Dopo 130 anni dovremo probabilmente dire addio a Eastman Kodak Company, meglio nota come semplicemente come Kodak, la multinazionale statunitense specializzata nella produzione di pellicole cinematografiche e apparecchiature per immagini e per la stampa.
Lo riporta USA Today evidenziando il “quadro desolante” nello stato di salute economica finanziaria dell’azienda che si evince dai report sugli utili del secondo trimestre, ancora una volta in perdita, con conseguente crollo nella valutazione delle azioni in borsa.
L’iconico brand ha riferito espressamente di “dubbi concreti” sulla possibilità di continuare l’attività, della necessità di affrontare debiti per 470 milioni di dollari e tagli ai piani pensionistici nel tentativo di rimanere a galla.
La società dispone di 155 milioni di dollari di liquidità e mezzi equivalenti, in calo di 46 milioni rispetto al 31 dicembre 2024, di cui 70 negli Stati Uniti. Nelle note diffuse si legge che il calo è dovuto principalmente «alle spese in conto capitale sostenute per finanziare iniziative di crescita, alle variazioni del capitale circolante, all’impatto dell’aumento dei costi e alla minore redditività delle attività operative».
In dubbio è la possibilità di disporre di risorse finanziarie per rientrare dai debiti a breve termine e di oltre 200 milioni di dollari di passività pensionistiche.
I dazi non preoccupano
Jim Continenza, CEO di Kodak, ha affermato che i dazi preoccupano meno l’azienda, giacché la maggior parte della produzione avviene negli USA e non dipende dalle importazioni.
David Bullwinkle, chief financial officer di Kodak, ha chiarito che l’azienda vuole ora concentrarsi su materiali chimici avanzati (l’azienda produce pellicole per vari settori professionali, inclusa l’industria cinematografica) e avrebbe intenzione, tra le altre cose, di concedere in licenza il brand e rafforzare la produzione di ingredienti farmaceutici (negli ultimi anni ha cominciato a presidiare questo settore).
L’azienda con sede a Rochester (New York) è stata fondata dall’americano George Eastman nel 1880. “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto” è lo slogan col quale Eastman, promosse nel 1888 la prima fotocamera destinata a essere usata anche da non professionisti.












