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I migliori libri da leggere per la primavera da Feltrinelli

La casa editrice Feltrinelli è nata nel 1954 a Milano seguita, nel 1957, dalla nascita della catena di librerie (la prima a Pisa). Il fondatore della casa editrice è Giangiacomo Feltrinelli, che già nel 1949 era entrato nel settore letterario allontanandosi dal business di famiglia.

Feltrinelli intendeva l’editoria come movimento politico e infatti la sua casa editrice iniziò proseguendo l’esperienza della Cooperativa del Libro Popolare. Oggi è gruppo molto grande che ha si occupa di affari diversi. Ma non vanno dimenticati i libri. Non solo quelli che oggi sono i classici ma che vennero pubblicati per la prima volta da Feltrinelli (Il Gattopardo oppure Il Dottor Zivago, per dire) ma anche le novità e qualche altro libro che fa bene leggere a primavera. Ecco la selezione di quelli che ci piacciono di più.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

Libera. Diventare grandi alla fine della storia

Lea Ypi racconta una storia bella drammatica e potente, che è fondamentale per capire cosa succede oggi nel mondo. Anni ottanta, Albania. Lea è una bambina e la sua vita è scandita dalle promesse del socialismo di stato. Forse Lea sa che esiste la Coca-Cola solo perché nel mercato nero girano alcune lattine vuote, ma crescerà al sicuro tra compagni entusiasti, in un futuro preordinato. Ogni certezza crolla il giorno in cui Lea si ritrova aggrappata a una statua di pietra di Stalin, appena decapitata durante le proteste degli studenti: il mondo attorno a lei inizia a crollare.

Con una nonna intellettuale, un padre che crede nei movimenti sociali del Sessantotto e una madre thatcheriana ultraliberista, Lea Ypi attraversa questi tempi di rivoluzioni con un’educazione politica unica e ricchissima. La sua è una storia di faticosa liberazione dalle menzogne: quelle del regime comunista, quelle che la sua famiglia le racconta per proteggerla, quella che si svela con il crollo del regime. La promessa di libertà dalla tirannia segna infatti l’inizio di un conflitto sanguinario. Se il progetto di costruzione di una società giusta è degenerato nella dittatura, ma la fine della dittatura non corrisponde a una vera liberazione, la libertà come si conquista?

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Sotto il vulcano

Questo è un romanzo difficile, complesso, duro ma anche molto bello, che Malcolm Lowry ha regalato al mondo. Nel 1947, dopo dieci anni di lavoro e rifiuti editoriali, di sbornie furiose e disavventure assortite (compreso un incendio dove il manoscritto rischiò di andare perduto), usciva sul mercato anglosassone il secondo libro di uno scrittore inglese poco noto. L’autore era Malcolm Lowry e il romanzo s’intitolava Sotto il vulcano. Venne subito acclamato come un capolavoro e, nel giro di poco tempo, diventò prima un classico moderno e poi un film di John Huston.

Raccontava la storia maledetta di un ex console britannico di stanza in una città immaginaria del Messico e delle sue ultime ore di vita, nel Giorno dei Morti del 1938, insieme a una moglie, innamorata ma infedele, e a un fratellastro, idealista ma sleale. Ma soprattutto, con uno stile epico e modernista insieme, raccontava una vita in compagnia dei demoni dell’alcol e dei fantasmi del passato, all’ombra di un minaccioso vulcano e del fatalismo messicano.

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Omaggio alla Catalogna

Quale editore se non Feltrinelli per scoprire la storia che va al di là dei soliti luoghi comuni, raccontata da George Orwell? “Ogni riga di ogni opera seria che ho scritto a partire dal 1936 è rivolta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico per come io lo intendo”. Con queste parole, pubblicate in Perché scrivo, George Orwell individua lo spartiacque della propria esistenza civile, politica e letteraria nell’anno che lo vide combattere come volontario nella Guerra civile spagnola.

