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Sfida a iMessage, Google vuole crittografare RCS, evoluzione di SMS e MMS

Whatsapp e gli altri presto potrebbero avere un rivale: i messaggi RCS. Questa sigla non è nuova: è infatti l’acronimo di Rich Communications Services, il protocollo di telefonia mobile che punta a sostituire gli SMS arricchendoli di funzionalità. Da anni Microsoft e Google, tra gli altri, ne sono particolarmente attratti, in special modo per l’universalità del sistema, lo stesso che ha reso appunto gli SMS uno standard per decenni.

Ancora oggi infatti gli smartphone più moderni sono in grado di riceverli ed è per questo che vengono privileggiati in special modo dalle aziende pubblicitarie, che hanno così la certezza di raggiungere tutti, dall’utente più tecnologico all’anziano o all’anti-tech con il più tradizionale dei cellulari Nokia. Google come dicevamo ha già tentato di standardizzare i messaggi RCS creando lo standard UPRCS (Universal Profile for RCS) insieme a GSMA: oggi sono oltre 50 gli operatori che supportano questo profilo, 11 i produttori di smartphone e due, appunto Microsoft e Google, che producono sistemi operativi in grado di gestirlo.

I messaggi RCS possono essere inviati anche tramite Wi-Fi oltre che via conessione cellulare, si possono creare conversazioni di gruppo, vedere se qualcuno sta digitando un messaggio, attivare la famosa “doppia spunta” per segnalare che il messaggio è stato ricevuto e letto, nonché condividere la propria posizione e contenuti multimediali. Insomma, mettono insieme il meglio dei due mondi: l’universalità degli SMS e le potenzialità dei servizi di messaggistica come Whatsapp. Non solo: nelle implementazioni più avanzate, attualmente in fase di test, gli RCS possono essere gestiti dalle aziende tramite bot e contenere pulsanti di scelta che possono servire anche all’acquisto di prodotti.

Sfida a iMessage, Google vuole crittografare l’evoluzione di SMS e MMS

Tornando a noi, che gli RCS possano presto diventare un rivale di qualsiasi servizio di messaggistica è dato dal fatto che tra le righe di codice – ben 12 stringhe, secondo 9to5Google – scovate nell’APK di Google spunta la crittografia end-to-end, segno che l’azienda stia quindi lavorando a un sistema per proteggere la privacy degli utenti che presto potrebbero chattare via RCS con l’app Google Messaggi in fase di sviluppo.

La crittografia end-to-end cel’hanno quasi tutti, da Whatsapp a Telegram, compreso iMessage di Apple, ed è l’unica cosa che in effetti manca agli SMS tradizionali. In pratica, con questo sistema di sicurezza, se un messaggio viene intercettato durante la trasmissione, l’attaccante non è in grado di leggerne il contenuto in quanto non dispone delle chiavi per decifrarlo. Al momento si tratta di una versione “dogfood” dell’app, il che significa che siamo fuori dalla fase embrionale, ma non è ancora pronta per essere resa pubblica: siamo ai test interni insomma e non è dato sapere se e quando queste funzioni verranno implementate e fruibili da tutti.

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