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I migliori libri su Bergamo e Brescia capitali della cultura 2023 (parte seconda)

Riunite nonostante una secolare competizione, risalente ai tempi della Serenissima, le due città lombarde nel 2023 sono state la “doppia” capitale della cultura. Bergamo e Brescia. Due storie diversissime, per chi ha la fortuna di conoscere queste due meravigliose gemme, così vicine eppure così differenti l’una dall’altra. Eppure due storie parimenti avvincenti, ricche di bellezza e di affascinanti eventi e monumenti.

Nella prima parte della nostra lista dei migliori libri dedicati all’anno della capitale della cultura delle due città abbiamo mostrato quali tesori nasconda Brescia. È il momento invece di scoprire le meraviglie di Bergamo, città al confine tra la pianura padana e le Alpi, più a occidente di Brescia, ma ben ricca di storia e di cultura.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

I migliori libri


Bergamo. Una guida. Con mappa

La città dai mille passaggi, antica e moderna. Lo sguardo di una insider, Lucia Ceio, per una guida contemporanea al meglio di Bergamo. Otto passeggiate lente tra arte, storia, cultura, buon cibo e con l’anima a posto. Bergamo è alta e bassa, popolare e raffinata, operosa e gaudente, dicotomie di una città che si sta scoprendo meta turistica e sintetizzate con disinvolta lucidità dalla penna di una giovane autrice.

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Bergamo insolita e segreta

C’è tutto un mondo difficile da vedere se non si conosce la città. Come fare ad esplorarlo? Bisogna affidarsi a una guida capace come Emanuele Roncalli.

In questo modo si può scoprire il sarcofago di un cavaliere misterioso, le maschere mortuarie dei camerieri a servizio dei nobili, la spada nella roccia, sperimentare la pietra che guarisce il mal di schiena. Ammirare un coccodrillo penzolante dalla navata di una chiesa, il palazzo del postino del papa, l’opera di uno dei dieci migliori street artist al mondo, scovare un rifugio antiaereo sotto una pasticceria.

Se poi si vuole, si possono risolvere i rebus nei quadri del Cinquecento, osservare uno scheletro conservato nell’armadio di un’osteria, un uomo imprigionato nella roccia, l’osso di un cetaceo in una chiesa. È possibile anche fare un viaggio notturno da brivido, gettare uno sguardo sulle porte dei morti, sulla ghigliottina di un santuario. E, ancora: farsi sorprendere dal giocoliere del cimitero, rinfrescarsi nel frigorifero naturale unico in Europa, interpretare gli enigmatici simboli, i tagli sui muri, le sigle sui palazzi, i ritratti delle facciate delle case, meravigliarsi scoprendo la fontana dove si lavavano i neonati, lo stemma con un bimbo divorato dal serpente.

Lontano dalla folla e dai cliché abituali, Bergamo conserva tesori nascosti che rivela solo agli abitanti più curiosi e ai viaggiatori che scelgono di abbandonare i sentieri più battuti. Una guida indispensabile per chi pensa di conoscere bene Bergamo o per coloro che vorrebbero scoprire un altro volto – quello più intrigante, nascosto e sorprendente – della città.

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Pimpa va a Bergamo. Ediz. a colori

C’è anche una Bergamo riservata ai più piccoli, grazie ad Altan. Pimpa è invitata da Arlecchino, suo amico di vecchia data, a visitare Bergamo, la sua città, e a scoprine le bellezze e i segreti. Insieme andranno alla Basilica di Santa Maria Maggiore, al museo di Scienze Naturali, giocheranno a cercare i leoni alati nascosti in giro per la città, conteranno i rintocchi del Campanone e prenderanno la funivia per salire fino a Bergamo alta! Che vista mozzafiato dalla Torre del Gombino! Pimpa incontrerà anche il famoso compositore Donizetti che le racconterà come ha trovato l’ispirazione per comporre L’Elisir d’Amore. Età di lettura: da 6 anni.

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La bergafemmina

Una storia personale, complessa, ricca, diversa. Adriana Lorenzi percorre le sue storie attraverso le strade della sua vita. Divisa in due, come la sua città, ci parla di persone amiche o sconosciute e ricostruisce quelle vite che la rendono fiera di “appartenere alla stessa stirpe”. Ci sono radici dentro ognuno di noi che ci rendono orgogliosi della nostra provenienza; ce le portiamo appresso ovunque andiamo, perché sono il bagaglio del nostro esistere, sono le memorie della nostra gente, sono il nostro ombrello in caso di pioggia

L’autrice è le sue storie, conosce l’arte di ascoltare e la esercita in particolare con le donne, le uniche che sanno consegnarsi i “segreti più intimi per riuscire a sopportarli e anche capirli”. Nelle storie di Adriana le donne parlano e ascoltano, allungandosi dolci e caramelle perché oltre al cibo per il corpo c’è quello delle parole per il nutrimento dell’anima.

