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MacBook Pro 15” 2017, ora il portatile ammiraglia è ancora più potente e maturo: la prova

Appena qualche giorno dopo la presentazione alla recente WWDC 2017, qui a Macitynet abbiamo avuto l’occasione di mettere le mani sul nuovo MacBook Pro 2017, revisione con aggiornamento hardware “sotto il cofano” del modello presentato alla fine dello scorso anno, che abbiamo a suo tempo recensito.

Diversamente dalla presentazione del MacBook Pro 2016, in questo caso si tratta di uno speedbump, termine con il quale si identifica un rinnovamento della componentistica interna, che in questo caso vede la presenza di nuovi processori Intel della famiglia Kaby Lake, la più recente sul mercato e qualche lifting qua e la anche nel resto delle caratteristiche.

MacBook Pro 2017, la recensione

Prime impressioni

Il modello da noi testato è un MacBook Pro 15” con processore Intel Core i7 a 2,9 GHz (con Turbo Boost a 3,9 GHz e 8 MB cache di Livello 3 condivisa), 512 GB di spazio su disco (su una unità SSD di nuova generazione), 16 GB di memoria RAM e 4 GB di memoria video GDDR5 su scheda video AMD Radeon Pro 560, abbinata al processore grafico integrato nel processore Intel HD Graphics 630 (con switch automatico gestito da macOS), qui il report delle prestazioni con Geekbench per chi è curioso.

Novità grandi sotto il cofano quindi, anche se come vedremo le differenze emergono chiare in molti fattori, anche al di la della differenza hardware rispetto al modello precedente: otto mesi di distanza tra le due macchine non sono pochi e possiamo dire che finalmente questo MBP ha raggiunto la piena maturità, sotto tutti gli aspetti.

Touch Bar all’esame di maturità

Se ci sono delle differenze estetiche tra questo modello e il precedente qui non le abbiamo viste: la qualità costruttiva è eccellente, così come il bilanciamento, si tiene con una mano sola all’occorrenza e il rapporto tra lo schermo e la tastiera è molto buono, così come l’utilizzo della tastiera con nuovo meccanismo a farfalla offre ampie soddisfazioni anche a chi scrive molto, a patto di spendere qualche giorno per familiarizzare con la corsa estremamente breve dei pulsanti.

Una delle novità che più emerge chiaramente è il rapporto con la Touch Bar: tecnicamente non è cambiato nulla, ma rispetto alle prime impressioni pubblicate a pochi giorni dal rilascio ufficiale, dopo sette mesi molte cose sono cambiate e moltissime App, anche professionali, adesso offrono pieno supporto per questa tecnologia come Photoshop, Office per Mac, Affinity Photo e Designer (quest’ultimo ne offre forse la versione più bella), 1Password, Opera, DaVinci Resolve, XCode e Telegram oltre a praticamente tutte le App di Apple, mentre segnaliamo la per noi grave mancanza del supporto in alcune App di larghissima diffusione come Firefox, Illustrator, Dreamweaver, Lightroom e Premiere.

Con il supporto alla Touch Bar adesso molto più esteso ora utilizzare il MacBook Pro con Touch Bar ha tutta un’altra rilevanza e diventa molto più interessante e comodo: qualche cosa ancora non ci piace, come la presenza del tasto Esc a sinistra, che rischia di essere premuto erroneamente quando usiamo la tastiera non per scrivere ma per le scorciatoie dei tasti, tuttavia questo è un vizio che potrebbe emergere o meno a seconda delle proprie abitudini.

Idem per il tasto Touch ID, che è riconosciuto da diversi installer ma non da tutti (la lentezza di alcuni sviluppatori nell’implementare alcune API ci lascia spesso sconcertati) e a cui ci si abitua praticamente dopo cinque minuti e ci si chiede perché Apple non l’abbia voluto implementare anche nelle nuove tastiere esterne, in modo da poterlo usare negli iMac oppure nei MacBook Pro quando sono chiusi e collegati a un display esterno (come questo, ad esempio).

La Touch Bar è rimasta la stessa, ma rispetto all’anno scorso il supporto di software e app adesso è molto più ampio

USB-C e Thunderbolt 3, realtà consolidate

Assieme alla Touch Bar alcune considerazioni sono d’obbligo anche per la scelta di Apple di optare esclusivamente per connettori USB-C/Thunderbolt 3, un cambio di rotta che, seppure è iniziato con i MacBook un anno prima, ha aperto molte discussioni soprattutto con i MacBook Pro, data l’utenza professionale ben più esigente di quella consumer.

