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Twitter, Musk non esclude il fallimento per bancarotta

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L’acquisizione di Twitter da parte dell’imprenditore Elon Musk ha portato uno sconvolgimento tra i lavoratori del social, con licenziamenti, modifiche ai piani di monetizzazione e cambiamenti che non sono stati graditi da dipendenti e utenti per la possibile evoluzione del social.

L’imprenditore miliardario nel corso di una riunione generale ha riferito di non escludere la bancarotta, annunciando anche la partenza di importanti dirigenti, inclusa quella di Yoel Roth, responsabile amministrazione fiduciaria e sicurezza, e di Robin Wheeler, vice presidente client solutions per gli USA.

Zoe Schiffer, senior reporter del sito The Verge, riferisce che Musk ha chiesto una riunione plenaria con un’ora di preavviso. Non è chiaro il perché dell’urgenza ma sembra che il nuovo CEO avesse bisogno di condividere dettagli aggiornati sul possibile collasso dell’azienda.

Musk ha prima rivelato di non essere al momento sicuro del “run rate” di Twitter (la valutazione complessiva delle performance finanziarie correnti e delle proiezioni future in considerazione dell’attuale serie di circostanze) e in altre parole non ritiene che la situazione finanziaria di Twitter sia forte al punto da consentire all’azienda di continuare a operare.

Musk ha riferito ancora che il “quadro economico” dinanzi è drammatico, con l’azienda troppo dipendente dalla pubblicità, vulnerabilmente esposta come brand. Il New York Times riferisce che l’azienda sta “registrando flussi di cassa negativi per parecchi miliardi di dollari” e che Musk ha spiegato ai dipendenti di avere venduto sue azioni Tesla per “salvare” Twitter.

I due dirigenti di Twitter che hanno lasciato l’azienda, avevano provato ad arginare i problemi. Alcuni dipendenti hanno riferito al Washington Post che l’abbandono di Yoel Roth è da inquadrare nelle dimissioni recentemente annunciate da alcuni top manager della piattaforma, preoccupati “per i rischi che potrebbero derivare” dall’acquisizione della società. Roth ha regolarmente reso noti i tentativi di moderare Twitter, evidenziando preoccupazioni legate alla sicurezza e alla credibilità della piattaforma.

L’altro dirigente che si è dimesso, Robin Wheeler, era impegnato a curare le relazioni con gli inserzionisti. L’advertising è la fonte primaria di reddito di Twitter, ma varie aziende negli ultimi tempi, con l’arrivo di Musk e lo sconvolgimento portato sul social hanno deciso di non fare più pubblicità su questa piattaforma.

Altra importante figura di riferimento che ha deciso di lasciare Twitter è anche Kathleen Pacini, a capo delle Risorse Umane e responsabile talent management.

A completare il fosco quadro, la decisione di lanciare la spunta blu a pagamento (8$ al mese) per gli utenti che desiderano un segno distintivo “come celebrità e politici”, segnando la fine del precedente sistema di verifica di Twitter, lanciato nel 2009 per impedire la falsificazione di account di alto profilo, di fatto un rovesciamento del sistema di verifica della piattaforma che, sebbene non perfetto, permetteva di determinare se gli account da cui si ricevevano informazioni fossero autentici.

Twitter è molto usato da giornalisti, opinionisti, attivisti e influencer, molti dei quali hanno deciso di spostarsi su piattaforme alternative (es. Mastodon).

Pochi giorni addietro, Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter, si è scusato per il caos nel quale è finita la sua creatura, dopo l’acquisizione di Musk. “Mi rendo conto che molti sono arrabbiati con me. Sono responsabile per tutto quello che sta succedendo, ho fatto crescere l’azienda troppo velocemente. Chiedo scusa per questo”, ha scritto Dorsey. “Sono grato e voglio bene a tutti coloro che hanno lavorato per Twitter. Non mi aspetto che questo sentimento sia reciproco in questo momento… o mai più… e lo capisco”.

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