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I migliori libri sul successo e l’eredità di Apple

Abbiamo già pubblicato alcune listi dei migliori libri di Macitynet su Apple: non solo perché è una sorta di “dovere aziendale” per una testata giornalistica che si chiama Macitynet, ma anche perché ce ne sono veramente tanti e molti sono fatti decisamente bene. Crescono, in continuazione, vero testamento del successo culturale oltre che commerciale dell’azienda di Cupertino.

Certo, Apple è una multinazionale e non certo una persona o comunque una entità che abbia emozioni e sentimenti. Tuttavia, è certo che è stata in grado, grazie ai suoi fondatori e ai suoi dipendenti e dirigenti, di fare moltissimo e rendersi un elemento fondamentale della nostra quotidianità. È nel posto giusto, assieme a un manipolo molto ristretto di altre aziende, per influenzare e cavalcare l’onda della trasformazione digitale e culturale del mondo. Ovunque e comunque. I libri sono tantissimi, e quindi ecco qui, dopo aver pubblicato[questa e questa selezione, ecco una nuova raccolta di testi che secondo noi vale la pena leggere perché sono i migliori. Come al solito, per le nostre liste di libri.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

Build. Guida non ortodossa per avere successo

Cominciamo subito con quello che forse è il meno centrato su Apple di tutti i libri, ma che in realtà ad Apple deve tantissimo. È il libro di Tony Fadell, l’uomo che ha creato l’iPod e poi Nest, tra le altre cose. La traduzione italiana è recentissima, il libro è appena arrivato sugli scaffali nella nostra lingua.

Quando ci si trova di fronte a un bivio o a una crisi professionale, ognuno di noi sente il bisogno di parlare con qualcuno che ha già affrontato una situazione simile, che sa come ci sentiamo e che, grazie all’esperienza, sa dirci cosa fare. Tony Fadell ha trascorso i primi dieci anni della sua carriera nella Silicon Valley collezionando un fallimento dopo l’altro, e i successivi venti progettando alcuni dei dispositivi più rivoluzionari della Storia: iPod e iPhone. Ha accumulato così una tale quantità di storie e lezioni di vita su leadership, design, startup, crescita professionale e processi decisionali da poter scrivere un’enciclopedia. Ecco cos’è questo libro: un’enciclopedia. Un mentore sul comodino.

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Siate affamati. Siate folli. Steve Jobs in parole sue Copertina flessibile

Cosa ha detto in realtà Steve Jobs quando ha parlato? Se lo è chiesto George Beahm. Con le sue idee e le sue invenzioni Jobs ha cambiato la vita di tutti noi, al punto che il Wall Street Journal l’ha definito l’uomo più influente della prima decade del XXI secolo. Il padre del Mac è stato uno dei più grandi visionari dei nostri tempi ed è riuscito a trasformare il mondo con una serie di innovazioni tecnologiche e prodotti diventati icone inconfondibili.

Il suo segreto è stato ciò che lui chiamava “the vision thing”: l’abilità senza uguali di immaginare e di portare con successo sul mercato prodotti che i consumatori trovano semplicemente irresistibili. Anche per questo ancora oggi il suo segno nell’industria e nelle nostre vite è sempre vivo e sinonimo di innovazione, e questo libro raccoglie le frasi memorabili pronunciate da Jobs lungo un arco di oltre trent’anni, dalla fondazione di Apple nel 1976 fino all’abbandono della carica di CEO nel 2011. Un volume che rappresenta una lettura essenziale per tutti coloro che hanno tratto ispirazione dalla straordinaria parabola di vita di Jobs e indica ai nuovi leader, del business e non solo, la via da seguire per le rivoluzioni del futuro.

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Steve Jobs: La vita di un visionario

Aaron Roosevelt Stark ci racconta la vita di un genio visionario in maniera rapida, concisa e impeccabile. Con questo libro è possibile sapere tutto quello che serve del leggendario co-fondatore di Apple e uno dei più grandi innovatori della storia della tecnologia. Ci si immerge nella sua infanzia, nei suoi inizi in Apple e nella sua visione per il futuro. Si possono sperimentare gli alti e bassi della sua carriera, tra cui la crisi degli anni ’90 e il suo ritorno in Apple. È il libro per conoscere l’impatto che ha avuto sull’industria e l’eredità che ha lasciato nella cultura aziendale. Questa biografia è una lettura emozionante e istruttiva che da sola vale molto di questa lista.

