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Recensione BenQ PD2730S, il monitor 5K professionale full option per utenti davvero pro

Esaminando le specifiche del nuovo monitor BenQ PD2730S la prima cosa che salta subito all’occhio è la connessione Thunderbolt 4, che permette una gestione davvero unica dei cavi sulla scrivania, ma una volta collegato si scopre di essere di fronte ad un monitor che mostra i muscoli su moltissimi aspetti, prima di tutto nella gestione del colore, e nella sezione smart.
L’abbiamo messo alla prova per qualche settimana, e ve lo raccontiamo nel dettaglio.

La confezione, essenziale ma pratica

La scatola è abbastanza anonima, un cartone grezzo che racchiude il monitor e il braccio in una forma elegante ma pratica, senza spreco di spazio. Il montaggio del monitor completo è abbastanza semplice, una volta tolte le plastiche di rito, l’unica vite è alla base, per il resto è tutto un aggancio che si fa anche con una mano sola.

Tecnicamente si tratta di un monitor da 27” di diagonale a 5K 16:9 (5120×2880 pixel), con pannello IPS a retroilluminazione LED.

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La linea classica ma decisa del BenQ PD2730S è alleggerita dal piede monotroncone, che ha una ampia escursione

Le dimensioni totali (con pannello orizzontale) sono 577,58×614,00×242,07 mm, per un peso di 8.3 Kg (5.6 Kg senza la base): sostanzialmente un monitor 27” in plastica rigida che appare robusto, stabile e pensato per operare sulla scrivania tutto il giorno, tutti i giorni.

L’escursione del braccio standard è di 150 mm, è prevista la rotazione del display di 90° (solo in un lato), con inclinazioni (in basso/in alto) da -5˚ a 20˚ e rotazione orizzontale di 30˚. Le specifiche parlando di un pannello posteriore compatibile con lo standard VESA 100×100 mm, ma di questo ce ne occuperemo in una successiva recensione, in questo esame valuteremo l’uso con il braccio standard incluso in confezione.

Eccellente connettività

Sin da subito, la connettività è un dettaglio che balza all’occhio, specie in ottica professionale, dove il computer è collegato a mille device o accessori e fa da centro nevralgico per ogni attività.

Nella parte posteriore trovano posto, giusto a fianco del connettore per l’energia, un connettore DisplayPort 1.4, un HDMI 2.1 e soprattutto un connettore Thunderbolt 4, capace di trasportare segnale video e dati e con capacità di ricarica di 90 W, quindi in grado di caricare la batteria della maggiore parte dei portatili professionali e business in commercio (sono escluse le Workstation PC che di solito hanno richieste anche doppie o triple).

Questo connettore è ovviamente compatibile con Device che hanno Thunderbolt 3, 4 e 5, per i quali la differenza singola di versione non incide qui, ed è compatibile con Daisy Chain, quindi è possibile collegare un secondo monitor Thunderbolt in cascata, senza dover passare dal computer.

Il monitor fa anche da Switch KVM (per mouse e tastiere, ma anche altri Device), grazie ad altri connettori presenti a fianco di Thunderbolt e nella parte inferiore del display.

Tra questi, un USB Type-C (solo dati), USB Type-A (dati e ricarica energetica 4.5W), USB Type-A (dati e ricarica energetica 7.5W) e USB Type-C (dati e ricarica energetica 7.5W): tutte le Porte USB sono USB 3.2 Gen 2 con velocità sino a 10 Gbps.

Ad una prima analisi la gestione delle porte è semplice, se non si usa lo switch KVM, mentre per l’uso di questo serve un po’ di attenzione per capire l’utilizzo delle porte USB e dei connettori, anche se in pratica questo è utile davvero se si usa il monitor con due computer diversi. In alternativa, nulla vieta di usare uno switch KVM esterno, magari in associazione ad un HUB Thunderbolt (come questo).

Per un utilizzo con un numero elementare di dispositivo, il monitor sopperisce nella maggior parte dei casi: mouse, tastiera, e speaker si collegano via USB, per gli altri si può usare la connessione wireless o un HUB via porta USB-C.

Nella parte superiore abbiamo anche collegato una lampada da monitor, un tipo di accessorio oggi sempre più richiesto: la lampada sosta bene, ma c’è da dire che il gancio è al limite data la larghezza, il consiglio è di prendere una lampada BenQ, che abbia un gancio largo.

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La visione posteriore del BenQ PD2730S, calda e austera, è comunque interessante, per tutte quelle scrivanie attente al design

Display pensato per il colore e per il Mac

BenQ PD2730S offre un pannello display di tipo IPS con Retroilluminazione LED e risoluzione 5120×2880 pixel, con Luminosità 400 nits (tipico e picco).