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Animali mitologici bergamaschi

Un’opera goliardica, con anche calendari per supportare il fenomeno. Come spiegano gli autori stessi, Ezio Foresti per i testi ed Emanuele Tomasi per le illustrazioni.

“Tutto è cominciato – scrivono nell’introduzione – tre anni fa da dieci insulti. Con un incipit folgorante:”Per un bergamasco l’insulto non è un’offesa, è una constatazione”. Come a dire che se ti danno del cretino, è perché lo sei. Ecco qui che attraverso modi di dire, espressioni ed insulti si indagano le capacità comunicative bergamasche ridendo della lapidaria precisione descrittiva”.

“Attraverso disegni e ironiche descrizioni si conosceranno i Cà de tréfola, i ligurù, le puine ciciade e tanti altri animali che stranamente trovano i natali fra i confini orobici. Questa non è un’operazione filologica, e non ha pretese scientifiche. Abbiamo solo recuperato dalle nebbie del passato alcuni epiteti che raccontano il legame con la natura e una certa ruvida ironia tipica del bergamasco, con l’efficacia espressiva del dialetto”.

“Alcuni dei significati sono stati faticosamente ricostruiti, altri sono inventati, di altri ancora si è discusso e si discute ancora. Chiediamo venia per gli errori e le omissioni. D’altronde, rischiamo solo l’affettuoso appellativo di “àsegn””.

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Bergamascando. Cinquecento modi di dire in bergamasco

Un vero e proprio divertimento linguistico, un viaggio picaresco costruito da Umberto Zanetti. Si propone qui in chiave ermeneutica, infatti, un saggio delle locuzioni in uso nella parlata bergamasca. Tali locuzioni emergono dai discorsi diretti, dai dialoghi quotidiani e risultano espressive non solo dell’indole individuale di chi le pronunzia ma anche e soprattutto della psicologia collettiva; esse costituiscono un complesso vastissimo di elementi atti a comprendere e a definire concezioni e comportamenti di una gente, sentimenti e abitudini di un popolo.

Si coglie, attraverso l’esame del complesso dei modi di dire, lo spirito comunitario di una gente e se ne appalesano le caratteristiche e i risvolti di ordine spirituale, etico, sociale, civile, culturale. Per il lettore sarà come passeggiare per i borghi e le contrade della Bergamasca e riudire il sincero e icastico dialetto della gente orobica.

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Bergamascamente. Cinquecento modi di dire in Bergamasco e ottocento voci del Gaì (gergo dei pastori bergamaschi)

Continua in questo libro l’esplorazione dell’identità culturale bergamasca attraverso la sua lingua grazie al puntuale lavoro di Umberto Zanetti.

Non occorre essere bergamaschi purosangue per immergersi nella lettura di questo libretto. Basta non assumere un assurdo atteggiamento di sufficienza nei confronti della cultura popolare, dalla quale tutti proveniamo e nella quale affondano saldamente le nostre radici. Basta rendersi conto delle enormi risorse espressive del dialetto, sorto millecinquecento anni fa sulla dissoluzione del latino imperiale, parlato in modo diverso da una zona all’altra della Penisola a seconda dei sostrati linguistici.

Come già in una recente opera, intitolata “Bergamascando”, si sono adunate qui più di cinquecento locuzioni tipiche del bergamasco, alcune ormai cadute in disuso ma ben attestate dalla letteratura dei secoli passati, altre tuttora presenti e vive nel quotidiano linguaggio comune. Spontaneamente fiorite sulle labbra della nostra gente, tali locuzioni appaiono ispirate da una schiettezza sorgiva, non di rado manifestata da sentimenti che, vestendo di volta in volta i panni della parodia e del paradosso, trasvolano dall’arguzia all’ironia, giungendo a sfiorare la satira e il sarcasmo.

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Dizionario etimologico bergamasco

Conclude l’ideale trilogia dedicata alla lingua bergamasca questo dizionario etimologico curato da Giovanni Cavadini e Carmen Leone che raccoglie decine di lemmi e toponimi che permettono di costruire una storia ragionata del dialetto orobico.

