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Sta per arrivare Pin di Humane, la rivoluzione delle AI

AI Pin di Humane non è un nuovo modello di intelligenza artificiale (ne spunta uno ogni giorno, praticamente) ma di qualcosa di più radicale. Lo strumento perfetto, nelle intenzioni dei suoi creatori, per interagire con una informatica completamente diversa. Uno strumento che ricorda la tecnologia utilizzata nel film Her (Lei, in Italia) e che ha come vocazione l’essere umano, da cui anche il nome dell’azienda che lo produce.

La startup Humane, creata da due ex Apple, sta per lanciare il suo prodotto centrato sull’intelligenza artificiale che, nelle intenzioni dei suoi creatori, dovrebbe essere altrettanto rivoluzionario dal punto di vista dell’interfaccia e dell’usabilità. Il dispositivo è già stato mostrato in passato in brevi demo ma non è mai stato reso disponibile per la stampa o il pubblico.

Si chiama Pin ed è un dispositivo a clip che si attacca alla giacca con una clip magnetica che fa anche da batteria intercambiabile, ha vari sensori (tra cui una telecamera), permette di collegare un auricolare Bluetooth, funziona con un processore Snapdragon di Qualcomm.

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Pin sarà sempre connesso grazie a un abbonamento necessario al suo funzionamento che include una sim elettronica con T-Mobile (avrà anche un suo numero di telefono) e uno spazio cloud dedicato per ciascun utente. Il costo sarà di 699 dollari, circa 650€, con un abbonamento da 24 dollari al mese (circa 22€). Permetterà l’accesso integrato a OpenAI.

Lo scoop che ha bruciato la sorpresa

Il lancio di Pin è previsto stanotte, ma The Verge ha ottenuto documenti che descrivono praticamente tutto del dispositivo prima del lancio ufficiale, rovinando in qualche modo la sorpresa che i due creatori speravano di fare.

Sta per arrivare Pin di Humane, la rivoluzione delle AI

AI Pin di Humane è un nuovo dispositivo mai visto prima

Perché si tratta di una rivoluzione? Pin sta cercando di fare qualcosa che nessuno sino a questo momento ha fatto. Ripensare il computer con il quale interagiamo. Tutti gli apparecchi che abbiamo sono costruiti attorno alla loro interfaccia. All’inizio, quando l’informatica era agli albori, le interfacce erano tremende e quindi l’interazione era fortemente vincolata dalla capacità del computer di comunicare con il resto del mondo, noi inclusi.

Questo vuol dire: schede perforate, nastri magnetici, floppy disk, tastiere, monitor ai fosfori verdi. Nel tempo però le interfacce sono migliorate perché è aumentata in modo crescente la potenza e miniaturizzazione dei computer e questo ha consentito agli esseri umani di immaginarne di nuove e sempre più naturali. Icone, menu, mouse, schermo touch, gesti naturali. Sino ad arrivare agli assistenti personali con i quali interagiamo in maniera “naturale”, cioè parlando.

La cultura orale e quella scritta

È ancora relativamente limitato, anche perché le interazioni vocali hanno dei vantaggi (sono naturali e non richiedono una alfabetizzazione di alcun tipo da parte degli utenti) ma sono in realtà molto più complesse e “povere” rispetto ad altre.

Abbiamo superato la cultura orale a favore di una cultura che bilancia anche testi scritti e immagini proprio perché l’oralità da sola non va più in là di tanto. Ed è anche scomoda, soprattutto in pubblico: immaginate persone che parlano contemporaneamente (o ascoltano) le proprie AI in un autobus. Che cacofonia che verrebbe fuori!

Sino a questo momento la soluzione è stata aggiungere le caratteristiche uniche delle AI, che fanno sempre parte dell’informatica ma ne cambiano modo di operare rendendola più potente e pervasiva, ai dispositivi che già esistono. Quindi telefoni più smart, computer più smart, speaker più smart e via dicendo.

Invece, Pin è la prima azienda che, a partire dall’idea che ci sarebbe stato un salto di qualità unico nel mondo grazie alle AI, ha ripensato da zero come potrebbe essere un computer con il quale entrare in relazione. La loro idea è che si tratti di un dispositivo sempre connesso, molto piccolo, “frontale” (si attacca al bavero della giacca o del maglione), capace di sentire e vedere cosa succede attorno a noi per poterci dare informazioni contestuali, e capace di comunicare con noi semplicemente parlando. Ma non solo.

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Le mani e le interfacce

Poiché non c’è uno schermo, Humane ha escogitato nuovi modi per interagire con Pin. Si tratta principalmente di un dispositivo basato sulla voce, come abbiamo detto, ma c’è anche il proiettore laser verde che abbiamo visto nelle demo, in grado di proiettare informazioni sulla mano. È anche possibile tenere gli oggetti verso la fotocamera e interagire con Pin attraverso i gesti, dato che il dispositivo è dotato di un touchpad e sa riconoscere i gesti delle mani.

Il Pin non registra sempre e non è nemmeno in grado di ascoltare una parola di attivazione (niente Hey Siri e simili), ma richiede che l’utente lo attivi manualmente in qualche modo. È dotato di una “luce di fiducia”, che lampeggia quando Pin sta registrando. In pratica, nasce con già dentro un grado di privacy alla quale tutte le intelligenze artificiali onnipotenti del cinema di Hollywood non ci hanno abituato.

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Cosmos e ChatGPT

Il sistema operativo del Pin si chiama Cosmos e, piuttosto che operare come una collezione di app, Humane ha progettato un sistema più fluido in grado di richiamare varie AI e altri strumenti in base alle esigenze.

L’idea è quella di avere un sistema operativo monolitico senza app ma con dei plugin: sembra un po’ come il sistema di plugins di ChatGPT, attraverso il quale è possibile aggiungere nuove funzionalità o dati all’esperienza del chatbot.

I documenti visti da The Verge dicono che Pin può scrivere messaggi che suonano come se fossero stati scritti dal loro proprietario, e che c’è una funzione che riassume tutte le mail che sono arrivate e gli altri messaggi sulla base di preferenze e attitudine della persona. Pin può anche tradurre le lingue e identificare gli alimenti per fornire informazioni nutrizionali.

È presente anche un supporto per lo streaming musicale con Tidal, che prevede un “DJ AI” che sceglie la musica per l’utente in base al contesto in cui si trova e al suo umore. Pin offrirà anche funzioni fotografiche incentrate sull’intelligenza artificiale, ma non è chiaro cosa significhi. Bisognerà attendere stanotte con la presentazione ufficiale per capire tutto il resto.

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L’interfaccia web

Humane intende chiaramente che Pin è un dispositivo indossabile autonomo e semplice, ma serve anche un modo per gestire il dispositivo: uno strumento chiamato Humane.center, un sito web o forse una app, dove si impostano e personalizzano i parametri del dispositivo prima di iniziare a indossarlo. Non è chiaro in effetti se si tratti di un sito web o di un’applicazione per telefono, ma è sicuramente il modo indicato da Humane per accedere alle note, ai video e alle foto raccolte mentre si indossa Pin.

Tutte le notizie che parlano di Intelligenza Artificiale sono disponibili nella sezione dedicata di macitynet.

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