La risoluzione 5K per questo modello è un vantaggio rispetto alla media dei 4K in commercio: tutti gli elementi dell’interfaccia di macOS sono ottimizzati per valori di PPI di 110 (per monitor non retina) e 220 PPI (per monitor retina), il che significa che ogni valore di risoluzione impostata che proponga un valore diverso da questi due, rallenta il Mac, perché appunto il sistema deve “ridisegnare” tutti gli elementi per adattarsi al valore in PPI specifico.

Per ottenere questo valore serve utilizzare risoluzioni specifiche, che seppure non lo pareggino, almeno si avvicinino: ad esempio, un classico 4K a 27” (un valore molto comune nel mercato) propone una densità di pixel di 168 PPI, che è abbastanza lontano dai due valor di cui sopra (110 o 220) e di conseguenza “sforza” costantemente la scheda video per adattare tutti gli elementi alla nuova risoluzione.

Con un Mac con processore Apple Silicon (da M1 a M4) lo “sforzo” è minore, con un Mac con processore Intel la differenza appare chiara durante l’utilizzo, e comunque una perdita di potenza non è mai gradita.

La gamma colore è 100% sRGB, 100% Rec.709 e 98% P3, il che lo rende un modello particolarmente adatto all’uso professionale, sia per le immagini statiche (fotografi, disegnatori, impaginatori e grafici) sia per le immagini in movimento per quanti trattano il video commerciale, grazie alla frequenza di refresh di 60 Hz.

La rivalità, neppure tanto celata, con lo Studio Display di Apple, appare chiara quando il monitor si accende e mostra tutte le sue qualità: il pannello IPS appare splendido, con una immagine davvero impressionante e dettagli nitidi.

Spesso si pensa che monitor così avanzati siano dedicati solo alla fotografia e non al disegno, per il quale magari si preferisce investire su una tavoletta grafica, ma chi scrive disegna molto in Illustrator e possiamo assicurare che la cura dei colori, in particolare di alcune sfumature, la resa dei neri nel contrasto, è un fattore determinante che può cambiare la destinazione di un lavoro.

L’accuratezza dei colori è garantita dalla copertura al 98% della gamma cromatica P3, sempre più utilizzata in ottica professionale e più adatta ad un ambiente full-digital rispetto, ad esempio, ad un ambiente misto digital/stampa come Adobe RGB.

La calibrazione di fabbrica appare molto, molto buona, ma i più esigenti possono comunque affinarla con i due strumenti in abbinamento: Display ColorTalk abbina i colori tra il monitor di un portatile e il BenQ PD2730S, oppure tra questo e un secondo monitor, mentre Palette Master Ultimate è pensato invece per l’uso in abbinata con un calibratore hardware.

L’unica differenza visibile, realmente, tra il BenQ PD2730S e Studio Display di Apple (perlomeno per quanto riguarda il monitor) è data dalla luminosità, che nel modello di Apple arriva a 600 nits e qui si ferma a 400, una differenza che si nota comunque solo se i due schermi sono uno a fianco all’altro, altrimenti davvero non si fa sentire.

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L’app Display Pilot 2, scaricabile dal sito, permette la gestione di molte funzioni del monitor direttamente con qualche clic, molto più comoda del menu OSD (pure presente)

Full optional

A livello di accessori, menzione d’onore per il software Display Pilot 2, che sostituisce quasi in tutto il menu OSD (pure presente e in lingua italiana) con un comodo pannello software più facilmente gestibile, anche per i cambi di input.

A proposito di input, una funzione che all’inizio è curiosa ma poi diventa davvero utile è relativa all’auto switch: in pratica, quando una delle sorgenti diventa inattiva per qualche motivo, il monitor passa automaticamente alla seconda sorgente attiva, da solo: in pratica, se avete due computer collegati, uno in HDMI e uno in Thunderbolt, e state visualizzando il primo, spegnendolo (o staccando il cavo HDMI), il monitor passa automaticamente al secondo computer, senza dover fare nulla.

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L’Hotkey Puck wireless, un controller hardware che permette l’automazione di numerose funzioni, come il cambio di segnale, il profilo colore e altre cose

Infine, nella confezione trova posto un controller esterno hardware, chiamato Hotkey Puck wireless: in pratica un pulsantiera con potenziometro integrato, altamente personalizzabile, che offre un aiuto ai comandi più semplici.

Tramite Hotkey Puck è possible controllare al volo volume, contrasto, luminosità, KVM switch, modalità colore e uscita selezionata, sia tramite la rotella superiore sia tramite uno dei pulsanti, personalizzabili.