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Il Pota

Chi è, o meglio cos’è il Pota? L’esplorazione è fatta da Michele Foresti. L’aspetto del Pota è per lo più sconosciuto in quanto cambia da ospite a ospite e prende forme diverse in base alla parte corporea in cui si annida. Può prendere, ad esempio, la forma di cerume all’interno dell’orecchio, di un pelo o di un neo sulla cute, di forfora tra i capelli. Scoperto dal biologo bergamasco Giuseppe Moroni detto il Bepo, non era mai stato individuato fino alle prime scoperte di quest’ultimo, a cui si devono inoltre importanti strumenti di individuazione e studio quali il Pota-Detector e il Pota-Translator.

Possiamo considerare il Pota un parassita più che un animale; infatti, si nutre del dialogo degli ospiti infettati facendogli produrre il semplice vocabolo da cui prende il nome. L’habitat naturale del Pota sono le campagne e le valli bergamasche dove viene attratto dalla “Polenta”, cibo tipico bergamasco ottenuto con il mais macinato, cotto in acqua e sale. Molto più raro è trovarlo in città dove grazie al maggior grado di istruzione della popolazione non riesce a diffondersi: “nella mente del colto il Pota va sdilinquendo”

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Game Over

Una storia thriller ad alta tensione di Herbert Zambelli. Bergamo, catapultata in un presente distopico è scossa da omicidi sempre più cruenti, dai sotterranei di Città Alta fin nei piccoli paesi di provincia. Maverick, un ereditiero convinto che tutto si possa comprare, è deciso a vendicarsi di un torto subito. Roberto invece allena il suo “clan di gamers”, per disputare il torneo internazionale del videogioco di guerra più conosciuto al mondo.

Inverni, commissario dal passato tormentato, chiamato a indagare sulle morti legate al mondo virtuale, si trova a collaborare con una task force gestita da una vecchia conoscenza. In un mondo dove il videogioco è uno sport, i tre uomini si scontreranno in una partita finale dove l’unico modo per vincere è non giocare.

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Identikit. Il disegnatore di incubi

Non potrebbe essere la nostra serie dei migliori libri di Macity senza un fuori sacco. Questa volta, è l’autore. MaLo, al secolo Maurizi Lorenzi, è bergamasco ed è un poliziotto scrittore che fa parte di un vero e proprio sotto genere del giallo: quello degli autori in divisa, cioè donne e uomini dello Stato che non solo svolgono il loro servizio pubblico durante le ore di servizio, ma che nel tempo libero raccontano storie che traggono ispirazione dal loro carico di esperienze, emozioni, forma mentis. E, in questo caso, un idea geniale per raccontare le storie.

Disegnare il volto dell’autore di un reato del quale non si possiedono immagini basandosi sulle descrizioni di vittime o testimoni, ricostruire i lineamenti del viso di un latitante a partire da una fotografia scattata anni prima, tenendo conto del progressivo invecchiamento legato al passare del tempo. Tracciare occhi, naso, bocca, zigomi e rughe della persona così come il “disegnatore forense” li ha immaginati sulla base delle informazioni raccolte, e dare nuovo impulso alla caccia all’uomo.

È un lavoro complesso fatto di intuizioni, ponderazioni, abilità artistiche e approfondite nozioni di psicologia, quello degli agenti del Servizio Polizia Scientifica impegnati nella sezione identikit. È questo, dal caso della banda della Uno Bianca a quello di Unabomber e molti altri, il mondo in cui si muove e respira il disegnatore di incubi, uno dei più grandi investigatori della storia italiana.

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Le impronte del male

Ultimissima segnalazione, un nuovo romanzo del giornalista bergamasco del Corriere della Sera Fabio Paravisi, che si è scoperto una vena di autore umorista di gialli storici, con un discreto successo nella sua nicchia. Ma godibilissimo.

Una storia vera, un omicidio commesso in una strada di campagna, una domenica di nebbia, il 7 febbraio 1859. Un delitto che sembra non interessare a nessuno se non a una strana coppia di investigatori. A dispetto di molti e spinti da una forse inconsapevole voglia di riscatto, Fainella Nino, carabiniere, e Pagnocelli Defendente, guardia di Pubblica Sicurezza, conducono fino in fondo la loro strampalata indagine.

Ambientato in una Bergamo postunitaria affollata di nobili e popolani, garibaldini e prostitute, feste in maschera e fuochi d’artificio, il romanzo è tutto racchiuso nei quattro giorni della settimana di Carnevale del 1869: una caccia serrata che, tra colpi di scena e guizzi di umorismo, si legge tutta d’un fiato e si conclude soltanto all’ultima riga.

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