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Apple Lovers: Il futuro non è mai come te lo saresti aspettato

Una grande compagnia di amici e “fratelli” (e sorelle) di strada: persone che in Italia hanno amato profondamente la Apple e ne raccontano la storia. Gli eroi di questo libro sono il Macintosh, la Apple, ma anche Blue Bottazzi, Enrico Colombini, Enrico Lotti, Fabrizio Re Garbagnati, Giuseppe Turri, Fabrizio Venerandi, Michele Pizzi e Carolina Bottazzi.

Questo libro è per tutti coloro che hanno posseduto un computer Apple. La storia di Apple in Italia, quando si chiamava Apple Computer e produceva Macintosh ed Apple II, negli anni ruggenti in cui l’informatica era diventata personal ma non ancora popular. La storia delle macchine e degli utenti, nella testimonianza di creativi, grafici, architetti, giornalisti, programmatori, giocatori e persino di chi in Apple ha lavorato. Gli utenti che hanno esultato quando Steve Jobs tornò a salvarli. Esistono altri libri che raccontano di Apple Computer, alcuni persino scritti da chi Apple ha contribuito a crearla; sono libri americani, che raccontano la storia americana. Questo libro racconta la storia italiana degli entusiasti, visionari, creativi, a volte fanatici, incontentabili, fedeli utenti di Apple II e di Macintosh.

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Cuore di Mela

Un altro libro di due “storici” del mondo Apple: Lucio Bragagnolo e Luca Accomazzi. Un libro che racconta con una mano fatata la storia di Apple e dei suoi prodotti. Attraverso elementi storici, aneddoti e ricordi, ma anche con la migliore sintesi del giornalismo tecnologico di un tempo, fatto di professionalità e cura dei particolari, dalla stesura del testo alla sua impaginazione e correzione sino alla stampa. Un libro che è non solo oggetto della storia ma anche suo soggetto, esempio di come si fa buona divulgazione sulla storia della tecnologia.

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Apple: storia della mela più sexy del mondo. La lussuria del marchio secondo Steve Jobs

Un altro viaggio italiano, questa volta nel passato. Un’azienda nata in un garage e fondata da un hippy e un hacker si è consacrata come un marchio di valore mondiale, circondato da un alone magico che illumina i propri clienti e attira fortemente gli altri, catalizzando l’attenzione dei media e orientando i mercati di riferimento. Con una sapiente miscela di intuito, genialità e abilità comunicativa Steve Jobs e Steve Wozniak sono riusciti a portare il personal computer nelle famiglie con il Macintosh, a trasferire migliaia di canzoni in una tasca con l’iPod, a reinventare il telefono cellulare con l’iPhone e a trasformare il concetto di computer portatile con l’iPad.

Apple così varca i confini dell’informatica, infondendo un forte senso di appartenenza, rendendosi compagna nella vita di tutti i giorni con i propri prodotti, lussuriosi e funzionali, e trasmettendo conoscenza e speranza per un futuro migliore. Questo libro svela i motivi di tale successo: le strategie operative, le filosofie perseguite e i segreti del marketing, approfondendo il ruolo decisivo di Steve Jobs.

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Tim Cook. Il genio che ha cambiato il futuro di Apple

La Apple di oggi non la si capisce se non si scopre anche la figura di Tim Cook. Che non può essere quella raccontata dall’uomo (anche perché concede poche interviste e mai sul suo privato) ma deve essere per forza quella costruita da un giornalista di razza che conosce molto bene l’azienda. È il caso di Leander Kahney.

Dopo la morte di Steve Jobs, l’iconico fondatore di Apple, era difficile immaginare il suo successore: l’erede avrebbe dovuto reggere il confronto con uno dei più grandi imprenditori e creativi di tutti i tempi. E Tim Cook, timido e riservato braccio destro di Jobs, non sembrava all’altezza. Ma oggi le cose alla Apple non potrebbero andare meglio: il valore delle azioni è triplicato, e l’azienda di Cupertino è diventata la prima al mondo con una capitalizzazione da un trilione di dollari.

Grazie a Cook, Apple si sta espandendo verso una produzione più green, politiche di rispetto della privacy e dell’ambiente, prodotti sempre più all’avanguardia, un’etica solida fatta di valori veri, che sono diventati parte integrante delle attività aziendali. Dalla crescita esponenziale delle vendite degli iPhone al successo della tecnologia indossabile con l’Apple Watch, all’incremento dei servizi, Cook sta conducendo la Mela verso una nuova era.

