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Recensione di Mou, l’editor Markdown leggero e potente

Quello di Mou è un altro modo, tutto suo, per affrontare il mondo del markdown senza farsi prendere la mano. Perché le tecniche possono essere tante, ma solo alcune sono giuste. In queste settimane stiamo facendo un viaggio attraverso le app per Mac che permettono di scrivere in Markdown. Abbiamo visto vari software sino a questo momento: Typed, Byword, CotEditor. Adesso è il momento di andare a curiosare tra uno dei più singolari, apparentemente umili ma in realtà potenti e divertenti al tempo stesso. Si tratta del nuovo Mou.

Cos’è Mou
Fra i tanti editor di testo capaci di gestire il Markdown in maniera semplice e senza tante complicazioni (seguendo la scuola di WriteRoom e di iA Writer, per intendersi) Mou spicca per alcune ingenuità e anche per alcune intuizioni che non sono affatto male. Chi lo ha sviluppato, infatti, ha pensato di aggiungere una serie di funzionalità crescenti, intanto che si avvicina il momento della versione 1.0. Sì, perché Mou in realtà è disponibile gratuitamente qui grazie ai suoi sviluppatori, quelli di 25.io, che in passato hanno già realizzato Smaller, compressore di Html e CSS per avere siti più leggeri da caricare, e Toau, app per convertire i documenti di testo in documenti audio (con il supporto di 26 lingue diverse incluso l’italiano, grazie ai framework di Apple).

Mou sarebbe destinato agli sviluppatori, cioè a chi fa siti web o altro. Ma in realtà è uno strumento semplice e potente anche in mano a chi manipola testo “normale” per scopi molto più banali, come ad esempio scrivere il prossimo grande romanzo italiano. Le funzionalità sono interessanti. Ci sono quelle “buffe”, come l’attivazione del rumore di macchina per scrivere quando si premono i tasti (dentro le preferenze), alla funzionalità più appariscente della live preview visibile nella metà destra dello schermo, allo scroll sincronizzato, al sistema di autosalvataggio, alle Actions molto potenti, al sistema di auto pair, alla possibilità di avere temi customizzati e la possibilità di esportare in HTML con CSS e PDF oltre al supporto per CJK potenziato (le tre lingue asiatiche: cinese, giapponese e coreano). Comincia ad essere abbastanza, ma c’è di più. Vediamo nel dettaglio.

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Mou su strada
Le azioni (Actions, in originale) di Mou sono potenti e permettono di fare ottimamente il lavoro di scrittura con il Markdown. Ci sono tutte le scorciatoie da tastiera tradizionali più molte altre che permettono di fare conversioni, modalità di selezione, gestione e inserimento delle entità HTML o dei campi speciali, inserimento di data corrente in differenti formati. Tutte le azioni, come dicevamo, sono disponibili con una scorciatoia da tastiera, così come piace agli smanettoni e a quelli abituati a non usare mai né mouse né trackpad. Mou consente poi di utilizzare una serie di temi personalizzabili o di aggiungerne di propri. Stiamo parlando in buona sostanza di CSS che consentono di visualizzare il contenuto sia nella finestra di editing (Temi) che in quella di anteprima (CSS propriamente detti) con stili diversi.

A prescindere che si voglia usare il Markdown per creare pagine HTML o semplicemente per avere uno strumento agile e performante che consente di creare testo con interessanti attributi di formattazione, poter modificare la visualizzazione del nostro lavoro di scrittura e della sua resa aiuta a seguire meglio e visualizzare chiaramente quanto ci stiamo avvicinando agli obiettivi che ci siamo dati. Da questo punto di vista la live preview è molto comoda: non richiede soluzioni di rendering alternativo sia interne che esterne all’editor stesso. Se non la vogliamo, in ogni caso, possiamo ridurre la finestra doppia a una sola (di scrittura, ovviamente). È ovviamente possibile cambiare anche le proporzioni delle due finestre, ma questo avviene singolarmente non trascinando la divisione tra i due spazi ma invocando una serie di rapporti fissi di proporzione (cinque possibili combinazioni: 1:1, 2:1, 1:2, 3:1, 1:3).

C’è la funzionalità di autocompletamento delle parole utilizzando il tasto “esc”: ma questa è una funzionalità disponibile per tutte le applicazioni Cocoa che utilizzano i framework di Apple. Così come la modalità tutto schermo è diventata una funzione che è comune da OS X 10.9 a tutte le app su Mac. Oltre al conteggio delle parole (e delle battute spazi inclusi e un singolare conteggio della dimensione in bytes del testo, visibile dopo aver pigiato sull’indicatore delle parole) c’è la possibilità come detto di esportare in PDF, in HTML con o senza il CSS incluso. È inoltre possibile copiare direttamente l’HTML nella clipboard per andare direttamente a incollarlo in un progetto web a cui si stia lavorando.