L’utilizzo di Hotkey Puck, che è un dispositivo a batterie (incluse) wireless, è molto comodo nei momenti più intensi di lavoro, e può sostituire quasi sempre sia il menu OSD che il software Display Pilot 2, anche se alla prova dei fatti la pulsantiera ha margini di miglioramento. La personalizzazione è buona e design, peso e fisicità sono perfetti, ma la reattività qualche volta necessità di clic più decisi.

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Non solo con il piede, incluso nella confezione, lo standard VESA 100 permette di connettere anche un braccio

Come funziona

Abbiamo utilizzato il BenQ PD2730S per qualche settimana per tutta l’attività di ufficio, come siamo soliti fare per tutti i Device in test: il che significa che il monitor ci ha accompagnato per diverse sessioni di fotoritocco, disegno vettoriale, impaginazione ma anche lavoro di ufficio con le app di Office, la normale routine d’ufficio, call, email e ovviamente la scrittura di recensioni per Macitynet (che qui facciamo con Microsoft Visual Studio Code).

La qualità del monitor è straordinaria sempre, questo modello certifica che la leggenda che i monitor professionali dedicati al colore non sono adatti al lavoro d’ufficio di tutti i giorni è formalmente sorpassata, BenQ PD2730S è davvero eccellente in ogni situazione.

L’ampio angolo di visualizzazione (178°/178°) aiuta quando si lavora in due davanti al monitor, magari per la correzione di una bozza, e ovviamente la calibrazione di fabbrica è ottima perché, nella maggior parte dei casi, una volta estratto dalla scatola, è già operativo di suo.

BenQ PD2730S ha mostrato i muscoli nell’uso con Photoshop e Lightroom, e questo era nell’aria, e comparato con il monitor del MacBook Pro che stava a fianco, non ha mostrato evidenti differenze (la differenza di luminosità, che c’è, per chi scrive non si è dimostrata degna di nota).

Ma a noi è piaciuto tanto anche nelle fasi di disegno vettoriale con Adobe Illustrator, in particolare nella definizione di alcune tinte nelle sfumature, laddove la fedeltà del colore è apparsa molto buona, perfettamente in linea con quella visualizzata nel display del MacBook Pro a fianco.

Infine, anche se il monitor non è pensato per quello (per via del refresh di solo 60 Hz e dei 5 millisecondi di ritardo, che nel gaming sono tantini), con giochi non nuovi come Diablo III, Tomb Rider e Resident Evil, il monitor ha retto l’impatto: per titoli più spinti, sui quali si è riflettuto molto nell’ultimo WWDC, questo modello potrebbe mostrare i propri limiti, anche se, server dirlo, non è pensato per il gaming.

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Conclusioni

A guardare le caratteristiche, la forma e la fascia di prezzo, questo Benq PD2730S punta a diventare un valido antagonista dell’Apple Studio Display: il design è più caldo e armonioso ma le caratteristiche tecniche ci sono tutte, in particolare nella copertura della gamma cromatica.

Pensato per il professionista, questo modello costa il giusto, pur avendo un numero molto alto di funzionalità accessorie per nulla da sottovalutare: connessione Thunderbolt 4, KVM switch, 4 porte USB, controller hardware incluso e gestione OSD via app, con switch automatico.

Sopra tutto, la copertura al 98% di P3 che farà felici quanti considerano il colore la prima (e spesso unica) discrezionalità nella scelta, qui assolutamente protagonista (in particolare per chi, come sottolineato, punta ad un flusso soprattutto digitale).

Il prezzo è in linea con le aspettative e, a guardare il mercato, più basso di altri concorrenti (inclusa Apple). Ci sono moltissimi monitor di qualità nel mercato, ma davvero pochi con queste caratteristiche e queste promesse, tutte incluse in confezione.

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Il piede standard del Benq PD2730S è molto elastico e permette di posizionare il monitor in moltissime posizioni, alcune un po’ inaspettate (ma poi dipende dalla scrivania)

Pro:

• Copertura colore eccellente
• Funzionalità hardware e software accessorie fantastiche
• Thunderbolt 4 (con Daisy Chain)
• Switch KVM con USB-A e USB-C
• Prezzo più conveniente della concorrenza

Contro:

• Fascia di prezzo professionale
• Controller Hardware poco reattivo

Prezzo:

• 1.209,00 € (prezzo indicativo)

BenQ PD2730S è disponibile a partire dal sito web italiano della casa madre ma lo potete trovare più comodamente anche presso Amazon.it

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