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UE ad Apple, o cambi App Store entro 60 giorni o paghi miliardi

App Store di Apple continua a violare le regole imposte dal Digital Markets Act e l’UE potrebbe sanzionarla duramente. Questo è quel che già si intuiva dopo i rimedi applicati da Cupertino al suo App Store per andare incontro alle richieste dell’Unione Europea per l’apertura alla concorrenza, e questo è ora quel che dice ufficialmente la stessa UE in un documento che analizza e stronca la strada perseguita dall’azienda americana, minacciandola di multe miliardarie.

Restrizioni e commissioni sotto accusa

Tutte le critiche e le possibili conseguenze delle scelte di Apple sono esposte in maniera dettagliata in un documento in PDF stilato il 23 aprile 2025 (caso DMA.100109) dopo un nuovo round di indagini ma pubblicato solo in questi giorni.

In una lunga dissertazione l’UE spiega come l’azienda californiana continui a violare il Digital Markets Act (DMA), la legge europea pensata per limitare l’abuso di posizione dominante da parte dei gatekeeper tecnologici. Il cuore della questione riguarda lo steering, cioè il diritto degli sviluppatori di app di comunicare liberamente con gli utenti e indirizzarli verso acquisti esterni all’App Store, evitando così le commissioni di Apple.

UE ad Apple, o cambi App Store entro 60 giorni o paghi miliardi

Il DMA stabilisce che queste attività devono avvenire “free of charge”, senza vincoli né costi aggiuntivi, mentre Apple continua a ricaricare una percentuale sugli sviluppatori, imponendo una commissione del 17% (o del 10% per piccoli sviluppatori ma anche del 27% per le app musicali come Spotify uno dei principali nemici di Apple) su ogni acquisto fatto entro sette giorni dopo un click esterno dall’app.

Oltre a questo Apple limita l’uso dei link ristretti da uno solo, vieta l’uso del webview per integrare direttamente contenuti esterni e obbliga gli utenti a passare attraverso schermate di avviso ripetute che, di fatto, scoraggiano il passaggio verso siti terzi.

La Commissione Europea sottolinea che «gli sviluppatori che distribuiscono app attraverso l’App Store dovrebbero essere liberi di decidere come comunicare con gli utenti finali e promuovere offerte, anche a condizioni diverse, e scegliere il canale di distribuzione più appropriato» ma questo non sta avvenendo.

UE ad Apple, o cambi App Store entro 60 giorni o paghi miliardi

Non solo: «Apple non può applicare una commissione per le transazioni concluse dopo aver indirizzato gli utenti (steering), salvo che per l’acquisizione iniziale», perché «se gli sviluppatori devono pagare una commissione ad Apple quando indirizzano gli utenti verso offerte più economiche o attraenti, l’incentivo allo steering è chiaramente compromesso».

Inoltre, la Commissione considera il comportamento di Apple particolarmente grave anche per le commissioni ricorrenti sui rinnovi automatici: «Un utente può essere acquisito inizialmente una sola volta. Ogni successivo rinnovo non costituisce più un’acquisizione iniziale e non dovrebbe essere compensato separatamente».

Le schermate di avviso mostrate ogni volta agli utenti vengono poi giudicate eccessive e non giustificate: «Mostrare la schermata di avviso ogni volta che un utente viene reindirizzato non porta a decisioni più consapevoli, ma rafforza il messaggio non neutrale e non oggettivo mostrato da Apple, limitando la capacità degli utenti finali di sfruttare effettivamente le opportunità offerte dal DMA».

In definitiva nel documento, lungo oltre 60 pagine, viene ribadito che «lo steering e le transazioni derivate devono essere gratuiti» e che «Apple non può addebitare una commissione per lo steering e le transazioni successive, salvo che per l’acquisizione iniziale».

apple europa dma multe - macitynet.it
Le schermate sotto accusa da parte dell’Ue

Conclusioni: rischi e contromosse per Apple

Ad Apple viene impartito un ordine di cessazione e desistenza: Cupertino dovrà smettere di applicare queste pratiche e comunicare all’Europa i rimedi messi in campo. Rimedi che, per altro, Apple è in grado di applicare immediatamente a giudizio dell’Ue perchè si tratta di semplici azioni tecniche e meccaniche non di cambiamenti struttturali.

Se Apple non rispetterà l’ordine entro 60 giorni, scatteranno multe proporzionate e penali periodiche, e avere «un effetto sufficientemente dissuasivo» e che, dati i numeri di Cupertino — oltre 360 miliardi di euro di fatturato annuo e una capitalizzazione di mercato sopra i 3.000 miliardi — non basteranno multe simboliche.

Secondo quanto previsto dal DMA la sanzione può arrivare fino al 10% del fatturato globale annuo e fino al 5% del fatturato medio giornaliero per ogni giorno di violazione, studiate per crescere progressivamente e colpire in modo significativo i ricavi globali del gruppo.

Questo fino a quando l’azienda non si metterà in regola, in linea con l’obiettivo europeo di inviare un messaggio chiaro a tutti i gatekeeper del mercato digitale e dimostrare che nessuno, nemmeno i colossi come Apple, può permettersi di ignorare le regole del DMA. Tradotto in pratica basandosi sul fatturato di Apple si parla di una multa ricorrente per miliardi di euro.

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Image courtesy of Google

La risposta di Apple

Apple, come in passato, difende la propria posizione «Non c’è nulla nella decisione di oggi che giustifichi le azioni mirate della Commissione Europea, che minacciano la privacy e la sicurezza dei nostri utenti in Europa e ci costringono a regalare la nostra tecnologia».

Cupertino definisce la decisione e la multa «senza precedenti», accusando Bruxelles di aver «cambiato continuamente le regole del gioco» e di aver bloccato «gli sforzi portati avanti da mesi per implementare una nuova soluzione».

Secondo Apple, il verdetto è «negativo per l’innovazione, negativo per la concorrenza, negativo per i nostri prodotti e negativo per gli utenti». Pur preparando un ricorso, l’azienda ha comunque assicurato che «continueremo a collaborare con la Commissione per difendere gli interessi dei nostri clienti europei».

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Immagine generata con Grok

Non è escluso che Apple tenti delle mosse difensive: potrebbe conformarsi formalmente alle richieste UE su App Store, cercando però di limitare le perdite economiche con nuove formule contrattuali, oppure avviare ricorsi legali per guadagnare tempo e contestare l’entità delle multe. Ma la Commissione avverte: «Assicurare la conformità all’articolo 5(4) non comporta alcuna complessità particolare, poiché Apple deve semplicemente astenersi dall’imporre una commissione per lo steering e le transazioni derivate».

Infine, non va trascurato un possibile riflesso geopolitico: una sanzione così pesante potrebbe essere letta dal governo americano, già impegnato in un confronto duro sui dazi con l’Unione Europea, come una mossa aggressiva contro un gigante nazionale. Tuttavia, va ricordato che i rapporti tra Apple e l’amministrazione Trump non sono attualmente distesi, il che potrebbe ridurre lo spazio politico per un’eventuale difesa istituzionale americana a favore di Cupertino.


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