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Malattia di Jobs, le azioni Apple pagano dazio

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L’annuncio dell’assenza di Jobs per malattia è arrivato (probabilmente non casualmente) in una giornata in cui il mercato finanziario americano è in vacanza per il Martin Luther King Day, ma là dove le azioni Apple vengono trattate comincia a percepirsi la preoccupazione. Alla borsa di Francoforte dove passano le azioni AAPL, i corsi di Cupertino hanno perso immediatamente quota, arrivando a superare il -8%.

Il calo del valore delle azioni di Apple non sorprende. Quando Jobs aveva annunciato nel 2009 di essere costretto ad assentarsi per sei mesi, al Nasdaq AAPL perse oltre il 10% e fu anche sospesa per qualche decina di minuti per mitigare movimenti speculativi. Successivamente, nel corso dell’assenza di Jobs, il titolo di Apple risalì, andando anche sopra il valore precedente al periodo in cui Jobs era presente.

Nonostante questo la preoccupazione del mercato è del tutto giustificata a fronte del valore attribuito da alcuni osservatori al genio e alla personalità di Jobs nella creazione dei prodotti; secondo Barrons la sola presenza di Jobs in seno all’azienda aggiunge alla capitalizzazione di Apple 25 miliardi di dollari, in pratica quasi l’8% del valore azionario di Apple sarebbe dovuto al fatto che il capo è Jobs. Secondo altre fonti Jobs al momento avrebbe essenzialmente il ruolo di faccia pubblica e di “rifinitore” dei prodotti, ma sarebbe la cultura aziendale sarebbe la responsabile effettiva della qualità degli stessi; è per altro dato per scontato che figure come Cook, Schiller e Ive sono al momento più influenti in fatto di decisioni operative di quanto non lo sia lo stesso Jobs, anche se Jobs ha il ruolo non certo di scarso rilievo di figura di riferimento per le trattative di portata strategica con grandi partner.

Al momento i commenti degli analisti a margine del futuro delle azioni Apple e indirettamente di Apple stessa, sono ancora pochi, ma quei pochi sembrano indirizzati a ritenere che non esiste alcuna ragione per pensare che l’assenza di Jobs se di breve durata possa influenzare in quale modo la tabella di marcia dei prodotti di Cupertino e la loro qualità. Chi sta pensando che Jobs potrebbe, invece, essere costretto a lasciare definitivamente il suo incarico non si spinge troppo in là nei giudizi; se è vero che nessuno degli attuali manager di Apple ha il carisma e la capacità di affabulazione di Jobs, e questo potrebbe essere certamente un problema di immagine, è altrettanto vero che pochi sono pronti a scommettere che la vulgata che vuole Jobs impegnato a decidere anche la collocazione delle viti e il colore delle plastiche, sia nel giusto.

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