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TAR annulla la maxi multa Antitrust contro Apple e Amazon

A novembre dello scorso anno l’AGCM aveva sanzionato Amazon ed Apple per aver posto in essere accordi restrittivi per escludere dallo store i rivenditori di prodotti Apple e Beats “genuini”, ma non affiliati alla Mela. Oggi il TAR Lazio si è pronunciato sui ricorsi presentati dai due colossi. Accolti, le multe sono state annullate. Questo articolo è stato aggiornato con la dichiarazione rilasciata da Amazon.

Le due società si sono rivolte al TAR Lazio per chiedere l’annullamento del provvedimento del 16 novembre 2021 n. 29889 con il quale l’AGCM, all’esito del procedimento n. I-842 – Vendita prodotti Apple e Beats su Amazon marketplace – aveva accertato un’intesa anticoncorrenziale in violazione dell’art. 101 TFUE, irrogando una sanzione pecuniaria di euro 134.530.405 poi ridotta, a seguito di successiva rettifica per errore, ad euro 114.681.657 ad Apple.

Nel ricorso, Apple e Amazon hanno dedotto che l’intesa anticoncorrenziale ravvisata dall’Autorità riguardava una clausola del contratto stipulato tra Apple e Amazon nel 2018, che aveva riservato la vendita di prodotti Apple/Beats (prodotti Apple), tramite il marketplace, di Amazon ai c.d. Apple Premium Resellers.

Amazon e Apple multati: hanno escluso i venditori non affiliati alla Mela

I due colossi hanno spiegato, tra gli altri motivi di ricorso, che la clausola aveva l’obiettivo di contrastare la contraffazione che affliggeva i marketplace online, limitando la vendita sui marketplace Amazon nella UE a 67 APR selezionati da Apple, così da avere la certezza che i consumatori potessero acquistare su tali marketplace solo e unicamente prodotti Apple originali e sicuri.

Tra i motivi di ricorso, che hanno permesso ad Apple di vincere, è stato sufficiente sollevare la “Tardività dell’avvio del procedimento, in violazione dell’art. 14 della legge n. 689/1981 e del principio di giusta durata del procedimento, nonché dei principi di efficienza, economicità e tempestività dell’azione amministrativa.

Per essere più chiari, le due società ricorrenti hanno richiesto che venisse accertata la violazione da parte di AGCOM della norma che prevede che “La violazione, quando è possibile, deve essere contestata immediatamente tanto al trasgressore[…]Se non è avvenuta la contestazione immediata per tutte o per alcune delle persone indicate nel comma precedente, gli estremi della violazione debbono essere notificati agli interessati residenti nel territorio della Repubblica entro il termine di novanta giorni e a quelli residenti all’estero entro il termine di trecentosessanta giorni dall’accertamento”.

Sul punto, i giudici hanno ritenuto che l’Autorità ha deliberato l’avvio dell’istruttoria solo il 21 luglio 2020, a distanza di circa un anno e mezzo dalla segnalazione, e che nell’arco di tale lasso di tempo non sono state compiute attività di particolare complessità che giustificassero la dilazione.

Inoltre, gli stessi giudici hanno accolto i motivi di ricorso di Apple e Amazon relativi alla violazione del diritto di difesa a causa del termine eccessivamente ridotto assegnato alle parti per le proprie osservazioni conclusive.

In altri termini, il TAR ha accolto il ricorso di Apple e Amazon per motivi formali, più che sostanziali: in primis perché l’AGCOM avrebbe agito a distanza di troppo tempo rispetto ai fatti ritenuti presuntivamente illegittimi, in secundis perché non Apple e Amazon non avrebbero avuto sufficiente tempo per potersi difendere.

Aggiornamento, la dichiarazione di Amazon

A poche ore di distanza dalla decisione del TAR Amazon ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che riportiamo qui di seguito:

“Accogliamo con favore la decisione del TAR. Il nostro modello di business in tutta Europa si basa sul successo delle piccole e medie imprese e continueremo a lavorare duramente per fornire un’ampia selezione di prodotti Apple, la qualità del servizio e la convenienza che i nostri clienti amano”.

Per leggere il testo integrale della sentenza vi rimandiamo direttamente a questo link.

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