In questo libro, uscito a guerra ancora in corso e solo un anno dopo il rientro dell’autore in patria, Orwell narra la sua esperienza di combattente tra le fila dei comunisti del Poum (Partido Obrero de Unificación Marxista), facendo rivivere intensamente sulla pagina quel momento straordinario e drammatico della storia del Novecento, groviglio inscindibile di ardenti speranze e cinici tradimenti: l’euforia rivoluzionaria di Barcellona, il coraggio dei cittadini spagnoli: uomini e donne che combatterono l’uno accanto all’altro senza risparmiarsi, il terrore e il caos del fronte, la grave ferita di cui l’autore stesso fu vittima, e il vile tradimento di coloro che dovevano essere alleati. Pagine intense e coinvolgenti, che brillano per umanità, passione e lucidità.

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Il buio oltre la siepe

Un romanzo che purtroppo non viene quasi più fatto leggere nelle scuole, anche se ha un valore e una potenza incredibili. In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l’avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l’innocenza, ma l’uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l’episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant’anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto.

Non si esagera dicendo che non c’è americano che non l’abbia letto da bambino o da adolescente e che non l’abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell’Ottocento, del white trash, i “bianchi poveri” abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia.

Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire “in gonnella” sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all’autrice dal suo amico d’infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente.

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Il sale della terra

Torniamo a una storia più recente, di attualità letteraria. E che storia! Infatti, dici Acapulco e pensi a spiagge di sabbia finissima, mare cristallino e palme accarezzate dalla brezza. Ma oggi la perla del Pacifico è molto diversa dall’immagine da cartolina usata per attirare i turisti. Il narcotraffico si è insinuato in città e gli omicidi sono all’ordine del giorno. Ad Acapulco vive Lydia, che si divide tra il lavoro in libreria e la famiglia: il marito Sebastián, giornalista, e il figlioletto Luca, otto anni e un’intelligenza fuori dal comune. Quello che Lydia non si aspetta è che la sua esistenza venga sconvolta improvvisamente, quando un commando di uomini armati irrompe alla festa di compleanno della nipote e stermina i suoi cari.

Nascosti in bagno, solo Lydia e Luca si salvano dalla carneficina, e per loro inizia una fuga estenuante. Rimanere in Messico equivale a morte certa, ma per non farsi rintracciare dal boss che ha ordinato il massacro bisogna evitare le strade più battute e i normali mezzi di trasporto. Così, a madre e figlio non resta altro che prendere la via dei migranti. Questo significa anche salire sulla Bestia, il treno merci su cui si salta al volo rischiando di finire stritolati.

Affrontano così la difficile traversata del deserto, conoscono altri migranti, alcuni disposti ad aiutarli, altri pronti ad approfittarsi di loro, cercando disperatamente di conservare la propria umanità in un’esperienza che di umano ha ben poco. Ma è davvero possibile raggiungere il confine? I sicari li troveranno? E cosa ha scatenato la furia del boss che li vuole morti?

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La figlia del sole

Cosa racconta Nadia Fusini in questa biografia straordinaria di una donna incredibile: Katherine Mansfield? ”Ci sono scritture che corrono al margine dell’esistenza, e ne costituiscono l’essenza. Scritture cosparse di scorie di vita che brucia. Scritture che del dolore del vivere colgono la fiamma abbagliante. E bruciano chi legge. Di questo genere è la scrittura di Katherine Mansfield. Ribelle, pellegrina, trasformista senza radici se non quelle che affondano nella scrittura, KM, come si firma la nostra ‘stella’– con l’accelerazione di chi non ha neppure il tempo di compitare per intero il suo nome –, sprigiona la luce di una realtà esotica, magica, che questo romanzo ricrea, grazie a un gioco di scatole cinesi che i due protagonisti, un fratello e una sorella affascinati dalla scrittrice neozelandese, aprono a una a una guidandoci a un incontro profondo con la sua immaginazione.

Come sempre nelle scritture dell’anima, il viaggio è verso l’origine, che è immancabilmente anche l‘inizio di tutto. Perché l’anima è un demone legato al luogo di nascita, e lì KM torna scrivendo. E se il prezzo del suo viaggio à rebours è, alla lettera, una iniziazione alla sua propria morte e rinascita nella scrittura, chi legga l’ispirato dialogo delle due voci di questo romanzo comprenderà come ogni volta chi legge davvero entra con il proprio autore, o autrice, in un colloquio autentico, in una relazione creativa che riporta alla vita chi l’ha pronunciata. Sì che potremmo dire che, se scrivere è inoltrarsi nel mistero alchemico di un’opera al nero, leggere lo è altrettanto”.