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L’eredità di Steve Jobs. Tutta la verità sulla Apple

Un altro viaggio nella vita di Steve Jobs. La storia drammatica e mai raccontata della Apple dopo la morte di Steve Jobs seguendo i suoi due luogotenenti: Jony Ive e Tim Cook. Steve Jobs ha definito Jony Ive il suo «partner spirituale di Apple». Il genio londinese è stato la seconda persona più potente in Apple e la forza creativa che più incarna lo spirito di Jobs, l’uomo che ha progettato i prodotti adorati da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo: l’iPod, l’iPad, il MacBook Air, l’iMac G3 e l’iPhone. Dopo la scomparsa di Steve, Ive ha lottato con il dolore e si è lanciato nella progettazione del nuovo quartier generale e dell’Apple Watch.

Per molti versi, Tim Cook era l’opposto di Ive. Aveva inventato innumerevoli modi per massimizzare il margine, spremendo alcuni fornitori, persuadendo altri a costruire fabbriche grandi come città per sfornare più unità. Jobs lo ha scelto come suo successore e Cook ha supervisionato una fase di enorme crescita dei ricavi che ha portato la valutazione di Apple a due trilioni di dollari. Tripp Mickle ha parlato con più di duecento dirigenti Apple attuali ed ex, oltre a figure chiave dell’ultimo periodo della storia aziendale, inclusi funzionari dell’amministrazione Trump e luminari della moda come Anna Wintour.

La sua ricerca mostra che il successo ha avuto un costo. Apple ha perso il suo spirito innovativo e da anni non progetta una nuova categoria di dispositivi. La partenza di Ive nel 2019 ha segnato il passaggio da un’azienda di innovazione a una di eccellenza operativa. Ma cosa direbbe Steve se potesse vederla?

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Steve Jobs non abita più qui

Non è necessariamente un libro su Apple e Steve Jobs anche se il nome compare in copertina. Perché Michele Masnieri con questo testo fa una operazione molto più complessa e giornalistica: racconta la Silicon Valley, il cuore digitale della California e l’ombelico del mondo.

Non importa dove Masneri si aggiri, né con chi parli: che ascolti un autista di Uber descrivergli nei particolari la startup che lo renderà miliardario, registri le lagnanze dei vicini di casa di Mark Zuckerberg, tormentati dalle sue perenni ristrutturazioni di interni, esplori quanto sopravvive dell’un tempo gioioso ecosistema gay, o si faccia spiegare molto bene da Jonathan Franzen dove il pianeta dovrebbe andare per salvarsi, quella che Masneri scrive qui è una lunga, movimentata, esilarante prova provata di quanto ci avesse visto lungo Frank Lloyd Wright, quando sosteneva che tutto quanto sul pianeta non abbia un ancoraggio sufficientemente solido prima o poi comincerà a scivolare verso la California.

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Cybercapitalismo. Fine del legame sociale?

Il capitalismo in versione cyber è sia l’oggetto che il soggetto di questo libro: la tecnologia abilita una forma economica predatoria ancora più rapace, dice Emanuela Fornari, e al tempo stesso è protagonista di questo tipo di capitalismo.

Il cybercapitalismo denota una linea d’ombra, una soglia epocale che indica non solo la fine del capitalismo classico, ma anche la crisi dell’odierna economia finanziaria. Questo libro è una genealogia del presente: in un mondo sempre più influenzato dal web e dall’intelligenza artificiale, l’intento è quello di scorgerne gli antefatti, in un lungo tragitto della modernità che prende avvio sin dall’epoca rinascimentale, con quel crollo delle certezze e del senso delle cose che (da Montaigne a Shakespeare, a Donne) viene posto in rapporto con un mondo «acentrico», reso sempre più contingente, precario e imprevedibile dall’irruzione dell’«oro mobile», dalla circolazione di una moneta gestibile tramite il sistema delle banche.

