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Recensione Sonos Sub Mini, una carica di bassi compatti per tutti i sistemi Sonos

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Quando Sonos ci ha proposto di provare il suo nuovo Sub Mini senza fili che sarà disponibile dal 6 Ottobre abbiamo deciso di eseguire una serie di test non solo con gli speaker deputati ad accoppiarsi nelle configurazione ottimali ma con tutta una serie di combinazioni che coinvolgessero diversi sistemi di amplificazione e riproduzione dell’azienda e di terze parti.

Le soundbar più piccole di Sonos come Beam, Beam Gen 2 e Ray non possono ovviamente coprire anche le note più gravi per evidenti limiti fisici e qui un Subwoofer sembra quasi una necessità assoluta se si vuole seguire un film con pesanti effetti sonori e avere un coinvolgimento emozionale più diretto.

Dall’altra parte dopo aver provato a lungo la Soundbar Sonos ARC, lo speaker più potente e complesso di Sonos con una schiera di speaker e una dimensione tale da coprire un ampio spettro audio e con i benefici di eArc e Dolby Atmos ci siamo chiesti a cosa potesse servire un subwoofer per ampliare la gamma dei bassi del sistema.

In questa recensione troverete quindi il resoconto non di un solo test ma (per il momento) quattro differenti configurazioni con diversi sistemi composti da speaker Sonos e Ikea by Sonos con la promessa di sviluppare ulteriori test non appena avremo a disposizione alcune componenti di terze parti a cui associare il Sub.

Recensione Sonos Sub Mini, una carica di bassi compatti per tutti i sistemi Sonos

Cos’è e come funziona Sonos Sub mini

Sonos Sub mini è un Subwoofer senza fili pensato per abbinarsi agli speaker del catalogo Sonos (e pure IKEA by Sonos e Sonance e tutti quelli amplificabili con Sonos AMP) che possono essere calibrati con il sistema TruPlay: sono quindi esclusi Sonos Roam e Sonos Move che hanno un sistema Truplay automatico che confliggerebbe con quello manuale (ma noi ci chiediamo perché non possa essere escluso).

Il Subwoofer non può vivere ovviamente di vita propria visto che può riprodurre solo le frequenze più basse e deve quindi “appoggiarsi” ad una soundbar o a un sistema di speaker in grado di fornirgli un segnale digitale o in modalità wireless o con un cavo Ethernet.
Non c’è quindi un ingresso audio vero e proprio ma il segnale arriva in formato digitale con tutti i tanti vantaggi (e il piccolo svantaggio di non poter riprodurre uno strumento musicale dal vivo per la latenza) che questo comporta.

Il subwoofer non potrà quindi essere visto singolarmente ma come parte di un sistema Sonos esistente a cui aggiungere il “punch” necessario sulle note più basse.
Chi conosce da tempo il mondo Hi-Fi sa che normalmente i sistemi con subwoofer nascono per un progetto singolo: si studiano i limiti fisici e lo spettro audio riproducibile dall’altoparlante dedicato ai bassi e di quello o quelli dedicati alle frequenze medio alte e si fissa un limite di intervento sulla gamma per l’uno e per gli altri in modo che tutto lo spettro venga coperto con il sistema di riproduzione più efficiente: l’incrocio tra le due frequenze si chiama frequenza di crossover.

Recensione Sonos Sub Mini, una carica di bassi compatti per tutti i sistemi Sonos
A confronto con Symfonisk by Sonos da scaffale e Sonos Ray

Inoltre le note basse hanno una particolarità rispetto alle medio alte: non sono direzionali e questo permette di collocare il subwoofer anche sul pavimento e con i coni non direttamente rivolti verso l’orecchio dell’ascoltatore.
Infine c’e’ il fattore ambientale: il posizionamento del Sub è importante rispetto alle pareti di fondo e a quelle di mobili e accessori perché c’è un effetto di potenziamento delle note basse tanto più ci avviciniamo ad esse.

