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YouTube contro gli ad blocker, rallentamenti e schermo nero al posto degli spot

«Al mio segnale, scatenate l’inferno». YouTube, come Massimo Decimo Meridio ne Il Gladiatore, dà il via a una battaglia all’ultimo sangue. I nemici, però, non sono i Marcomanni, ma gli utenti che tentano di guardare video senza pubblicità.

La piattaforma di Google ha iniziato a usare quella che potrebbe essere l’arma più decisiva: il rallentamento della riproduzione dei video per chi utilizza estensioni per il blocco degli annunci. Lo dicono numerose segnalazioni raccolte su Reddit e nei forum del browser Brave da cui si apprende che i video appaiono oscurati nei primi secondi, in modo simile alla durata degli spot pubblicitari pre-roll. In alcuni casi, compare un pop-up che invita a disattivare gli ad blocker e rimanda alla pagina di supporto ufficiale di YouTube.

Un aspetto particolarmente discusso riguarda l’ipotesi che i rallentamenti non dipendano soltanto dagli ad blocker installati, ma anche da un tracciamento diretto degli account. Alcuni utenti sospettano che YouTube stia penalizzando gli account già noti per l’uso di blocchi pubblicitari, a prescindere dal browser o dal dispositivo utilizzato.

Secondo quanto riportato da PCWorld, questa strategia rappresenterebbe un’evoluzione più sofisticata del contrasto alla pubblicità bloccata: non più una lotta tecnica contro il software, ma un’azione mirata sul comportamento dell’utente.

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Google tace, ma si muove

Google non ha confermato ufficialmente questa tattica, ma il contesto rende difficile pensare a semplici coincidenze. Un episodio simile si era già verificato a gennaio, quando rallentamenti analoghi erano stati attribuiti a un bug di una popolare estensione per il blocco pubblicitario.

La nuova offensiva anti ad-blocker è iniziata ufficialmente a giugno, con un’intensificazione delle limitazioni tecniche. YouTube ha  infgatti iniziato a rimuovere video pubblicati da creator che spiegano come aggirare la pubblicità o scaricare contenuti tramite strumenti esterni.

Questi contenuti vengono classificati come “pericolosi”, sfruttando linee guida volutamente vaghe che consentono di applicare restrizioni anche in una vasta gamma di casi.

Nel frattempo, YouTube anche sta testando un’estensione dei formati pubblicitari da 30 secondi non skippabili. Finora limitati alla visione su smart TV, questi spot sono ora in beta anche per le campagne standard, come segnalato da SearchEngineLand e 9to5Google.

La nuova struttura pubblicitaria prevede anche una combinazione di bumper ads (da 6 secondi) e spot da 15 o 30 secondi non skippabili. Un modello pensato per massimizzare la visibilità, ma che rischia di essere percepito come eccessivo.

Un Premium che non convince

Di fronte a tutto questo, YouTube promuove il piano Premium come unica alternativa, ma il prezzo resta elevato: 14 dollari al mese negli Stati Uniti. Un costo che molti ritengono ingiustificato rispetto a ciò che viene offerto: nessun contenuto originale esclusivo, sponsor presenti anche nei video e limitazioni nei piani “Lite”.

Come già accaduto in altri settori digitali, come sottolinea PcWorld, la sostenibilità passa da un compromesso tra costo, accessibilità e qualità. Fino a quando YouTube non troverà un equilibrio più equo, la battaglia contro gli ad blocker rischia di trasformarsi in un boomerang culturale prima ancora che economico.

 

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