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App rifiutata dallo store? L’ex capo delle revisioni spiega perché succede

Phillip Shoemaker, ex senior director responsabile della revisione delle app per l’App Store di Apple, in una rara intervista per Bloomberg (riportata da Appleinsider) spiega perché alcune app sono rifiutate e parla della competizione tra l’azienda stessa le e gli stessi sviluppatori che a volte propongono app in competizione con quelle offerte di serie da Apple.

Shoemaker si è occupato della revisione di app dal 2009 al 2016 e spiega che Phil Schiller, Senior Vice President of Worldwide Marketing di Apple, aveva espressamente richiesto controlli effettuati da persone per le app in arrivo, anziché fare affidamento esclusivamente ad algoritmi e strumenti di automazione.

Inizialmente, l’azienda sfruttava tre revisori per ogni app ma questi interventi erano lunghi e impegnativi e alla fine si è preferito cambiare metodo, assegnando una persona alla verifica di ogni app. Nonostante le verifiche di “sentinelle” umane, sullo store riescono a passare molte cose che non dovrebbero. Effettuare dei controlli rigorosi non è facile e – come abbiamo spiegato in dettaglio qui – è facile sbagliare ed è stato più volte necessario rivedere i meccanismi di controllo e stabilire nuove regole complicando ulteriormente le procedure.

App Store

Agli inizi, i revisori delle app lavoravano in sale conferenze nelle quali arrivavano ogni mattina selezionando da 30 a 100 app, scaricano queste su Mac, iPhone o iPad per le valutazioni del caso. Il team, di revisori è cresciuto con il passare del tempo e ora lavora in ambienti molto più grandi e più collaborativi.

Shoemaker adottava una vista egualitaria nel processo di approvazione, mettendo sullo stesso piano le app create da sviluppatori indipendenti e quelle di big del settore quali Google e Facebook. Non è a ogni modo dato sapere se nella fase di revisione le app più piccole hanno la stessa priorità rispetto a quelle di sviluppatori più grandi e noti.

Non sono mancate tante app rifiutate, anche famose, in alcuni casi temporaneamente, scatenando a volte anche polemiche. È successo ad esempio nel 2009 con Google Voice, una mossa che ha portato a un’indagine della Federal Communications Commission statunitense. Stando a quanto riferisce Shoemaker, Apple era preoccupata da app dei competitor che in qualche modo potevano creare per replicare/rimpiazzare funzionalità di iPhone.

“Era qualcosa di reale, la paura che qualcuno potesse arrivare, un Facebook o un Google o chiunque altro, ripulendo ed eliminando gli elementi proposti da noi”, riferisde3 Shoemaker, spiegando che la paura era che le persone cominciassero a usare app di altri e valutare maggiormennte il ricorso ad altri. Apple ha alla fine approvato Google Voice nel 2010. La competizione con le terze parti sembra apparentemente in corso in Apple, e questa tuttora deve fare i conti con app che in qualche modo potrebbero far crollare il suo ecosistema. “Si creano conflitti man mano che Apple si colloca in spazi già maturati dalla concorrenza”, elemento che Shoemaker indica come preoccupante.

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