Considerato come ha risposto il mercato, proponendo a cadenza quasi giornaliera apparecchi esterni compatibili con USB-C (un po’ meno in Thunderbolt 3, per via delle esigenze ben più verticali) chi scrive è dell’idea che la scelta, benché radicale, sia da premiare per il coraggio e per l’impatto sul mercato.

Lo standard USB-C è stato sposato da molti produttori, sia negli smartphone sia in ambito PC, e con la recente eliminazione delle royalty da parte di Intel il futuro appare decisamente roseo e con ben più fortuna di quanto abbiamo visto con il vecchio Thunderbolt 2, la cui tecnologia era eccellente ma con costi per i device spesso troppo elevati.

Due delle porte USB-C/Thunderbolt 3

Certo, c’è da cambiare il modo di pensare e operare con il Mac e con tutti gli accessori e iniziare a considerare gli adattatori e gli HUB parte della scorta, al pari di un mouse: d’altra parte la storia stessa del connettore USB è ben più complessa di quanto ricordino i più e ad ogni modo siamo in un periodo di transizione che, molto probabilmente, durerà meno di altri cambiamenti del passato, con cui dobbiamo fare i conti, dato che il futuro è ben tracciato da parte di Apple e di tutti i produttori di terze parti.

L’alternativa è un computer con una o due porte USB-A, come il vecchio MacBook Pro (o come i nuovi Surface Pro e Laptop di Microsoft, ad esempio), a cui potevamo collegare solamente uno o due device USB (di più con qualche HUB esterno, a patto di avere una seconda o terza alimentazione e con prestazioni che decadevano progressivamente). Con il nuovo MacBook Pro possiamo collegare sino a un disco USB-A, una chiavetta USB-A e un ricetrasmettitore per il mouse, una uscita video VGA o HDMI, una di rete, un lettore SD, il tutto per ognuna delle porta USB-C presenti (che sono quattro), senza disturbare nessuna altra alimentazione esterna.

Certo, c’è da munirsi di un adattatore o di un HUB (qui una nostra breve carrellata di alcuni modelli) ma sostanzialmente a ben guardare gli adattori fanno parte della quotidianità per chi usa un MacBook Pro in mobilità. Si pensi per esempio ad alcuni standard che anche nel vecchio modello necessitavano di adattatori imprescindibili come VGA, DVI, FireWire e Ethernet.

Il portatile di riferimento

L’impatto della generazione di processori Kaby Lake sui nuovi MacBook Pro ha inevitabilmente offerto una impennata su una architettura già in precedenza eccellente: durante i nostri test abbiamo messo sotto sforzo la macchina in cerca di un vero limite che però non è arrivato.

Certo, 16 GB di RAM forse non sono tantissimi, e questo è forse l’unico limite che ci sentiamo di sottolineare (la quantità di RAM non è configurabile nel modello da 15” neppure su Apple Store online) però l’ottimizzazione interna è talmente alta che spesso ce lo siamo dimenticato. Abbiamo provato a montare dei video in 4K con DaVinci Resolve notando una fluidità incredibile in tutte le operazioni, stesso dicasi per Lightroom, la cui interfaccia è risultata invece pesante in tutti gli altri Mac provati, anche con file RAW molto pesanti.

MacBook Pro

In tutta sincerità, però, possiamo dire che l’aspetto più piacevole di questo Mac è che in tutte le prove che abbiamo fatto con App professionali l’utility Monitoraggio Attività non ha mai mostrato la completa saturazione (se non in alcuni inspiegabili momenti in Lightroom, non dovuta alla complessità dei Raw ma ad alcuni rallentamenti dell’interfaccia) anzi, sostando quasi sempre tra il 15 e il 25% della barra (ad eccezioni delle fasi di esportazione).

Questo è un indice di come la potenza di fuoco del MacBook Pro sia ben olte quella che è oggi la quotidianità del professionista medio, e pronta ad alcuni voli quando ce n’è la possibilità. Anche nell’uso intensivo di giochi come Starcraft II e Diablo III, dove abbiamo spinto i parametri al massimo consentito (ignorando alcuni avvisi di sicurezza del gioco) non abbiamo mai notato rallentamento alcuno godendo della magnificenza dei dettagli 4K di Blizzard.

Certo, non è un Mac pensato per i giochi questo, ma considerato il costo di alcuni modelli della concorrenza (e alcune prospettive nate proprio all’ultima WWDC 2017 come ad esempio la realtà aumentata e virtuale) le cose potrebbero cambiare a breve e aprire nuovi scenari sia in Apple che per gli utenti Mac.