Sonos, grazie al suo software che di fatto trasforma ogni speaker in una parte di un sistema intelligente controllabile in ogni dettaglio della propria configurazione con una app,  risolve questi problemi da una parte gestendo dinamicamente il punto di incrocio (crossover) tra i sub e gli speaker e dall’altra utilizzando iPhone e iPad e i relativi microfoni come un sistema di calibrazione che analizza sia la posizione principale dell’ascoltatore che il comportamento dell’ambiente rispetto ai suoni emessi dal sistema e regola di conseguenza la potenza di emissione dei singoli speaker.

Vi abbiamo già parlato di TruPlay nelle nostre recensioni ma qui il sistema è sfruttato al massimo proprio perché l’intervento del sub si accordi con il resto delle emissioni sonore. Basterà un tour con il nostro dispositivo iOS all’interno della stanza mentre gli speaker emettono un suono di check e avremo una calibrazione a-la-Sonos del nostro ambiente.

L’unboxing e come è fatto

Qui sotto la galleria dell’unboxing: da notare che tutto l’imballaggio è ricavato da cartone riciclato senza inutili cover colorate: il prodotto si presenta da solo grazie alla sua iconicità e alla riconoscibilità del marchio. Dentro la scatola troviamo il cavo di collegamento alla rete (l’alimentatore è, come nella tradizione Sonos, integrato nello speaker facilitandone la trasportabilità) e un pieghevole con le istruzioni basilari per la facile installazione.
I collegamenti sono collocati sul fondo permettendo il passaggio del cavo di alimentazione (o di rete) tra i piedini che tengono il sub ben ancorato al pavimento grazie al peso propri e al trattamento antiscivolo. Sul retro (se così vogliamo chiamarlo e trattarlo con l’intenzione di lasciare il tasto fuori della portata dei bambini) troviamo un tasto di sincronizzazione-reset che ci servirà solo in casi estremi ed un led di segnalazione dello stato che rappresenta di fatto l’unico modo di comunicare diretto del sub.

Niente paura: dall’app sarà possibile disattivarlo o aumentare a piacimento la sua presenza se le regolazioni calcolate da Sonos con TruPlay non ci soddisfano o vogliamo cambiare anche temporaneamente i settaggi per una festa o per un film che vogliamo ancora più coinvolgente.

 

La forma cilindrica (con un diametro di 23 cm e una altezza di 30 cm per un peso di 6,35 kg) ha un foro passante centrale con entrambi i woofer da 6″ (15 cm) installati in un cabinet sigillato acusticamente e sono rivolti verso l’interno per creare un effetto force canceling che neutralizza le distorsioni. I woofer sono pilotati da due amplificatori digitali in classe D.

Sonos Sub Mini, il piccolo che aggiunge presenza a musica, film e videogames

L’elaborazione avanzata del segnale digitale ottimizza i bassi e consente di riprodurre la stessa gamma completa di basse frequenze di cui è capace un subwoofer di dimensioni molto più grandi. La gestione dedicata delle basse frequenze permette di destinare gli speaker abbinati (come Beam, Ray, One o One SL) esclusivamente alla riproduzione della gamma di frequenze medie e alte, per offrire un audio più intenso e potente.

Le ridotte dimensioni e la forma cilindrica offrono la possibilità di abbinarsi all’estetica di ogni casa senza occupare troppo spazio (né dare troppo nell’occhio).

Recensione Sonos Sub Mini, una carica di bassi compatti per tutti i sistemi Sonos
A confronto con il vecchio sub di un sistema discreto. Collocato vicino al divano per sfruttare le vibrazioni…. ma è ultra stabile!

Come si configura

La configurazione del subwoofer come di tutti gli altri speaker Sonos è semplicissima: il vostro iPhone rileva la sua presenza nella stanza e grazie ad NFC basta avvicinare il telefono alla sua sommità per effettuare l’abbinamento alla rete Wi-Fi di casa. Ovviamente se volete cablarlo potete usare la presa Ethernet presente sul fondo del sub stesso.

Le schermate che vedete qui sotto mostrano l’integrazione del sub con il nostro impianto base dotato della Soundbar Sonos Ray, degli speaker Symfonisk da scaffale e poi quelle con un sistema Surround con Sonos ARC e Sonos One utilizzate come Surround. In una revisione dell’articolo vi mostreremo almeno altre due configurazioni più particolari.

