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Gruber: «Le molte buone ragioni per lanciare un iPad mini»

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Il tablet da 7,8 pollici non sarà un iPod più grande, ma un iPad più piccolo e potrà essere commercializzato senza troppo contraddirsi con le dichiarazioni di Jobs che negava la possibilità di successo sul mercato di un dispositivo con schermo da 7 pollici. Questo il succo delle sempre interessanti considerazioni svolte da John Gruber oggi sul suo blog Daring Fireball. È davvero difficile sintetizzare quel che Gruber, un osservatore molto attento (oltre che molto “supportato” dai piani alti) di Cupertino, dice nel suo articolato e decisamente vasto articolo. Ma provando a cogliere il succo si potrebbe dire che ci sono molte buone ragioni tecniche e strategiche per immaginare che Apple vada nella direzione dell’iPad mini.

La ragione tecnica si riduce al fatto che un iPad da 7,8 pollici sarebbe qualificabile molto più come un dispositivo da 8 pollici, se si volesse arrotondare, piuttosto che un dispositivo da 7 pollici; un iPad da 7,8 pollici si potrebbe definire, anzi, più un 8 pollici di quanto un iPad da 9,7 possa essere definito un 10 pollici. Apple potrebbe arguire che un iPad da 7,8 pollici offrirebbe il 66% della superficie dell’iPad di oggi e non il 45% come i tablet da 7 pollici, tanto criticati solo un anno e mezzo fa da Jobs. Con questa dimensione, sottolinea Gruber, e uno schermo di 163 punti per pollice, Apple sarebbe in grado anche di presentare all’utente punti touch (l’area sensibile al tocco di un’applicazione) da 44 punti, gli stessi che caratterizzano l’iPhone senza costringere Apple a «fornire una carta vetrata per appuntire le dita», come aveva sarcasticamente detto sempre Jobs qualche tempo fa.

Tutto questo potrebbe essere usato da Apple per contestare chi… le contesterebbe l’abbraccio con un fattore di forma che Jobs aveva definito inadatto, anche se, dice giustamente Gruber, Apple in passato non è mai stata particolarmente coerente con le dichiarazioni rilasciate su quel che era o non era adeguato agli utenti finali. Basti pensare alle svolte compiute sui film su piccolo schermo di iPod, gli eBook («la gente non legge più», disse Jobs), i tablet o la telefonia cellulare, questi due ultimi mondi definiti da Jobs come di scarso interesse ma che ora sono la spina dorsale del mercato di Apple. D’altre parte  è stato Cook a sottolineare come «la capacità di cambiare opinione è una delle virtù che ho imparato da Jobs. Cambiava direzione così rapidamente da spingerti a dimenticare che solo il giorno prima le sue opinioni erano orientate a 180 grandi nella direzione opposta. Questo è un dono, perché le cose cambiano ed è necessario avere il coraggio di cambiare idea. Bisogna avere la capacità di dire: mi sono sbagliato. E Jobs aveva questa capacità»

Interessanti, infine, le considerazioni sul prezzo. Apple potrebbe facilmente creare un iPad da 150 dollari e venderlo con il 25% di margine a 199$, anche se Apple potrebbe facilmente sfruttare la popolarità dei suoi dispositivi e la sua immagine per vendere lo stesso prodotto a 250$ e sottrarre mercato alla concorrenza.

Questo ultimo aspetto, la volontà di fare terreno bruciato intorno a chi compete con iPad o, se vogliamo usare un termine usato da Tim Cook, impedire alla concorrenza di aprire l’ombrello del prezzo, sfruttando costi più bassi per farsi largo contro un prodotto tecnicamente superiore ma nche più costoso, sarebbe la ragione per cui Apple ha buone ragioni di entrare nel mercato con un iPad con schermo di dimensioni ridotte. «Questa strada – dice condivisibilmente Gruber – è stata seguita anni fa con iPod e non ci sono ragioni per ritenere che Apple non debba farlo in questo decennio con iPad»

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