I parametri di gioco utilizzati all’interno di Starcraft II Legacy of the Void. In rosso le voci che il software sconsiglia di utilizzare, qui abilitate senza nessuna ripercussione

Proprio in merito a questo il giudizio complessivo sulla resa grafica del Mac con la già più che buona resa della scheda video Radeon Pro 560 meriterà un secondo esame più approfondito l’anno prossimo, in concomitanza con l’arrivo di High Sierra e dell’utilizzo delle schede video esterne via Thunderbolt 3, che apre a scenari molto importanti per tutti, dalla libertà di scelta della propria scheda video (anche se resterà da vedere quanto largo sarà il supporto di Apple) sia soprattutto per il cambio di prospettiva nella scelta del Mac.

In ultima analisi lo storage interno: innegabile sottolineare come Apple continui gli sforzi nel miglioramento delle unità SSD, dichiaratamente adesso più veloce, ben conscia che qui passano le più frequenti impressioni di velocità di un utente medio, nonché molte routine per i programmi professionali, come l’importazione di file RAW di tutti i tipi, trasferimento e lavorazioni di clip video e più in generale qualsiasi operazione di apertura dei software, lettura e scrittura dei file.

Dati alla mano, l’App AJA Test mostra miglioramenti in fase di lettura, meno in quella di scrittura, ma sottolineiamo che si trattava già di numeri estremamente alti già nella precedente modello. Ergo, il miglioramento c’è ma è contenuto, ma si partiva già da una base più che pronta alle sfide.

I numeri dell’unità SSD intera. Miglioramenti nell’ordine del 10%, con variabili del2-3% a seconda del momento, rispetto al modello precedente, già comunque molto buono.

La potenza è nulla senza controllo

Ma nonostante le considereazioni sulla potenza debbano inevitabilmente essere al centro della recensione di questo MacBook Pro, non possiamo non sottolineare come, diversamente dal modello provato l’anno scorso, in questo l’utilizzo della batteria sia migliorato tantissimo. Difficile dire se sia dovuto al miglioramento software oppure a una riprogettazione hardware, ma adesso la batteria interna del MacBook Pro risponde in modo eccellente, sia durante l’utilizzo sia durante la fase di stop.

Una buona notizia per un tema molto dibattuto verso la fine dello scorso anno e di cui anche noi di Macitynet ci eravamo occupati: non abbiamo più sottomano il precedente modello di MacBook Pro, ma le sensazioni su questo sono adesso ben più che positive, per un consumo assolutamente in norma con quanto c’è da aspettarsi in una macchina Pro, con tra l’altro temperature esterne decisamente contenute e uso delle ventole rilevato solamente durante le fasi salienti di alcuni giochi.

MacBook Pro

Da un grande potere…

Il modello di MacBook Pro qui testato è (quasi) l’eccellenza nel settore non solo per Apple (si può ordinare con un processore più potente e con più spazio su disco), ma per tutto il mercato dei computer portatili: considerando la forma, il design, le caratteristiche e la potenza espressa nei test, ma soprattutto la sensazione (forte) di avere una macchina veramente difficile da mettere in crisi con qualsiasi App possiamo dire che il lavoro fatto è andato ben oltre le più rosee aspettative.

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L’impatto della generazione Kaby Lake è sicuramente positivo non tanto per il picco di potenza (che palesemente c’è), ma per la prontezza in tutti i compiti, anche i più semplici, e il senso di freschezza che offre (e che presumibilmente aumenterà questo autunno con l’arrivo di macOS 10.13). D’altra parte la responsabilità che ha Apple con questo Mac è molto grande: considerate le vendite, questo è probabilmente il Mac più importante di sempre (in attesa che arrivi l’iMac Pro a Natale e forse un Mac Pro l’anno venturo) se non il più potente e il più versatile.

Inevitabili le considerazioni sul prezzo, importante, che però va valutato non solo sulle caratteristiche hardware ma anche sulle possibilità future, sulla vita reale di una macchina come questa (ben più di qualche anno) e sulla connettività, che diversamente da altri modelli precedenti, sarà sempre più ampia ogni giorno che passa grazie a USB-C e Thunderbolt 3.

 

Pro:

  • Potenza e autonomia migliorati
  • Design sempre impeccabile
  • L’unità SSD è leggermente più veloce

 

Contro:

  • Qualche adattore incluso avrebbe reso il Mac meno spigoloso

 

Prezzo e disponibilità
I nuovi MacBook Pro sono disponibili da questa pagina di Apple Store online: il prezzo di listino del modello provato è di 3.399,00 euro.

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