 

I sistemi di prova

Sistema Base 2.1: Soundbar Sonos Ray e Sonos Sub Mini

Qui abbiamo abbinato Ray la più economica delle Soundbar Stereo Sonos che abbiamo provato singolarmente su questa pagina di Macitynet per capire quale apporto potesse fornire Sub Mini ad un sistema di relativamente bassa potenza. La collocazione era la libreria di una tipica stanza da ragazzi con il collegamento ad una PS4 attraverso l’uscita ottica. La soundbar era collocata sotto il TV a 40″ e il Sub Mini sotto la scrivania. La calibrazione TruPlay e poi l’ascolto portano ovviamente ad un incremento della presenza dei bassi nella stanza con la capacità non di saturarla con suoni di elevato livello acustico ma di arricchire il coinvolgimento nell’azione con effetti di tutto rispetto. Il sub è perfettamente stabile e nonostante i due woofer si muovano rapidamente con una buona escursione nelle esplosioni dei giochi non ha alcuna vibrazione spuria.

Lo stesso sistema è stato usato per ascoltare musica anche a buoni livelli di volume: come vedremo per gli altri test e gli altri speaker la soundbar suona più definita e libera dalla riproduzione delle frequenze più basse: qui il sub copre una gamma più estesa grazie al punto di crossover più alto con note che erano impossibili da gestire per la piccola Ray e il suo apporto si fa più decisivo per l’equilibrio globale.

Sistema Top 2.1: Speaker Sonos One e e Sonos Sub Mini

Stessa configurazione 2.1 ma con gli speaker per medio alti separati. Qui l’effetto, come vedremo anche nella configurazione Top non è tanto sul completamento dello spettro audio quanto sulla “liberazione” dei Sonos One dalla riproduzione delle basse frequenze: gli speaker sembrano essere più liberi e puliti sulle medie lasciando a Sub Mini il gravoso compito di occuparsi delle gravi.

Sistema Surround Base: Soundbar Sonos Ray, Speaker Symfonisk Ikea by Sonos utilizzati come canali surround  e Sonos Sub Mini.

Questa prova è stata effettuata con il sistema base 1 aggiungendo alla Soundbar Ray,  adatta a TV e ambienti di piccole medie dimensioni gli speaker Symfonisk di IKEA-Sonos da libreria come surround – lo trovate nell’immagine di apertura di questo articolo. A dire il vero abbiamo iin prima battuta cercato di strafare collocando il sistema in una stanza di grandi dimensioni (9×9 metri – praticamente quelle di  un medio appartamento open space) e qui dobbiamo dirla tutta, anche se il tutto funzionava con un certo equilibrio proprio non ce la faceva ad avere la presenza necessaria per gestire l’audio di un film proiettato sullo schermo in un volume così grande.

Abbiamo quindi portato il sistema all’interno della camera del sistema 2.1 base realizzando un sistema con soundbar + sub + surround che è attualmente il più economico che potete formare con Speaker a tecnologia Sonos (Sub mini a 499 €, Symfonisk a 119+119 € e Sonos Ray 299 €). Qui dopo la calibrazione con Truplay abbiamo trovato la vera dimensione dell’insieme. Ottimo equilibrio e volumi d’eccezione per il gioco o il film d’azione più scatenato e la musica che piace ai ragazzi.

Sonos Sub Mini, il piccolo che aggiunge presenza a musica, film e videogames
Mix and Match: tutti gl speaker Sonos che potete combinare con Sub Mini e il Sub grande nell’angolo in alto. Mancano all’appello gli speaker IKEA by Sonos che sono tutti utilizzabili come coppia stereo principale o come coppia surround.

Sistema Surround top: Speaker Sonos One, Soundbar Sonos Arc e e Sonos Sub Mini

Dopo l’ottima esperienza in combinazione con le Sonos One come sistema per l’ascolto di musica abbiamo provato per più ore (meglio forse dire giorni) il Sub mini in combinazione con la soundbar ARC già provata singolarmente su queste pagine. Come dicevamo nell’introduzione ci sembrava quasi inutile aggiungere un sub al già potente sistema di Sonos che ha pure una ottima escursione sulla parte bassa dello spettro: se non si ascolta musica o si guardano film ai massimi volumi non si sarebbe avvertita la differenza!