Funzioni interessanti? Certamente…
Non ci sono solo quelle opzioni appena menzionate e testate con successo, ma anche altre funzionalità piuttosto interessanti. Ad esempio: una funzione di ricerca incrementale evoluta che consente di fare pattern matching. Si tratta di una modalità di ricerca non diversa da quella che viene utilizzata da Mail, ad esempio, e consente di strutturare le ricerche in maniera efficace ma seguendo una logica diversa (e un livello di complessità inferiore) rispetto alle espressioni regolari.

Ancora, Mou può essere lanciato dal Terminale senza problemi, seguendo una sintassi piuttosto semplice. Per aprire il software basta scrivere infatti: open -a Mou. Invece scrivendo: open esempio.md si può aprire direttamente un determinato file Markdown in Mou se Mou è l’editor di riferimento associato ai documenti md. Se così non fosse, si può anche digitare: open -a Mou esempio.md per aprire uno specifico file utilizzando Mou. Questo ovviamente è possibile con tutte le app su Mac, tuttavia lo sviluppatore fa esplicitamente riferimento a questa funzionalità offrendo un sistema a cui spesso non si pensa per integrare le app all’interno di cicli di lavoro differenti: in questo caso con il terminale e con eventuali script, ma in altri casi potrebbe essere AppleScript o Automator a sfruttare la potenza e flessibilità della piattaforma Apple. Queste funzionalità da riga di comando a cui abbiamo fatto riferimento un attimo fa sono infatti utili per invocare direttamente l’editor testuale quando si fanno lavori ad esempio di modifica dei documenti di sistema (delle plist) o si utilizza una connessione remota SSH e altro via terminale e non si vuole ricorre all’editor di riferimento in questo ambito, che poi sarebbe VI (VIM), di cui parleremo comunque in un altro articolo.

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E non è ancora finita
Le cose non sono comunque finite qui, perché provando l’app abbiamo scoperto che è anche possibile postare direttamente i documenti che abbiamo creato sui servizi di Tumblr e di Scriptogr.am, questi almeno per ora, in futuro se ne protrebbero aggiungere altri. C’è poi da parte dello sviluppatore una evidente attenzione anche a GitHub (ad esempio vengono implementate alcune delle varianti di quel dialetto di Markdown, come la doppia tilde per indicare un testo da barrare, ad es. ~~ ~~così~~~~). Insomma, questa app apparentemente poco dotata e forse dalla grafica un po’ ingenua, o dagli effetti sonori di macchina per scrivere abbastanza inutili, è più interessante di quanto non possa sembrare a prima vista.

In conclusione
L’esperienza di utilizzo di un software in beta è di due tipi: frustrante oppure ottima. La scarsa stabilità, il rischio di incontrare bug, le idiosincrasie di un sistema non terminato nella beta di Mou sono tutte inesistenti. Il programma è stabile come una roccia e sembra già pronto per la prima serata. In realtà il suo autore lo considera un software in beta probabilmente perché sta lentamente aggiungendo nuove funzionalità che consentono di trattare in maniera ancora più strutturata il testo. La scelta grafica della doppia finestra con il rendering automatico è quello che in prima battuta aveva spiazzato di più chi scrive: avremmo preferito un sistema meno intrusivo (magari un pulsante da premere per allargare la finestra verso destra mostrando anche l’anteprima live) tuttavia siamo davanti a un peccato veniale.

L’editor come dicevamo supporta il Markdown tradizionale (quello creato da John Gruber attualmente -e a dire il vero da molto tempo- alla versione 1.0.1) sia alcune varianti dialettali fino al MultiMarkdown. Ci sono però anche alcune rigidità: a differenza di iA Writer, per esempio, se si vuole avere un punto e capo bisogna aggiungere due spazi bianchi dopo il punto, altrimenti le due frasi nel rendering vengono di seguito. Questo serve per risolvere un problema che John Gruber riteneva importante per quanto riguarda l’HTML: il controllo sulla creazione di paragrafi con le tag per la divisione che invece creano una certa difficoltà per chi abbia una vocazione più portata alla scrittura, cioè per persone per le quali un a capo è un a capo e non richiede niente altro per funzionare. In ogni caso, Mou si rivela un piccolo ma sorprendente software che, a costo zero come la versione 0.8.7 provata da Macity, consente di fare moltissimo in modo molto pulito e interessante, compresa anche la parte di gestione delle formule matematiche.

Prezzo e disponibilità
Al momento il software Mou per Mac è in versione beta: si scarica gratis da questo link. Quando il software sarà completato sarà proposto in vendita: lo sviluppatore propone il 50% di sconto per chi lo preordina fin da ora.

Pro:
Flessibile e molto leggero
Stabile e con funzionalità interessanti
Ottimo editing dei temi e dei CSS

Contro:
Avvio con doppia finestra non modificabile
Effetti discutibili (tipo il rumore della macchina per scrivere)
Servono piccoli ritocchi com’è tipico per le app in beta

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