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Ogni mattina a Jenin

Ancora storie dal mondo diviso e offeso. Un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l’Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di “senza patria”. Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l’abbandono della casa dei suoi antenati di ‘Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin.

Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l’infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell’arco di quasi sessant’anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro.

In primo piano c’è la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L’autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all’amore.

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La stanza di sopra

Duro, fulminante, spietato, ma anche leggero e delicato: questo e molto altro è il primo romanzo di Rosella Postorino: una cronaca dell’anatomia emotiva del distacco doloroso e incolmabile che separa l’infanzia dalla maturità. Una città di provincia, una casa in cima a una scalinata, una stanza al piano di sopra, dove c’è un uomo, immobilizzato in un letto. Ester studia poco, frequenta un gruppo di amici con cui passa tutto il tempo a fumare al baretto sul mare o a bere nelle cantine dei ragazzi delle case popolari.

Ester sembra libera e indipendente, bacia e sa farsi sfiorare, si concede e si ritrae, e sa scatenare il desiderio di un uomo più grande. Invece, a un certo punto si perde, smarrendosi nel silenzio spesso di casa sua, nell’impossibilità di comunicare con la madre se non attraverso frasi brevi e sprezzanti. Affonda nell’incapacità di nutrirsi, nel disperato sgomento di quella stanza di cui non si può parlare: lì dove c’è il padre, da dieci anni muto, congelato tra la vita e la morte.

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Cecità

Chi non ha amato o non è stato travolto da questo bellissimo, breve romanzo di José Saramago? In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un’esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici.

I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l’insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l’orrore di cui l’uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un’umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull’indifferenza e l’egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.

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Una sera d’estate

Il catalogo di Feltrinelli è ricco e articolato, come questo romanzo di Stanley Middleton dimostra. Inghilterra, metà anni Sessanta. Una sera d’estate racconta la storia della famiglia Allsop; i figli – Bernard è al college, Mary va ancora a scuola – stanno cercando di fare i conti con le loro giovani vite e con i rispettivi amori, sul finire di una bellissima estate. Nel frattempo la loro madre, Ivy, sta morendo di cancro in ospedale, mentre il padre, un uomo semplice e dignitoso, prova a tenere in piedi la fragile impalcatura di una famiglia che affronta cambiamenti radicali fingendosi unita ma che, in realtà, è profondamente separata al suo interno.

Un libro sull’amore e la morte, ambientato in un momento storico cruciale, narrato nella prosa chiara ed energica di un grande scrittore, un osservatore preciso e rigoroso della realtà. Un autore in grado di scavare pazientemente sotto la superficie delle vite ordinarie fino alla roccia delle verità universali.

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Le piccole libertà

Dolce, delicato: Lorenza Gentile stupisce con questa storia che sembra un fiore. Oliva ha trent’anni, una passione segreta per gli snack orientali e l’abitudine di imitare Rossella O’Hara quando è certa di non essere vista. Di lei gli altri sanno solo che ha un lavoro precario, abita con i genitori e sta per sposare Bernardo, il sogno di ogni madre. Nessuno immagina che soffra di insonnia e di tachicardia, e che a volte senta dentro un vuoto incolmabile. Fa parte della vita, le assicura la psicologa, e d’altronde la vita è come il mare: basta imparare a tenersi in equilibrio sulla tavola da surf.

Ma ecco arrivare l’onda anomala che rischia di travolgerla. Dopo anni di silenzio, la carismatica ed eccentrica zia Vivienne – che le ha trasmesso l’amore per il teatro e la pâtisserie – le invia un biglietto per Parigi, dove la aspetta per questioni urgenti. Oliva decide di partire senza immaginare che Vivienne non si presenterà all’appuntamento e che mettersi sulle sue tracce significherà essere accolta dalla sgangherata comunità bohémienne che fa base in una delle più famose librerie parigine, Shakespeare and Company. Unica regola: aiutare un po’ tra gli scaffali e leggere un libro al giorno.