Invece la differenza c’è: come accade per le Sonos One, la presenza del Sub libera la ARC dalla riproduzione delle basse frequenze ed essendo la sua riproduzione monodirezionale si incarica allo stesso tempo di farlo anche sui canali surround. Ne esce fuori un suono presente e pulitissimo che risolve anche la riproduzione dei pezzi più complessi e apparentemete confusi.

Uno dei brani tipici che utilizziamo per capire il livello di separazione delle frequenze e di chiarezza della riproduzione è il complessissimo (per la varietà degli apporti sonori)  “Walking in My Shoes” Live in Berlin dei Depeche Mode e dobbiamo dire che non l’abbiamo mai sentito riprodotto con gli strumenti, il coro del pubblico, la voce di Gahan e gli effetti ambientali così netti e con il refrain sulle ottave basse del pianoforte così presente.

Altro test lo abbiamo fatto con un concerto presente su Prime Video:”Secret World Live” di Peter Gabriel, un concerto registrato a Modena negli anni ’90 con delle parti ritmiche d’eccezione come la batteria di Manu Katchè e i diversi bassi usati da Tony Levin veri e propri benchmark per la morbidezza o la secchezza di riproduzione delle note basse: test passato alla grande anche con i volumi al massimo e con una presenza nella stanza (in questo caso si trattava di un salotto 7×5 metri) assolutamente coinvolgente.

Tra le altre tracce che usiamo per questi test c’è “Fallin Fallin” di Fhin feat. Sahara in cui la presenza di suoni sintetici, una bellissima e decisa voce femminile e una etereo canto maschile si sposano con effetti ambientali che esaltano i sistemi surround. Anche qui massimo coinvolgimento e suoni da brividi.

In tutto questi test il Sub non ha mai avuto vibrazioni spurie che magari sarebbe stato bello trasmettere al divano per in qualche film d’azione ma la sua azione pulitissima, efficace era ben presente fin da volumi di media intensità.

Insomma non possiamo che dar ragione agli acquirenti dei Sub di Sonos che abbiamo conosciuto su diversi forum dedicati: fino a quando non hai aggiunto un Sub Sonos al tuo impianto non sai che una volta provato non ne potrai fare a meno. Questo è vero per il fratello maggiore di Mini ma anche per il nuovo e più piccolo modello almeno per ambienti di dimensioni non eccessivamente grandi.

Funziona con Airplay

Naturalmente grazie al “routing” degli altri speaker e soundbar Sonos e dopo la configurazione nell’app Sonos Sub mini diventerà parte integrale di un sistema 2.1 o 5.1 (con o senza Dolby Atmos) controllabile via Airplay da tutti i dispositivi Apple compresa Apple TV.

Conclusioni

Non si può valutare Sonos Sub Mini solo per il prezzo che sembra portare il componente ai tempi dell’Hi-Fi: la sua versatilità è impagabile e la si può valutare abbinandolo a sistemi Sonos già ottimizzati per volume all’ambiente dove suoneranno. Per grandi ambienti possiamo utilizzarlo per rifinire la musica di sottofondo ma ambienti di medie dimensioni fino a 30 mq se abbinato ad una Sonos Arc e alle Sonos One può creare un fantastico sistema surround con una calibrazione ambientale che ci permette ad arrivare ad un suono potente ma equilibrato nella tradizione Sonos.

Pro

  • Versatilità assoluta in combinazione con qualsiasi sistema Sonos
  • Qualità audio
  • Zero vibrazioni spurie e zero distorsione udibile
  • Compattezza rispetto al fratello maggiore Sonos Sub

Contro

  • Prezzo elevato (quando comparato ai prezzi degli speaker base più economici)
  • Calibrazione TruPlay disponibile solo su iOS (se avete Android cercate un amico con iPhone o iPad)

Prezzo al pubblico

Sonos Sub Mini costa 499 € ed è acquistabile direttamente presso Sonos dal 6 Ottobre. La distribuzione Italiana è affidata a Nital.


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