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Trump ammonisce Cook, non mi piace neppure l’iPhone indiano

Se Apple voleva uscire dalla trappola cinese, per rifugiarsi in India evitando problemi assortiti, tra cui i dazi, potrebbe avere fatto male i conti. Anche l’India non va bene per Trump. Il presidente degli Stati Uniti, nonostante la vicinanza e la stima che porta per Tim Cook, non pare infatti intenzionato a mollare sull’idea dei milioni di vitine che mani americane manipolerebbero per assemblare gli iPhone.

L’idea di obbligare Apple a riportare in USA la produzione del più popolare smartphone del mondo è tornata d’attualità ieri, durante una visita di Trump in Qatar, citata da Bloomberg: “Ieri ho avuto un piccolo problema con Tim Cook”, ha detto l’ex presidente. “Sta costruendo ovunque in India. Non voglio che costruisca in India.”

Una fuga dalla Cina costata miliardi

L’idea di abbandonare non solo la Cina, prospettiva di per sé irrealizzabile, ma anche l’India rappresenterebbe un colpo capace di mandare all’aria decine di miliardi di dollari investiti sugli impianti che Foxconn e Pegatron hanno costruito in Tamil Nadu e Karnataka, nel sud dell’India.

Un investimento che Apple e i suoi partner hanno realizzato da una parte per rispondere al rischio di un eccessivo sbilanciamento sul mercato cinese della filiera produttiva (una strategia che ha messo in Thailandia, Indonesia e Vietnam, oltre che in India, differenti impianti), ma anche per non trovarsi in situazioni come quelle che si prospettano dal cambiamento e dalle ossessioni commerciali di questo o quel governo USA.

Ad oggi, le fabbriche indiane sfornano oltre 40 milioni di iPhone l’anno, pari a circa il 20% della produzione globale dell’azienda. Nel solo ultimo anno fiscale — chiuso a marzo — Apple ha assemblato in India iPhone per un valore di 22 miliardi di dollari, con un aumento della produzione del 60% rispetto all’anno precedente.

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Nella visione di Trump tutto questo dovrebbe servire non per il mercato americano ma per altri mercati o magari per quello interno indiano. “Ho detto a Tim: Potete costruire in India, se volete, per servire l’India.”, ma gli iPhone per gli USA devono essere fatti in USA, idea che nessuno giudica come praticabile.

Oggi negli USA non esiste una filiera produttiva capace di supportare la fabbricazione su larga scala di uno smartphone come l’iPhone. Manca la manodopera, mancano le competenze, mancano i fornitori. E soprattutto, i costi sarebbero folli. Un iPhone potrebbe arrivare a costare anche 3000$.

“È una tattica ben nota di Trump: vuole spingere Apple a localizzare di più e costruire una catena di fornitura negli Stati Uniti, ma non è qualcosa che si può fare dall’oggi al domani – ha spiegato Tarun Pathak, research director della società di analisi Counterpoint. – Apple ha una delle catene di fornitura più sofisticate al mondo, costruita nell’arco di anni. Interromperla o trasferirla completamente fuori da India o Cina sarebbe estremamente difficile. E produrre negli USA sarebbe anche molto più costoso rispetto all’assemblaggio degli iPhone in India.”

Trump valuta per Apple una possibile esenzione dai dazi - macitynet.it
Immagine generata con Grok

Apple ha promesso di investire 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni, ma si tratta soprattutto di data center, sviluppo software, logistica e assistenza. Ma produzione vera e propria resta ancorata all’Asia.

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