Mentre la zia continua a negarsi, Oliva capisce che può esserci un modo di stare al mondo molto diverso da quello a cui è abituata, più complicato ma anche più semplice, dove è possibile inseguire un sogno o un fenicottero, o bere vino sulla Senna con un clochard filosofo. Dove si abbraccia la vita invece di tenersene a distanza, anche quando fa male. E allora, continuare a cercare l’inafferrabile Vivienne o cedere al proprio senso del dovere e tornare a casa? E soprattutto: restare fedele a ciò che gli altri si aspettano da lei o a se stessa?
Quando tante piccole libertà finiscono per farne una grande, rinunciarci diventa quasi impossibile.

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La frontiera. Viaggio intorno alla Russia

Bisogna proprio parlarne, dell’orso russo. Capire cosa succede e com’è fatto quel paese, dice Erika Fatland. Cosa significa essere il vicino della più grande nazione del mondo? Da sempre attratta dalla cultura e dall’anima russe, Erika Fatland ha dedicato anni a cercare di capire quella terra smisuratamente vasta. Dopo aver sognato di camminare su una grande carta geografica, muovendosi lungo il sinuoso confine russo, decide di tentare un nuovo approccio: è possibile capire un paese e un popolo osservandoli dall’esterno?

Comincia così la pianificazione di un itinerario favoloso che abbraccia l’intera superficie di uno dei giganti della politica mondiale. Partendo da Pyongyang e spostandosi verso ovest a bordo dei mezzi più disparati – aerei a turboelica, treni, cavalli, traghetti, autobus e persino renne e kayak –, l’autrice percorre l’interminabile linea di confine tra la Russia e i paesi vicini. Dall’Oriente all’Asia centrale, e poi attraverso il mar Caspio fino al Caucaso. E ancora, al di là del mar Nero, l’Ucraina divisa dalla guerra, e poi l’Est dell’Europa e i Paesi baltici, fino all’estremo Nord e a Murmansk.

Per 259 giorni, Erika Fatland ha raccolto testimonianze e immagini, componendo un ritratto affascinante e vivido di paesaggi, culture, società e stati le cui differenze sbiadiscono di fronte all’unico elemento che li accomuna: l’essere confinanti della Russia. E le storie, ora pittoresche, ora tragiche, spesso incredibili, che le persone incontrate durante il cammino tra due continenti raccontano, trovano tutte una spiegazione in questa fondamentale condizione geopolitica.

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Il giardino dei Finzi-Contini

Se c’è un libro che non dovremmo dimenticare è questo di Giorgio Bassani, per mille e un motivo. “Nella vita, se uno vuol capire, capire sul serio come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta. E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e risuscitare.” Un narratore senza nome ci conduce fra i suoi ricordi d’infanzia, ai primi incontri con Alberto e Micòl, della famiglia dei Finzi-Contini. Il divario sociale che li separa sembra incolmabile, ma tutto cambia con la promulgazione delle leggi razziali che sconvolgono l’Italia.

I tre giovani si avvicinano e iniziano a frequentarsi sempre di più. Luogo dei loro ritrovi e delle loro discussioni è il magnifico giardino di casa, e proprio durante queste giornate, tra scambi di idee, attese e sogni, il protagonista inizia a nutrire dei sentimenti nei confronti di Micòl. Ma l’ombra oscura di quello che sta succedendo in Italia si avvicina sempre di più alla famiglia dei Finzi-Contini.

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Senior Service

Non sarebbe la serie dei migliori libri di Macity se non ci fosse un fuori quota. Ed eccolo, il meta-libro per eccellenza, quando si parla di Feltrinelli casa editrice ma anche di casa Feltrinelli. In questo libro c’è la storia di Giangiacomo Feltrinelli, la sua infanzia, il legame di famiglia, il dopoguerra, la militanza nel Pci, lo spirito del “fare le cose”, “un mausoleo bavarese”, le “carte della Rivoluzione”, un viaggio a Osnabruck, gli anni Cinquanta, la Cooperativa del Libro Popolare, la nascita della casa editrice, “il terribile 1956”, un dattiloscritto in cirillico, Operazione Gattopardo, la luna di miele tra Bassa California e Zihuatanejo, “la politica estera”, Africa, l’Eskimosa nel fiordo di Trodheim, i libri “osceni”, i libri “necessari”, Fratelli d’Italia a Villedeati, la Biblioteca di Psicologia e Psichiatria clinica, ping pong con Henry Miller, juke-box in libreria, Cuba Cuba Cuba e molto altro ancora, sino alla tragica fine.

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