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Microsoft vuole il processo lumaca

“Microsoft vuole addormentare la procedura di appello, gonfiando mostruosamente i tempi delle procedure e ingigantendo la documentazione”. L’accusa è del Dipartimento di Giustizia e nasce dopo che Microsoft ha compilato un documento nel quale avanza le sue proposte sui tempi e le modalità  della nuova fase processuale.
Microsoft ha chiesto che siano concessi 60 giorni per fornire la prima versione dei fatti e altri 30 giorni dovrebbero trascorrere tra gli eventuali nuovi documenti. Alle parti dovrebbero essere concessi 90 minuti dopo ogni pronunciamento legale. Questo quando la tempistica normale per le procedure di appello stabilita dalle leggi federali prevede scadenze di 40, 30 e 15 giorni. Se la richiesta di Microsoft fosse accettata dalla corte di appello una sentenza potrebbe arrivare non prima di sei mesi, un tempo giudicato troppo lungo dal DOJ.
“Noi crediamo che 36 giorni, che significherebbero l’apertura delle procedure per il primo di novembre, – dicono gli avvocati del Dipartimento di Giustizia – siano più che sufficienti a Microsoft per compilare il suo documento iniziale”. Il Governo avrebbe poi un’altra quarantina di giorni per rispondere a Microsoft che a sua volta ne avrebbe altri 15 per replicare a sua volta. Si arriverebbe così al 22 di dicembre.
In aggiunta a ciò il Dipartimento di Giustizia critica anche la dimensione della documentazione che Microsoft richiede passi da 14.000 a 56.000 parole per il documento di apertura e da 7000 a 28.000 per la successiva documentazione. “Questo è un appello non una revisione del processo. 56.000 parole significano più o meno 200 pagine”, dicono ancora gli avvocati del Governo americano.
Alcuni esperti legali intervistati da C/Net ammettono che le richieste di Microsoft sono esagerate e quelle del Governo più attinenti alla norma. “Mi sorprenderei se la Corte d’Appello accettasse la posizione di Microsoft – ha detto Andy Gavil, un professore di legge di Harvard esperto in antitrust – non credo che tutta la documentazione necessaria possa essere nelle mani della corte in una data successiva al prossimo gennaio”.
Se sarà  così la Corte d’Appello potrebbe emettere una sentenza già  entro il prossimo aprile o all’inizio di maggio. Poi sarà  la volta della Corte Suprema che prendendo in esame il processo dopo l’estate potrebbe emettere una sentenza, che sarebbe definitiva, non prima del 2002.

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