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Piracy Shield, lo scudo anti pirateria è stato piratato

Brutta figura per Piracy Shield, già piratato lo strumento e piattaforma che dovrebbe permettere all’Aurorità per le Garanzia nelle Comunicazioni “un più efficace e tempestivo contrasto delle azioni di pirateria on line relative agli eventi trasmessi in diretta”, bloccando la diffusione di contenuti protetti da copyright: lettere inviate ai proprietari di domini bloccati, hanno portato a una serie di proteste, e persino alla pubblicazione su GitHub, da parte di un utente denominato “Fuckpiracyshield”, del codice sorgente di tutto ciò che riguarda la creazione e gestione della piatatforma.

Lo riferisce il sito Torrentfreak spiegando che il codice sorgente della piattaforma anti-pirateria Piracy Shield è stato diffuso online e su nove repository è presente tutto ciò che serve per mettere a nudo il funzionamento. Questo include il front end in Python, modelli di dati, storage e filesystem, fino alle API della piattaforma e la documentazione interna per gli ISP e per i “segnalatori”.

Il pirata informatico e leaker presenta l’operazione come una sorta di manifesto, una dichiarazione di intenti, affermando che la piattaforma Piracy Shield “Non è solo un tentativo fallito di combattere la pirateria online, è una pericoloso passaggio verso la censura travestito da soluzione verso la pirateria”.

Sin dall’inizio la piattaforma Piracy Shield è stata oggetto di discussioni per le reali capacità di identificare correttamente DNS e IP da bloccare per la diffusione di contenuti protetti da copyright. L’AGCOM non ha mai diffuso dettagli sugli oscuramenti, riportando dati generici: si conosce il numero di siti bannati, ma non si sa quali siano.

Piracy Shield, lo scudo anti pirateria è stato piratato

Secondo l’autorità le voci di siti bloccati per errore dalla gestione automatizzata non sono vere e le attività sono svolte senza alcun coinvolgimento dell’hosting. Sono state ad ogni modo riscontrate problematiche che hanno costretto l’Autorità ad ammettere erronei blocchi di indirizzi IP legati a Cloudflare e quest’ultima ha invitato gli utenti a presentare reclamo.

L’annuncio del leaker su GitGub, riportato in italiano e inglese, critica AGCOM e SP Tech Legal (ramo tech dello Studio Previti che ha realizzato la piattaforma) per avere creato “uno strumento di censura, camuffato da soluzione alla pirateria”.

Nel messaggio di protesta si legge “Piracy Shield, una piattaforma sviluppata da SP Tech Legal per AGCOM, non è solo un tentativo all’italiana di combattere la pirateria online, ma è anche una pericolosa porta verso la censura. Il suo blocco indiscriminato di siti web e indirizzi IP legittimi costituisce un pericolo immenso, aprendo la strada a una censura incontrollata sotto il pretesto dell’applicazione delle leggi sul copyright”.

Piracy Shield, piratato codice sorgente piattaforma e documenti interni

E ancora “Concedere alle autorità il potere incontrollato di bloccare contenuti online, Piracy Shield rappresenta una minaccia significativa alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni. Questo approccio draconiano non solo fallisce nel combattere efficacemente la pirateria, ma mina anche i principi democratici fondamentali.

Il testo prosegue “È necessario riconoscere Piracy Shield per ciò che realmente è: uno strumento di censura mascherato come una soluzione alla pirateria. Piracy Shield è semplicemente il risultato di incompetenza tecnica ed eccessiva burocrazia, una costante nel governo italiano”.

Per ulteriori dettagli su cos’è e come funziona Piracy Shield, ideato anche contro il fenomeno del pezzotto rimandiamo a questo articolo di macitynet. Invece se non conoscete il significato del termine pezzotto potete leggere qui.

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