Quanto accade oggi è dunque l’esito di una storia antica. Nel dominio del processo di valorizzazione, le parole viaggiano come le merci. E viaggiano tanto più velocemente quando si ha a che fare con la merce di scambio universale: il denaro. Emanuela Fornari parla dunque di metamorfosi. Di una storia del capitale segnata dal divario tra rendita e profitto, proprietà e produttività, interessi e crescita: una storia che i lettori di Jane Austen e Honoré de Balzac conoscono meglio degli esperti di economia. Di un sistema capitalistico segnato, nel corso di tre secoli, da un progressivo passaggio dalla terra al cielo: dalla proprietà agraria al capitale immobiliare, dalla Rivoluzione industriale ai movimenti globali del capitale finanziario. Di un processo di smaterializzazione che ha ridotto sempre di più il denaro a semplice codificazione valoriale e l’economia a mero sistema di segni.

Si propone qui una genealogia del presente che mette a confronto (oltre ad autori classici come Karl Marx e Max Weber) figure del pensiero contemporaneo come Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Marcel Mauss, Karl Polanyi e Arjun Appadurai. Tutti accomunati dall’idea di un’intima «innaturalità» dell’economia e della figura dell’homo oeconomicus, e dalla crescente prevalenza della dimensione del politico e della dominazione.

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Shareware Heroes: The Renegades Who Redefined Gaming at the Dawn of the Internet

Qualche libro in lingua inglese e fuori serie era necessario, altrimenti la nostra lista non sarebbe stata una di quelle della serie i migliori di Macity. E in questo caso, va a toccare il tema più forte della storia e dell’identità del Macintosh e poi del Mac: il software shareware.

Questo libro accompagna il lettore in un viaggio che parte dagli inizi del modello shareware nei primi anni ’80, dalle origini del concetto, persino del nome stesso, e dall’ascesa dei principali protagonisti dello shareware (id Software, Apogee ed Epic MegaGames) fino all’importanza dello shareware per i sistemi “dimenticati” (Macintosh, Atari ST, Amiga) quando gli editori di giochi commerciali se ne allontanarono.

Questo libro traccia anche la nascita di distributori commerciali di shareware come Educorp e la cultura della condivisione di BBS e newsgroup. Esplora inoltre come gli sviluppatori di shareware abbiano colmato le lacune del mercato videoludico creando giochi in generi di nicchia e trascurati, come gli sparatutto a scorrimento verticale (ad esempio Raptor e Tyrian) o i giochi di corse (ad esempio Wacky Wheels e Skunny Kart) o i giochi di ruolo (God of Thunder e Realmz), fino a quando, con la crescita e il cambiamento del mercato videoludico e l’assunzione del controllo da parte dei grandi editori, il sistema shareware è passato in secondo piano ed è scomparso dalla memoria.

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The Apple II Age: How the Computer Became Personal

Altro viaggio nel passato in inglese. Bisogna saltare però l’iPhone, l’iPod e il Macintosh. Se vogliamo capire come Apple sia diventata un colosso del settore, non abbiamo bisogno di altro che non l’Apple II del 1977. Progettato dal brillante Steve Wozniak e introdotto sul mercato dal suo cofondatore Steve Jobs, l’Apple II è diventato uno dei personal computer più importanti di una industria che ancora non esisteva.

L’Apple II era un hardware versatile, ma la sua storia più avvincente non si trova nelle prodezze ingegneristiche, nelle personalità dei fondatori di Apple o nel modo in cui ha posto le basi per il futuro multimiliardario dell’azienda. Invece, come dimostra la storica Laine Nooney in questo libro, ciò che ha reso iconico l’Apple II è stato il suo software. Nel software scopriamo le ragioni materiali per cui la gente comprava i computer. Non per hackerare, ma per giocare. Non per codificare, ma per calcolare. Non per programmare, ma per stampare. La storia dell’informatica personale negli Stati Uniti non riguarda l’evoluzione degli hacker, ma l’ascesa degli utenti comuni.

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Taking a Bite out of the Apple: A graphic designer’s tale

C’è sempre più da leggere se appena si allargano gli orizzonti linguistici. Rob Janoff è un perfetto esempio. Nel suo nuovo e avvincente libro il designer del celeberrimo logo Apple racconta com’è stato vivere i giorni inebrianti della rivoluzione dell’home computer. Dal fatidico incontro con Steve Jobs nella Silicon Valley, quando era un giovane art director nel 1977, alla sua attuale posizione a capo di un’azienda di branding internazionale insieme al suo partner commerciale australiano, la carriera di Rob continua a concentrarsi sulla distillazione della personalità aziendale di un cliente in un’icona memorabile.

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