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Apple permetterà l’installazione di app da store di terze parti

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Apple si sta preparando per offrire su iPhone e iPad il “sideloading”, in altre parole consentire l’installazione di app da store di terze parti e non solo dall’App Store.

Il cambiamento è necessario ed è uno degli obblighi previsti dal Digital Markets Act (DMA) – la legge della Commissione europea sui mercati digitali che dovrebbe “garantire mercati digitali equi e aperti”.

Il DMA stabilisce una serie di criteri oggettivi e molto precisi per definire regole per le piattaforme online. Tra le norme che impatteranno l’App Store c’è l’obbligo di consentire il download di app da store di terze parti, la possibilità di permettere agli sviluppatori di usare sistemi alternativi per i pagamenti (bypassando l’App Store) e anche la possibilità di permettere loro di usare “motori” alternativi per i browser.

Apple consentirà l’uso di app store alternativi solo nell’Unione europea ed eventualmente in altre nazioni dove saranno attivati obblighi simili.

Non c’è un annuncio ufficiale ma Mark Gurman di Bloomberg riferisce che team incaricati di implementare la novità su iOS e iPadOS starebbero preparando quando necessario per l’apertura della piattaforma, consentendo il download di app senza passare dallo store ufficiale.

La novità potrebbe arrivare con iOS 17, la cui prima beta dovrebbe arrivare a giugno del prossimo anno e la versione definitiva a settembre 2023, poco prima che scattino gli obblighi previsti dal DMA (le misure del testo europeo dovrebbero entrare in vigore nel corso del 2024).

Bozza automatica

Apple ha sempre difeso con le unghie e con i denti il suo ecosistema, evidenziando più volte i pericoli del sideloading, spiegando che store alternativi potrebbe essere vettori per il malware (Apple non avrebbe modo di controllare preventivamente le app disponibili su store che non sono di sua proprietà).

Oltre alla questione sicurezza, l’App Store è per Apple certamente una fonte di guadagno sicura che permette di ottenere da app e acquisti in-app commissioni che vanno dal 15% al 30% su ogni transazione.

Apple sta pensando a meccanismi di sicurezza per gli App Store alternativi e una possibile protezione potrebbe arrivare con la notarizzazione delle app, meccanismo che consentirebbe di firmare le app e autenticare gli sviluppatori, sulla falsariga di quanto accade su macOS (dove è già possibile eseguire applicazioni, non necessariamente scaricate dal Mac App Store).

Per quanto riguarda l’utilizzo di un sistema di pagamento alternativo a quello dell’App Store, l’elemento che dà diritto a ottenere le commissioni della discordia, Apple non ha ancora preso una decisione; non ha tuttavia molta scelta poiché è una delle misure previste dal DMA.

La Mela dovrebbe aprire agli sviluppatori API riservate e permettere anche l’uso di “motori” per browser diversi dal WebKit. Le app dovranno essere libere di usare la tecnologia NFC, e concorrenti di accessori come gli AirTag (es. Tile) avrebbero accesso alle funzionalità dell’app “Dov’è”. Altra apertura riguarda l’app Messaggi, anche questa prevista dal DMA, elemento che comporta grattacapi per gli ingegneri di Cupertino, secondo i quali aperture di questo tipo potrebbero minare le funzionalità crittografiche della messaggistica.

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