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Produttività e smart working, gli italiani passano ore a temperature inadeguate

A causa dell’impatto di COVID-19, oltre 6 milioni di persone in Italia hanno lavorato da casa durante il 2020, dato cresciuto esponenzialmente rispetto al 2019 quando si contavano circa 570.000 smart worker Italiani. L’aumento del tempo trascorso in casa in estate, e soprattutto dell’home working, ha portato ad una significativa crescita delle ore passate a lavorare ad una temperatura troppo calda. Infatti, l’aria condizionata è diffusa negli uffici, ma non tutte le abitazioni private ne sono ancora dotate. Uno studio di tado° mostra che nell’estate del 2020 gli Italiani hanno trascorso una media di 5,4 ore a settimana con una temperatura scorretta, di 25° o superiore.

Oltre al disagio, una temperatura di 25°C e oltre può portare a una diminuzione della produttività. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda 24°C come temperatura massima per lavorare in modo confortevole. In Italia, l’Inail sostiene che la temperatura ideale degli uffici dovrebbe mantenere un rapporto costante tra quella interna ed esterna, con una differenza che non superi mai i 7°C in estate.

“Il recente cambiamento nei modelli di lavoro ha portato alla luce la necessità di uno spazio di lavoro produttivo a casa”, riferisce Christian Deilmann Co-Fondatore e CPO di tado°. “Le temperature domestiche dovrebbero essere in un range confortevole piuttosto che una distrazione o un ostacolo. Per raggiungere questo obiettivo, un numero crescente di persone sta acquistando dei condizionatori”.

Nel 2017, meno del 5% delle famiglie europee aveva l’aria condizionata. Da allora, le vendite di condizionatori in Europa sono aumentate, soprattutto per i paesi mediterranei che hanno un maggiore bisogno di climatizzatori nelle case. Infatti, negli ultimi anni si sono verificate frequentemente estati sempre più calde in tutto il continente, e molti paesi hanno battuto i record storici di temperatura. L’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede, infatti, che la domanda di aria condizionata raddoppierà nei prossimi 20 anni, a cui contribuirà in maniera significativa anche maggiore popolarità dell’home office aggiungerà anche un’ulteriore domanda in questo mercato.

I condizionatori consumano una quantità di energia significativa, che si traduce in bollette elettriche più alte e in un maggior impatto ambientale. L’Europa dovrebbe essere preparata a maggiori emissioni di carbonio dovute al crescente uso dei condizionatori. Per far fronte a questo aumento, sono ovviamente consigliate (visto che la ricerca è di un produttore) tecnologie efficienti dal punto di vista energetico come Smart AC Control (qui la nostra recensione) che assicura l’utilizzo del climatizzatore solo quando le case sono occupate.

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