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Nello stagno di App Store si aggirano i piraña in attesa degli squali

La storica sentenza USA che ha imposto ad Apple di aprire ai pagamenti esterni ha fatto scorrere sangue nello stagno dell’App Store e i piraña vanno all’assalto. Sono i nemici storici della Mela, quelli che da anni denunciano il walled garden con mura altissime, i primi a lanciarsi addosso al corpo ferito di Cupertino.

In prima fila c’è Epic, simbolo stesso di questa lunga querelle. Lo sviluppatore di Fortnite ha già presentato un piano dettagliato per evitare i costi aggiuntivi dell’App Store, offrendo anche ad altri sviluppatori la stessa opportunità. Ma nella sua scia si stanno muovendo in tanti.

Spotify si aggiorna

Una delle realtà che va all’attacco è Spotify, azienda storicamente critica verso Apple, con cui ha affrontato battaglie sia in tribunale che di fronte alle autorità europee.

L’azienda svedese — concorrente diretta di Apple Music — ha confermato di aver inviato un aggiornamento della propria applicazione iOS per gli Stati Uniti, contenente funzionalità che finora erano proibite.

Gli utenti potranno vedere i prezzi reali degli abbonamenti direttamente nell’app, accedere a promozioni, passare da un piano all’altro (Individual, Family, Student o Duo) e, soprattutto, cliccare su un link per sottoscrivere Premium sul sito Spotify, usando sistemi di pagamento alternativi a quello di Apple.

Per Spotify, è «una giornata storica» che potrebbe aprire nuove opportunità anche per gli autori di audiolibri, finalmente liberi di vendere contenuti direttamente tramite la piattaforma.

L’azienda definisce questa novità “ovvia, necessaria e in ritardo di quattro anni” e punta il dito contro Apple, accusandola di aver «abusato del proprio potere di mercato per danneggiare i concorrenti e avvantaggiare solo sé stessa».

Apple ha testimoniato il falso nel caso Epic, stop alle commissioni fuori a App Store - macitynet.it

Patreon si libera

Sono passate meno di 72 ore dalla sentenza che ha scosso l’economia dell’App Store, e già iniziano ad arrivare i primi segnali di cambiamento. Da un lato Patreon, piattaforma per creator e contenuti a pagamento, ha aggiornato la sua app iOS negli Stati Uniti inserendo per la prima volta un link esterno per pagare fuori dall’ambiente Apple.

Il caso è simbolico. Per anni, l’app ha dovuto adattarsi alle regole di Cupertino, rinunciando a una parte dei propri abbonamenti oppure trovando escamotage scomodi. Ora le cose stanno cambiando. Nelle note di rilascio dell’ultimo aggiornamento iOS, Patreon scrive:

«Stiamo ripristinando una funzionalità cruciale: la possibilità di unirsi e supportare i creator direttamente. Questo aggiornamento è un primo passo verso un’app che funziona davvero come un’app per creator dovrebbe.»

Tradotto: da oggi gli utenti iPhone americani vedranno nell’app un link diretto al sito Patreon per completare l’acquisto. Saranno anche mostrati i costi dei servizi, promozioni attive e abbonamenti gestiti fuori dallo store. Soprattutto, Patreon potrà trattenere l’intero importo pagato dai sostenitori, senza più dover cedere nulla ad Apple.

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Stripe offre consigli

In parallelo, Stripe, una delle piattaforme di pagamento online più diffuse al mondo, si posiziona immediatamente come fornitore di riferimento per i pagamenti esterni su iOS.

La società ha pubblicato una guida tecnica che mostra agli sviluppatori iOS come integrare link esterni nelle app per vendere contenuti digitali, utilizzando il proprio sistema “Stripe Checkout”. In pratica, il link reindirizza l’utente a una pagina di pagamento sicura ospitata da Stripe, completamente fuori dall’ambiente Apple.

Il vantaggio è chiaro: Stripe applica una commissione del 2,9% + 0,30 $ per transazione, contro il 15–30% che Apple tratteneva. Per gli sviluppatori, è una rivoluzione. Lo dimostrano le reazioni entusiaste su X, anche da parte di voci storicamente critiche verso Apple come David Heinemeier Hansson (Basecamp, Ruby on Rails).

E adesso dopo i Piraña gli squali?

Ora resta da vedere cosa faranno altri grandi protagonisti: aziende che portano miliardi ad Apple attraverso il download delle loro app e la vendita di abbonamenti in-app.

Tra i prossimi a muoversi potrebbero esserci Netflix, Disney+, Substack, Amazon con i contenuti Kindle. In pratica gli squali, se parliamo di dimensioni, dopo i piraña.

Alcuni di questi colossi potrebbero iniziare a pubblicizzare abbonamenti fuori dallo store — opzione finora vietata — altri invece potrebbero mandare direttamente gli utenti sul proprio sito per acquistare abbonamenti, evitando di versare ad Apple centinaia di milioni in commissioni pagati fino a ieri.

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