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Apple è pronta per gli App Store di terze parti in Europa

La battaglia che Apple sta combattendo con varie autorità di regolamentazione è in corso e il colosso di Cupertino è pronto a consentire il cosiddetto “sideloading”, in altre parole permettere a terzi di offrire app con metodi alternativi all’App Store, inclusi negozi digitali terze parti.

È quanto emerge da recente documentazione nelle comunicazioni finanziarie ufficiali. “L’azienda prevede in futuro di apportare ulteriori cambiamenti alle attività commerciali, a seguito di iniziative legislative che avranno impatto sull’App Store come il Digital Markets Act dell’UE, normativa che l’azienda è obbligata a rispettare entro marzo 2024”.

Il Digital Markets Act (DMA) stabilisce una serie di criteri oggettivi molto precisi per definire le piattaforme online di grandi dimensioni che esercitano una funzione di controllo dell’accesso, vale a dire di “gatekeeper”.

Secondo la Commissione europea gli utenti commerciali che dipendono dai gatekeeper per offrire i loro servizi nel mercato unico potranno operare in un contesto più equo, le imprese innovative e le start-up tecnologiche avranno nuove opportunità per competere e innovare nell’ambiente delle piattaforme online, “senza dover rispettare condizioni inique che ne limitino lo sviluppo”.Bozza automatica

Allo stesso tempo i consumatori disporranno di servizi “più numerosi e migliori, della possibilità di cambiare più facilmente fornitore se lo desiderano, di un accesso diretto ai servizi e di prezzi più equi”.

Anche se malvolentieri, Apple sarà obbligata a offrire agli utenti la possibilità si scaricare app da store di terze parti. La società guidata da Tim Cook ha in precedenza sottolineato potenziali pericoli sul versante sicurezza, e non solo potrebbe essere costretta ad aprire a store di terze parti, ma anche ad aprire sistemi di pagamento, app di messaggistica ed essere obbligata a non proporre più varie app preinstallate di serie.

“Cambiamenti futuri potrebbero altresì avere impatto nelle modalità con le quali l’azienda addebita costi agli sviluppatori per l’accesso alle sue piattaforme”, nel modo in cui è gestita la distribuzione dell’app all’infuori di App Store e in quale misura sarà consentito agli sviluppatori di comunicare con gli utenti riguardo a meccanismi di acquisto alternativi”, avvisa ancora Apple nei documenti finanziari, sottolineando che alcune scelte alle quali è obbligata avranno con ogni probabilità impatto sulle sue attività commerciali.

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Le norme UE stabiliscono degli obblighi e dei divieti che le varie piattaforme dovranno rispettare nelle loro attività quotidiane. Chi non rispetta le normative, rischia ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale annuo dell’impresa, o fino al 20% in caso di violazioni ripetute.

In caso di violazioni sistematiche degli obblighi, alle piattaforme possono essere imposte ulteriori misure correttive. Se necessario e come opzione di ultima istanza, possono essere imposte misure correttive di carattere non finanziario, tra cui rimedi comportamentali e strutturali, quali l’obbligo di vendere un’attività o parti di essa.

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