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Fuga dalla Silicon Valley: la nave madre di Cupertino costretta a rilasciare navicelle

Decentralizzazione. È questo il nuovo modello cui punta il management di Cupertino per continuare a reclutare personale di talento. Della convinzione che sia ormai urgente superare il modello di produzione che accentra dentro alla “nave madre” lo studio e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, parla Mark Gurman in PowerOn, la Newsletter di Bloomberg.

Il giornalista americano, una delle figure più in grado di leggere ed anticipare le mosse della Mela, attribuisce a due problemi fondamentali la strategia che i vertici aziendali stanno disegnando: da una parte i costi della vita nella zona della Silicon Valley sono arrivati a vette insostenibili anche per persone con un ottimo stipendio, dall’altra c’è la necessità di assecondare chi preferisce continuare il lavoro da casa divenuto una norma durante la pandemia ma che Apple oggi sta progressivamente riducendo.

La questione costo della vita pare la principale. Molti ingegneri ritengono che non sia più possibile sostenere il prezzo della quotidianità, pagare la scuola per i figli e mettere da parte risparmi per il presente e per la pensione vivendo nella Bay Area. Tante di queste figure si stanno trasferendo verso zone meno costose e facendolo si offrono ad aziende che permettono loro di farlo senza essere costretti ad avere un domicilio presso la sede centrale come fa Apple. Andare dove la gente vive o vuole vivere è una urgenza che la Mela sta percependo ogni giorno di più anche perchè se è vero che Apple resta la azienda più capitalizzata al mondo, non ha più lo stesso fascino che aveva quando era per tutti l’inventrice del primo iPhone. È sotto pressione da parte di tanti governi che l’hanno messa nel mirino anti-trust e assediata da realtà come Google, Amazon e Netflix ugualmente capaci di attirare i giovani talenti.

In questo scenario le regole per il lavoro da remoto giocano una grande parte. Attualmente Apple ha implementato globalmente (inclusi i negozi) un sistema ibrido che nei prossimi mesi condurrà i dipendenti a svolgere i loro compiti in parte da casa e parte in ufficio, ma ci sono aziende molto più generose da questo punto di vista. Se tre giorni davanti alla scrivania e tre giorni dal salotto possono soddisfare chi vive nella Silicon Valley, chi vive distante (o vuole vivere distante) trova questa politica ancora limitante perchè per tre volte la settimana deve andare a Cupertino dove si trova la sede centrale. Non è un caso che il 70% di un campione di dipendenti Apple intervistati dice che una buona ragione per lasciare Apple nasce da politiche di lavoro da remoto meno generose di altri concorrenti.

lavoro remoto imac

Alcune delle divisioni della Mela hanno già cominciato da anni muoversi a decentralizzare. Johny Srouji, il capo del gruppo che gestisce lo sviluppo dei chip, come spiega Gurman, ha aperto uffici in Florida, Massachusetts, Texas, Israele e Asia. Recentemente si è mosso anche in Germania, Oregon e San Diego. Eddy Cue, il capo dei servizi on line, ha investito in uffici che si trovano a Los Angeles e Nashville. Anche il chief operating officer, Jeff Williams, and Deirdre O’Brien, che si occupa dei negozi, guardando nella stessa direzione.

Uffici di Apple sono sorti o stanno sorgendo a San Diego nel Pacific Northwest tra Oregon e Washington, in Colorado, nell’Iowa, Massachusetts, Miami e New York. I vertici della Mela hanno speso due miliardi per campus ad Austin in Texas, e in Nord Carolina. A livello interazione sono emersi progetti per assunzione di ingegneri in Canada, Germania, Nuova Zelanda, Spagna, Regno Unito, Irlanda e Singapore.

 

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