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Caso Pistorius, la procura incontra Apple: cerca prove sul suo iPhone

Secondo quanto riporta l’Associated Press, i procuratori del processo per omicidio contro Oscar Pistorius si recheranno a Cupertino nelle prossime ore per incontrare i tecnici dell’azienda, al fine di avere accesso a delle prove sul suo iPhone, giudicate cruciali per mettere a punto l’accusa. Pistorius avrebbe dichiarato di aver dimenticato la password del cellulare, rinvenuto nella sua villa la sera che sparò alla fidanzata, la modella trentenne Reeva Steenkamp, il 14 febbraio del 2013.

Ap riporta quanto dichiarato dalla portavoce della procura nazionale del Sud Africa Nathi Mncube, in un’intervista al network eNCA, nella quale ha spiegato che gli inquirenti già dall’anno scorso avevano chiesto all’Fbi collaborazione per poter avere accesso ai dati sullo smartphone. Il processo inizierà il prossimo 3 marzo: resteranno, quindi solo pochi giorni per analizzare e valutare le informazioni, che, spiega Nathi Mncube, dovranno essere trasmesse anche alla difesa.

Secondo la tesi dell’accusa Pistorius avrebbe assassinato la fidanzata a seguito di un litigio avvenuto la sera di San Valentino, che però sarebbe stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: diversi sarebbero gli elementi, infatti, che farebbero pensare ad un omicidio premeditato. Di qui l’intenzione di analizzare l’iPhone dell’atleta per verificare la presenza di ulteriori prove. Secondo quanto sostenuto da Pistorius, invece, si sarebbe trattato solo di un terribile errore: avrebbe scambiato la Steenkamp per un ladro. Una brutta vicenda, che ha colpito un personaggio di caratura mondiale, divenuto simbolo di come la forza di volontà possa vincere tutti gli ostacoli: rimasto senza gambe da bambino, grazie a delle protesi è riuscito a vincere diverse medaglie, anche d’oro, alle Paraolimpiadi. Nel 2008 ha ottenuto di poter gareggiare persino alle Olimpiadi.

Non è la prima volta che le forze dell’ordine si devono rivolgere ad Apple per avere accesso a telefoni e dispositivi altrimenti inespugnabili. Diversi  i casi italiani, l’ultimo quello che riguarda una brutta storia milanese di droga, omicidio e pedofilia. Ma non è sempre semplice per gli inquirenti convincere Apple ad abbassare la guardia sul fronte della privacy. Come spiegava Macitynet in questo articolo, in un memorandum, Apple ha spiegato che quando riceve una richiesta di informazioni sul possessore o l’utilizzatore di un telefono da parte delle autorità preposte, in primo luogo si accerta che esistano tutti i carismi perché questa richiesta sia inoltrata. Nel caso specifico dell’Italia deve essere inoltrato con una rogatoria internazionale, sulla base dei trattati reciproci. Successivamente i legali di Apple cercano di stabilire quali siano i dati da presentare per dare modo agli inquirenti di arrivare a termine della loro indagine e solitamente, dice Apple, basta fornire alcune informazioni essenziali sul dispositivo, come il numero seriale o il numero IMEI. Un procedimento lungo anche per il Sud Africa, che ha avviato l’iter da più di un anno.

 

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