio dell’immagine della stessa scena scattata con la modalità classica, la cui risoluzione è pari a 4000 x 3000 pixel.

L’unico beneficio che si ottiene è la possibilità di effettuare un ritaglio più grande con una minor perdita di qualità, tuttavia l’immagine è anche meno dettagliata e con un persistente micro-sfocato già visibile ad un ingrandimento dello scatto al 100%.

Le foto panoramiche vengono generalmente bene: si acquisiscono come nella gran parte degli altri smartphone (telefono verticale, si scatta e si ruota lentamente in una direzione restando fermi nello stesso punto) e la lunghezza dello scatto si può decidere in fase di acquisizione. Il massimo che si può ottenere è uno scatto da 16.336 x 3.680 pixel circa e dal peso di 30 MB o giù di lì.

Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

Fotografando con Xiaomi Mi A3: analisi e qualità degli scatti

La modalità Ritratto funziona sia con la fotocamera posteriore, sia con quella anteriore: mentre con la prima i risultati sono davvero ottimi, con la fotocamera frontale la profondità di campo è meno ridotta e soprattutto appare piuttosto imprecisa.

Trattandosi di un aggiustamento software e non di una sfocatura causata dalla qualità dell’obiettivo i contorni infatti sono spesso imprecisi soprattutto quando si ha a che fare con i capelli o altri soggetti dai bordi particolarmente frastagliati.

Con la fotocamera posteriore invece questa modalità permette di ottenere delle immagini davvero affascinanti e con un effetto finale che si avvicina moltissimo a quello che si otterrebbe con reflex digitali con obiettivi ad ampia apertura focale (intorno all’f/2.0 di un 35mm su FF, per intenderci).

Per ottenere l’effetto sfocato, il soggetto non deve trovarsi a più di 2 metri di distanza dallo smartphone e si può perfino selezionare l’intensità dell’effetto regolando la profondità di campo attraverso l’apposito slider. Si va da un minimo di f/1.0 ad un massimo di f/16.

C’è anche una modalità per la correzione artificiale del viso attraverso la quale è possibile rendere la pelle più liscia, assottigliare il viso e ingrandire gli occhi, la modalità con effetto miniatura che simula la sfocatura degli obiettivi tilt-shift ed una comoda opzione per raddrizzare automaticamente le foto in fase di scatto quando il telefono è inclinato, ottenendo così degli orizzonti perfetti.

Con la modalità Notte le foto appaiono più rumorose ma ricche di dettagli. In realtà andando ad analizzare lo stesso scatto realizzato sia con tale opzione sia con la modalità classica la quantità di rumore è la stessa (e questo è un bene), tuttavia scattare con la modalità Notte i tempi di scatto sono più lunghi in quanto il sistema probabilmente effettua una serie di istantanee a diverse esposizioni e poi li fonde insieme in un’unica immagine dalla gamma dinamica più ampia.

Non solo: le luci che con lo scatto classico vengono irrimediabilmente bruciate per la forte differenza di esposizione nei vari punti della scena, con la modalità Notte vengono correttamente esposte e arricchite di dettagli impossibili da fotografare in un solo scatto. Per il suo utilizzo vale lo stesso discorso fatto per l’HDR: con paesaggi e soggetti statici va benone.

Per quanto riguarda invece gli obiettivi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il teleobiettivo non c’è: il 2x suggerito dall’app con la modalità di scatto normale viene offerto semplicemente interpolando l’obiettivo f/1.8 con sensore da 48 MP con autofocus PDAF. Gli altri due obiettivi sono invece un ultra-wide da 8 MP e una camera Depth da 2 MP f/2.4. La fotocamera anteriore è da 32 MP con apertura focale f/2.0.

In definitiva Xiaomi Mi A3 scatta fotografie davvero ottime. Il suo unico problema nell’uso fotografico sta tutto nel punta-e-scatta: non è rapidissimo e spesso si perderà il momento perfetto soprattutto se il soggetto è piuttosto movimentato, come un bambino che corre o un cane particolarmente irrequieto. Negli scatti più “ragionati”, dove ci si può cioè prendere del tempo, allora i risultati saranno davvero interessanti.

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