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Caso Sony, secondo Apple non è cambiata la politica sulle vendite dalle App

Apple non ha cambiato le sue politiche per l’approvazione delle applicazioni su App Store, semplicemente sta facendo applicare un regolamento che gli sviluppatori hanno sottoscritto. La risposta alle polemiche che si sono scatenate questa mattina quando Sony si è vista respinta un’app destinata a vendere i libri del suo negozio per eBooks arriva direttamente da Apple ed è stata pubblicata da John Paczkowski, uno dei bloggers di All Things D, testata on line legata al Wall Street Journal.

«Non abbiamo modificato i termini per gli sviluppatori o le linee guida – dice la portavoce Trudy Muller citata da Paczkowski – semplicemente richiediamo che se un’app offre ai clienti la possibilità di acquistare libri fuori dall’app, che la stessa opzione sia disponibile come acquisto in app». Insomma: non è necessario che un certo libro per iOS sia acquistato solo passando da iTunes, ma che ci sia la possibilità di farlo, il che non era il caso dell’app di Sony.

Nonostante la precisazione, la maggior parte degli osservatori concorda che la svolta è di rilievo. Apple, è vero, non proibisce di vendere direttamente contenuti (nel caso specifico libri, ma potrebbe trattarsi anche di film o musica o riviste), ma nello stesso tempo stringe le maglie e costringe chi opera usando un’app, ad offrire anche un servizio che sottrae ad essi il 30% dei profitti. Questo rappresenta certamente un punto di svantaggio della piattaforma iPhone e iPad e un ostacolo indubitabile che rende meno interessante operare sui dispositivi Apple.

Per capire quanto complesso anche semplicemente dal punto di vista logistico (per non parlare dal punto di vista tecnico e commerciale) sia questa disposizione di Cupertino basti pensare che gli acquisti di libri in app dovrebbero avere lo stesso costo di quelli “out of app”, il che obbligherebbe società come Amazon ad adeguare le loro fasce di prezzo a quelle proposte da iTunes cedendo ad Apple la percentuale sopra menzionata del 30%. In aggiunta a tutto questo sono da mettere nel conto anche tutte le questioni collegate ai sistemi di pagamento elettronico e di contabilità che dovrebbero essere integrati per tenere conto e gestire le vendite iTunes, al marketing e alla gestione dell’anagrafica dei clienti.

Per questo si può pensare che se questa politica dovesse essere portata alle sue conseguenze estreme e toccare anche le app già disponibili, società come Amazon si ritireranno da App Store. Le conseguenze, notano alcuni analisti, potrebbero avere due facce: da una parte Apple potrebbe eliminare dei concorrenti dal App Store o ottenere, in alternativa, da essi una percentuale dei loro profitti, dall’altra Cupertino potrebbe anche rendere meno appetibile la piattaforma per i clienti finali, privati di alternative di elevato livello come il negozio di libri di Amazon.

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