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Phil Schiller voleva ridurre le commissioni App Store nel 2011

L’ex capo di App Store Phil Schiller, poi responsabile mondiale del marketing di Cupertino, ha preso in considerazione la riduzione delle commissioni su app e acquisti in-app già un decennio fa, secondo le prove presentate da Epic Games durante il suo processo contro Apple.

Nel 2011, Phil Schiller avrebbe chiesto a Eddy Cue, capo dei servizi Apple, se la società pensava che la suddivisione 70% sviluppatore, 30% Apple, sarebbe durata per sempre. A quel tempo, Schiller si definiva un “convinto sostenitore” della commissione App Store del 30% di Apple, anche se rispose negativamente alla domanda, ritenendo che tale commissione non sarebbe rimasta “invariata per sempre”.

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Schiller aveva suggerito di apportare una modifica alla struttura delle commissioni una volta che App Store avesse raggiunto 1 miliardo di profitto all’anno, come rileva Bloomberg. In quel caso, Schiller proponeva una commissione dal 25% al ​​20%.

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Apple, da parte sua, ha negato che Schiller avesse fatto tali dichiarazioni, aggiungendo che non c’è alcuna indicazione che la struttura delle commissioni sia legata ai profitti dell’App Store. Attualmente, App Store guadagna più di 1 miliardo di dollari all’anno.

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Il gigante tecnologico di Cupertino ha cambiato la sua struttura tariffaria nel corso degli anni. Nel 2016, ha ridotto la sua commissione al 15% per gli abbonamenti del secondo anno. Nel 2020, ha anche lanciato un programma per piccoli sviluppatori che ha ridotto la ommissione di Apple al 15% per le aziende che guadagnano meno di un milione di dollari.

Al momento, la commissione del 30% è proprio al centro di una enorme battaglia legale che sta contrapponendo Apple ad Epic Games, sviluppatore di Fortnite, rimossa da App Store per il tentativo di aggirare le commissioni dello store digitale Apple, tramite uno shop interno.

Ricordiamo che il processo vero e proprio tra le due società è iniziato il 3 maggio. Già altri importanti protagonisti della scena hanno fatto le proprie mosse collaterali, tra queste Microsoft e Google.

Tutti gli sviluppi della vicenda sono disponibili da questa pagina.

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