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La nuova mania su TikTok è prendere in giro le cameriere

Negli Usa chi lavora a servizio con il pubblico nel settore della ristorazione sta vedendo più cambiamenti nel pubblico da un anno a questa parte che non negli ultimi trent’anni. E non tutti per il meglio. Un cambiamento notevole è provocato ovviamente dai social media. In particolare, il colpevole questa volta è TikTok.

Sempre più spesso il personale di servizio dei ristoranti, soprattutto negli onnipresenti fast-food di varie catene americane, viene ripreso per fare delle critiche o per prenderli in giro sui social media. “Fanno richieste di cibo strane – dice una cameriera di un fast food alla stampa americana – e fanno cose strane soprattutto nel drive-through”.

Cosa succede nei ristoranti?

Le storie raccontate dai vari giornali che negli Usa hanno cominciato ad occuparsi di questo che sta diventando un vero e proprio caso sono le più varie. Ad esempio, due bambini sono spuntati dal bagagliaio dell’auto di un cliente di un drive-through per prendere il loro ordine, in particolare dei frullati conditi con Oreo, M&M’s e Stroopwafels, mentre una ragazza sul sedile posteriore registrava l’intero processo, con la stupita cameriera sullo sfondo, che si è ritrovata suo malgrado a finire nel video.

All’inizio gli eventi non riguardano direttamente i camerieri e le cameriere. Un cliente di un altro fast food ha trangugiato il suo cono alla vaniglia in un solo boccone, mentre un amico lo registrava per i posteri con la fotocamera di uno smartphone, anch’essa puntata verso la cameriera di turno. Altri ancora hanno preso i loro coni gelato e li hanno lanciati subito fuori dal finestrino, cercando di farli atterrare perfettamente centrati sul cofano del veicolo. Perché? Semplice: il video di un lancio perfetto diventa virale. Magari non finirà nella Biblioteca del Congresso accanto a film epici come Citizen Kane, ma potrebbe creare un nuovo, piccolo influencer su TikTok.

La nuova mania su TikTok è prendere in giro le cameriere
Foto di Bimo Luki – Unsplash

Epidemia di video

Sappiamo da molto tempo che i clienti dei locali tirano sempre più spesso fuori la macchina fotografica mentre mangiano: un sondaggio del 2021 tenuto negli Usa ha rilevato che il 44% delle persone pubblica delle immagini del proprio cibo sui social media. Ma ancora nessuno si era reso conto di quanto fosse diventato epidemico il cambiamento per quanto riguarda le inquadrature. Infatti, adesso i clienti, in genere i più giovani, puntano le loro macchine fotografiche sul personale e scattano immagini o girano brevi video. In quali occasioni? Semplice: per protestare quando (pensano) di aver ragione e ridicolizzare il personale.

Un cameriere racconta alla stampa Usa che stava lavorando in una pizzeria e si stava preparando a portare la prima di una serie di pizze a un buffet. Una pausa di solo pochi minuti, il tempo di sfornarle e impiattarle, ma un gruppo di ragazzi ha deciso di girare un video in cui urlavano di avere fame e ritraevano il lavoratore “come l’impiegato cattivo che non dava loro la pizza” (per usare un eufemismo sulla qualificazione dell’impiegato).

Le riprese sono dei generi più vari, tuttavia. Alcuni degli autori di video diventati virali dicono di aver creato questi video per divertimento, ma di tanto in tanto ricevono delle critiche. Un ragazzo racconta che lui e suo fratello sono diventati famosi nella loro città natale, Columbus in Georgia, per aver realizzato video di scherzi a ristoranti e aziende locali. Ma più che famosi in realtà erano famigerati. Infatti, un giorno, quando sono entrati in un negozio per filmare sono stati “cacciati quasi subito”, racconta. “Ci hanno visto arrivare e ci hanno mandato via”.

La nuova mania su TikTok è prendere in giro le cameriere
Foto di Anthony Fomin – Unsplash

Le conseguenze da noi

In Italia e nella vecchia Europa sinora sono prevalentemente arrivate le challenge, cioè le sfide più assurde per fare in modo che le persone che girano i video riescano a fare quello che altri utenti soprattutto di TikTok gli hanno indirettamente sfidati a fare: saltare su un muro, buttare un gelato in aria e acchiapparlo con la bocca senza aiutarsi con le mani, fare un testacoda con l’auto o andare in giro su una ruota sola della bicicletta elettrica.

Tuttavia, anche da noi sempre più gli spazi pubblici si stanno confondendo e diventano più complessi: infatti, man mano che la possibilità di caricare sui social tutto quello che ci passa davanti diventa semplicissimo, l’uso dei telefoni come strumento per sfidare e bullizzare chi ci sta intorno diventa sempre più invitante. Perché non limitarsi a inveire contro un impiegato di un ufficio o un cameriere che riteniamo abbia fatto qualcosa di scorretto contro di noi quando possiamo altrettanto facilmente “metterlo alla gogna” letteralmente grazie ai social?

Le conseguenze di questo tipo di comportamenti, che negli Usa sono decisamente difficili da inquadrare anche da un punto di vista della privacy e del diritto all’immagine, in Italia e in Europa cozzano con una serie molto ampia di possibili limitazioni, dettate soprattutto dalle normative sulla privacy e il trattamento dei dati.

A questo punto TikTok, soprattutto, ma anche gli altri strumenti per “socializzare” le immagini e i video, da Instagram a X/Twitter fino a YouTube, diventano preoccupanti anche dal punto di vista delle responsabilità in solido che potrebbero emergere in futuro per gli autori dei video ma anche per chi gestisce la piattaforma o i canali.

In generale, vista la trasformazione in corso, rapidissima soprattutto per i membri della Generazione X nati fra il 1966 e il 1980, la “dipendenza di swipe” diventerà sempre più pesante e si arricchirà anche di questa messa in scena di persone innocenti o semplicemente impegnate (con risultati più o meno buoni) a fare il loro lavoro, ci trasformeremo in quella società di videodipendenti che si temeva molto negli anni Ottanta-Novanta ma che in realtà avrebbe richiesto di chiudere il loop di interazione con le brevi clip video muovendo il pollice sul vetro per fare swap sino a che non si appiattisce e sanguina.

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