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Negli USA disegni di legge bipartisan per frenare i big del mondo IT

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Negli Stati Uniti un gruppo bipartisan di rappresentanti democratici e repubblicani ha presentato cinque disegni di legge che mirano a riformare le leggi antitrust, con l’obiettivo di limitare o addirittura vietare le acquisizioni da parte di grandi gruppi quando tali attività evidenziano conflitti di interesse, elemento che dovrebbe garantire una migliore concorrenza sulle piattaforme dominanti.

Le misure previste in questione arrivano al culmine di indagini antitrust sulle aziende del mondo IT partite nel 2019 e per le quali sono stati chiamati a testimoniare il CEO di Apple, Tim Cook, il CEO di Alphabet/Google, Sundar Pichai, il CEO di Amazon, Jeff Bezos, e il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg.

A conclusione delle audizioni, il Comitato Giudiziario della Camera che negli USA si occupa di antitrust, nel luglio 2020 ha presentato ha presentato un rapporto di 450 pagine (qui in PDF) con raccomandazioni per nuove normative antitrust, concentrandosi sulla promozione della concorrenza leale nei mercati digitali, con il rafforzamento delle leggi in materia fusioni e monopolizzazioni, e nel ristabilire una vigorosa politica di sorveglianza e controllo dell’attuazione delle normative antitrust.

Negli USA disegni di legge bipartisan per frenare i big del mondo IT
Tim Cook, Sundar Pichai, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos durante l’udienza antitrust tenutasi lo scorso luglio .

Da quanto emerso nel rapporto sono nate proposte di legge che sembrano avere come obiettivi Apple, Amazon, Facebook, e Google, aziende che, secondo il repubblicano Ken Buck, alla guida del Comitato Giudiziario della Camera, hanno “danneggiato imprese e consumatori americani” privilegiando “il potere rispetto all’innovazione”.

I disegni di legge, come accennato, sono cinque:

La proposta intitolata “Ending Platform Monopolies Act” impedirebbe a un’azienda con più di 50 milioni di utenti attivi mensili negli Stati Uniti e una capitalizzazione di mercato di oltre 600 miliardi di dollari di operare o possedere un’attività in conflitto di interessi. Amazon e Apple sembrano le aziende presi di mira: alle grandi piattaforme sarebbe vietato svantaggiare un potenziale concorrente, o favorire i propri servizi.

L'”American Choice and Innovation Online Act ” vuole vietare alle piattaforme dominanti di regalare i propri prodotti o di promuovere propri servizi rispetto a quelli della concorrenza. L’obiettivo è vietare comportamenti discriminatori, come ad esempio impedire a un concorrente di utilizzare i servizi di una piattaforma. Questo testo impedirebbe alle grandi piattaforme di raccogliere inoltre dati a proprio vantaggio (sviluppo di prodotti concorrenti, ad esempio, implicazioni che riguardano in particolare Amazon).

Il testo “Platform Competition and Opportunity Act” costringe le piattaforme dominanti a dimostrare che i loro progetti di acquisizione siano legittimi. Attualmente, è il governo degli Stati Uniti che ha l’onere della prova, deve dimostrare il potenziale pericolo di un’acquisizione per una sana concorrenza.

L'”Augmenting Compatibility and Competition by Enabling Service Switching (ACCESS) Act” mira a costringere le grandi piattaforme a conformarsi agli standard comuni di portabilità dei dati, elemento che dovrebbe facilitare il passaggio degli utenti da una piattaforma all’altra, sulla falsariga di quanto previsto in Europa dal Regolamento Generale per la protezione dei dati personali (GDPR) che ha introdotto un nuovo diritto per gli interessati del trattamento: il diritto alla portabilità dei dati.

Infine, il “Merger Filing Fee Modernization Act” mira a rafforzare le risorse finanziarie della Federal Trade Commission (FTC) e della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

I competitor di Apple (che secondo la Commissione parlamentare esercita un monopolio con App Store), si sono già espressi sulle proposte. Il capo dell’ufficio legale di Spotify, Horatio Gutierrez, ha definito l’American Choice and Innovation Online Act “un importante passo per affrontare comportamenti anticoncorrenziali” nell’ecosistema App Store, e un chiaro segnale che gli equilibri sono stati alterati”, e che “il mondo si sta rendendo conto della necessità di esigere concorrenza leale nell’ambito dell’app economy”.

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