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Apple sbaglia processori da 20 anni

Apple ha sbagliato tutto nella scelta dei processori quando 20 anni fa ha scelto Motorola. E ora continua a sbagliare continuando a non vedere che le prospettive più concrete e migliori per macchine veloci e affidabili stanno altrove.

Il giudizio, forse non c’è bisogno di dirlo, arriva da Intel, per la precizione dal suo responsabile tecnologico, Patrick P. Gelsinger che su alcuni giornali canadesi, spara a zero su quella piccola fetta di mercato che insistentemente continua a preferire vari processori ma mai quelli della ditta che ha inventato il Pentium.

Alla domanda “Steve Jobs ha fatto la scelta giusta preferendo il G5 di IBM?” il manager di Intel dal 1979 non ha avuto esitazioni e, non solo ha dichiarato che il G5 è una scelta sbagliata, ma che lo erano anche tutte le precedenti, quelle degli ultimi vent’anni.

Ricordiamo che l’azienda di Cupertino, fondata da Steve Jobs e Steve Wozniak, a partire dal primo Apple I del 1976, ha sempre usato processori “alternativi”: se si escludono i vari Macintosh che hanno sempre montato processori Motorola fino al 1994 per poi passare al consorzio PowerPC di IBM e Motorola, i vari Apple I, II e III hanno montato gli oscuri MOStek/SynerTek quando altri si affidavano all’Intel 8080.

Un processore Intel è entrato in un computer Apple solo con la scheda “DOS compatibile” per il Quadra 610 del 1994, che proprio un successo commerciale non fu.

I “venti anni” del calcolo di Gelsinger si riferiscono alla data del 1983 quando esordiva per Apple il Lisa, ovvero il precursore naturale del Macintosh dotato del primo processore 68X di Motorola, solo nel 1994 sono arrivati i PowerPC, ma questo è un dettaglio, il vero significato è che l’errore di Apple è stato quello di non scegliere il Pentium… e i suoi derivati, secondo il manager che ha introdotto i processori della linea 486 sul mercato.

A pagarne le conseguenze sono i clienti di Cupertino che secondo Gelsinger patiscono le scelte sbagliate di Jobs.

“Apple non può innovare, controllando sia l’hardware che il software” è la stoccata finale indirizzata a quel 3/4% del mercato che tanto non piace al manager e impedisce di raggiungere il proposito, sempre dichiarato nel corso dell’intervista, di “portare all’intera umanità , ogni umano sulla Terra, la tecnologia di Intel”.

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