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Bitcode, l’arma di Apple per preparare la rivoluzione dei processori

Alla WWDC15 i nuovi sistemi operativi watch OS 2, iOS 9 e OS El Capitan hanno rubato la scena, ma secondo un programmatore è passata letteralmente inosservata la rivoluzione resa possibile da Bitcode, uno strumento di sviluppo che apre la strada a ogni possibile innovazione futura nel campo dei processori in arrivo da Apple.

Bitcode è uno strumento usato per la compilazione delle app in due passaggi tramite LLVM: nel primo passaggio dal codice sorgente si ottiene il codice Bitcode indipendentemente dai linguaggi di programmazione usati per la scrittura del software. Nel secondo passaggio invece il codice Bitcode viene compilato per creare file eseguibili in base al processore sul quale l’app verrà utilizzata. Questa suddivisione in due passaggi offre da una parte libertà completa per la scelta dei linguaggi di sviluppo ma soprattutto garantisce ad Apple il santo graal della programmazione e della retro compatibilità: in pratica una volta che su App Store sono conservate tutte le app in formato Bitcode, basta una ricompilazione, senza intervento dei programmatori, per creare rapidamente una nuova versione del software in grado di funzionare su qulasiasi tipo di processore, anche se questo non esisteva nemmeno quando il programma è stato creato.

Questo è il primo tassello che il programmatore che si firma Inertial Lemon indica che Apple ha in cantiere novità sostanziali in campo processori. Il secondo è più noto al grande pubblico: da anni la multinazionale della Mela sta ammassando ingegneri specializzati, know-how e brevetti nel campo dei processori, soprattutto ma non esclusivamente per le architetture ARM impiegate in iPhone, iPad e Apple Watch. Il terzo fattore dell’equazione è Bob Mansflied, ex senior vice president per hardware e tecnologie di Apple che ha lasciato l’incarico per diventare responsabile di nuovi futuri prodotti mai precisati: il suo profilo è stato rimosso da quelli dei top dirigenti della Mela.
Apple e TSMC processore A8Oltre ad essere un esperto di hardware Mansfield è stato, tra gli altri precedenti incarichi, senior director nella mitica Silicon Graphics occupandosi dello sviluppo di numerosi processori, quando SGI era all’apice del successo e l’azienda più avanzata al mondo nel campo dell’hardware e della computer grafica. Si arriva così alla WWDC15 dove in una sessione Apple ha pensato di rimuovere ogni riferimento a Bitcode.

Non è un problema se il processore S1 di Apple Watch è lento, con S2, S3 e successivi Apple possiede tutto quanto occorre per creare qualcosa di completamente nuovo, con la certezza che tutti i software disponibili non devono essere nemmeno toccati e risulteranno subito compatibili con la nuova CPU. Questo risulta ancora più importante man mano che il parco software cresce di dimensioni. Per ora Bitcode è facoltativo ma con iOS 9 potrebbe diventare obbligatorio: quando arriverà il processore Apple A9, Apple A10 e così via basterà ricompilare le app e ogni cosa funzionerà anche su processori e terminali che non sono ancora arrivati sul tavolo di progettazione.

Infine un altro importate passaggio: è lecito attendersi grandi novità in arrivo quando Apple renderà obbligatorio Bitcode per OS X. Rendendo indipendente il codice sorgente dal compilato eseguibile finale non sarà solo possibile adattarlo al volo per nuove CPU X86, Intel o AMD che sia, ma persino trasportare tutto il codice pronto per Bitcode su processori ARM. Questa previsione non è azzardata: da anni circolano voci di MacBook Air prototipo che funzionano con processore ARM ed Apple sembra sempre più pronta per progettare nuove CPU, sempre più potenti, tanto che un giorno risulterà possibile impiegarle non solo sui dispositivi mobile, ma anche sui computer desktop e notebook.
bob mansfield

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