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Un giorno da ricordare: per la prima volta Explorer perde mercato

Dal giugno del 2002 Internet Explorer si era assestato poco sopra il 95% del mercato. Poco meno di quanto non si calcola sia la penetrazione del sistema operativo di Microsoft, Windows. Un dato altissimo, un indice del fatto che Redmond ha saldamente in mano non solo il mercato dei sistemi operativi, ma anche quello della navigazione in rete.

Poi, all’improvviso, dopo mesi e mesi di stillicidio, con segnalazioni quasi quotidiane di virus, worm e adesso debolezze congenite del browser di Bill Gates (che non serve solo a navigare internet ma anche a “vedere” file e cartelle nei dischi locali e di rete delle macchine guidate da Windows), arriva un segnale che coglie molti di sorpresa: la quota di mercato cala.

Internet Explorer perde circa l’1%, poco rispetto a quello che è la quota complessiva del mercato (gratuito) dei browser. Ma perde. E se le rilevazioni delle impronte digitali dei navigatori (il modo che WebSideStory, la società  di analisi che offre i dati dei rilevamenti) vedono calare Explorer, la fondazione Mozilla, che mette a disposizione degli utenti Linux, Unix, Mac e Windows il suo browser Firefox vede invece un incremento di download dell’ultima versione, la 0.8, che la porta a segnare più di 200mila scaricamenti al giorno.

Da più di un mese, riportano gli analisti della società  di San Diego, si vede un calo sistematico anche se minimo di Explorer, per la prima volta dal 1999, e un crescente aumento della presenza dei browser fatti con il motore di Mozilla, Gecko. Inoltre, il mercato complessivo di Mozilla e Firefox insieme adesso assomma a circa il 4,05% del complessivo (dato di luglio) rispetto al precedente 3,21. Con un aumento relativo, quindi, del 26%.

Una delle motivazioni principali è da cercarsi, con tutta probabilità  non tanto in una avversione a Microsoft quanto in una genuina ricerca di sicurezza online. Sempre più dati transitano attraverso la rete e sempre più spesso, grazie a tecnologie come i WebServices, passano attraverso i browser. Averne uno che non garantisce una ragionevole sicurezza rende inquieti consumatori e aziende, spingendole al salto verso altri tipi di software considerati altrettanto performanti (Firefox ha raggiunto sui Pc una velocità  di avvio relativamente bassa) e più “blindati” alle insidie della rete.

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