C’è anche IBM tra coloro che credono nel multrithreading. La società di Armonk ha infatti confermato l’interesse per questa tecnologia che consente ad un processore di operare come se fossero due o più.
‘Test di laboratorio ‘ ha detto Joel Tendler, uno dei responsabili dello sviluppo di nuove tecnologie di IBM nel corso di una conferenza- dimostra che il vantaggio in termini di prestazioni che si può ottenere è nell’ordine del 50%’. Per questo IBM sta pensando di implementare il multithreading nel Power5, un processore erede dei Power4 usati nei suoi server di fascia alta.
Da quanto si è appreso nel corso della conferenza grazie al multithreading, già visto nei nuovi Pentium, i processori acquisteranno maggiore efficienza perché alcune loro componenti che con le tecnologie attuali lavorano solo per una frazione del tempo verranno impegnato per un tempo maggiore. E’ il caso delle unità di calcolo a virgola mobile che operano solo per il 25% del tempo. Grazie al multithreading IBM sarà anche in grado di aumentare le prestazioni dei processori senza incrementare conseguentemente il loro consumo e le loro dimensioni.
La nuova tecnologia potrà essere ‘invocata’ dal sistema operativo quando si troverà di fronte ad una applicazione che è in grado di sfruttarla. A quel punto l’OS potrà operare come se la macchina avesse più dei processori che essa possiede. Ad esempio visto che il Power5 è un chip a due nuclei, agirà come fosse un processore a quattro nuclei.
La notizia è di rilievo anche per il mondo Mac. Secondo alcune voci attendibili, infatti, il Power5 potrebbe essere alla base dell’erede del PPC 970. Il processore che muove i G5 è già derivato dal Power4.