“Non sa quanto è stato fortunato – ha commentato il giudice Andrew Goymer mentre erogava la condanna – perché ha rischiato la prigione”. Se Joseph McElroy avesse utilizzato l’accesso pirata ai server del Fermilab per fare qualcosa di diverso dallo scaricare immagini e film vietati (come per esempio visionare i documenti contenuti sui server locali) sarebbe sicuramente finito in galera per un bel po’ di tempo.
Invece, la sua strategia – comune anche a molti altri ladri di accessi diretti o indiretti, un fenomeno in rapida crescita – era quella di utilizzare il server del Fermilab come storage remoto per i materiali illegali trovati a giro per la rete. Quindi, niente violazione di segreti o cose del genere, solo abuso della maggiore velocità di connessione del centro di ricerche statunitensi.
Secondo gli esperti, una sentenza di questo tipo è sbagliata perché fa da “disco verde” alle attività di hacking in rete. “E’ spiacevole che in questo caso – ha commentato David Williamson, di una azienda di sicurezza informatica – non ci sia stato un periodo di carcerazione o una forma di compensazione economica appropriata al danno. L’hacking è ancora illegale e la comunità hacker nel suo complesso vedrà questo risultato come una sorta di “disco verde” per continuare a violare la legge”.