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I migliori libri da leggere in autunno

L’autunno è stato definito in molti modi e usato per tante analogie: l’autunno della vita, l’autunno di una storia. Ma ci piace anche pensarlo semplicemente come la stagione che viene dopo l’estate, ricca di uva, castagne e frutta. Una vera ricchezza per i contadini. L’autunno è una stagione portatrice di abbondanza.

Nonostante il tempo sia un po’ melanconico, almeno per chi di noi abita nell’emisfero boreale e vede le giornate accorciarsi, non c’è forse nulla di più romantico ed al contempo di malinconico che passeggiare in viale in autunno. I colori sono meravigliosi, vivaci, ricchi, anche loro abbondanti. Come le letture che si possono fare. Abbiamo cercato i libri che ci avevano colpito perché raccontano o definiscono in qualche modo una dimensione dell’autunno. Buona lettura.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

I migliori libri


Colori d’autunno

Che a Henry David Thoreau piacesse andar per boschi oramai è diventato leggendario, anche se pochi sanno il perché e il percome di questo momentaneo (e non permanente) esilio silvestre. In realtà Thoreau sapeva che la Natura è dispensatrice di ogni bene ma sapeva anche che quelle importanti sono le piccole cose. E il rapporto con l’ambiente naturale è importante per la vita dell’uomo in generale. A emergere invece in questo breve saggio dedicato ai colori autunnali apparso per la prima volta sull’«Atlantic Monthly» nell’ottobre 1862 – è la sua ricaduta puramente estetica. La Natura ogni anno mette a disposizione un raccolto immenso che non si riduce affatto a quello che mangiamo. C’è «un’altra sagra dei frutti, e su scala infinitamente più grande» che nutre in modo specifico il nostro gusto per il bello. Di questo tesoro perlopiù ignorato fanno parte i colori di cui si rivestono le campagne del New England dalla tarda estate in poi, nei mille toni di verde, giallo, rosso e viola di erbe, cespugli e alberi. Sono questi che entrano nell’erbario puramente descrittivo di Thoreau, nell’ordine in cui si offrono alla vista a partire dalla fine di agosto. Un vero splendore di cui quasi non ci accorgiamo, interessati soltanto a quanto risulta concretamente utile, mentre ogni pianta, anche la malerba, ha la sua ragion d’essere nella capacità «di conferire forma visibile a qualche nostro pensiero o emozione». La Natura mantiene infatti utilità e bellezza ben distinte, ma organicamente assortite, per rispondere a tutte le esigenze umane. Basta solo alzare lo sguardo per accorgersene. E capire di essere già in paradiso.

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Autunno tedesco

Un altro libro di viaggi, questa volta simbolici. Nel 1946 furono molti i cronisti che accorsero in Germania per raccontare quel che restava del Reich finalmente sconfitto, ma dal coro di voci si distinse quella di uno scrittore svedese di ventitré anni, intellettuale anarchico e narratore dotato di una sensibilità fuori dal comune, inviato dall’Expressen per realizzare una serie di reportage poi raccolti in un libro che è considerato ancora oggi una lezione di giornalismo letterario. Mentre le testate di tutto il mondo offrono il ritratto preconfezionato di un Paese distrutto, che paga a caro prezzo gli orrori che ha seminato e dal quale si esige un’abiura convinta, Dagerman, libero da ogni pregiudizio ideologico e rifiutando ogni generalizzazione o astrazione dai fatti concreti e tangibili, si muove fra le macerie di Amburgo, Berlino, Colonia, su treni stipati di senzatetto e in cantine allagate dove ora vivono masse di affamati e disperati, cercando di capire nel profondo la sofferenza dei vinti. Ne emerge un quadro molto più complesso di quello che è comodo figurarsi. Mentre ci si accanisce a cercare nostalgici nazisti, Dagerman si chiede come può un padre che vede morire il figlio di stenti dichiarare che ora sta meglio di prima; mentre le potenze occupanti pensano a punire e ad allestire processi, Dagerman descrive la «messinscena» di una denazificazione di facciata e la morte spirituale di un Paese che è troppo impegnato a lottare ogni giorno con la morte per riflettere sui propri errori, perché «la fame è una pessima maestra» per educare i colpevoli. Con il suo acume analitico e la sua empatia capillare, Dagerman scava nelle contraddizioni della Germania postbellica offrendoci un manifesto di accusa contro tutte le guerre, e una riflessione amaramente attuale sul potere, la giustizia e lo Stato.

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Il popolo dell’autunno

In questo famosissimo romanzo di Ray Bradbury, più volte pubblicato in Italia, lo scenario è quello di una storia dell’orrore che sconfina nella fantascienza. Ambientato a Green Town, nell’Illinois, quando manca una settimana alla festa di Halloween, il romanzo si apre su una sonnacchiosa cittadina che viene sconvolta da un circo misterioso che sembra promettere l’avverarsi di tutti i desideri e l’eterna giovinezza. Saranno due amici tredicenni, James Nightshade e William Halloway, a sconfiggere le forze del Male e a riscattare le anime dell’intera comunità. Ma dovranno imparare molto velocemente a fare i conti con i propri incubi.

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L’oceano in fondo al sentiero

Avevamo già proposto questo romanzo tempo addietro ma vale assolutamente la pena ritornarci in questo contesto. Non solo perché dopo Bradbury forse solo Neil Gaiman riesce a reggere il passo, ma anche perché i temi si avvicinano. Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l’uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune, Lettie Hempstock, sua madre e sua nonna. Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino. Quarant’anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Questo attesissimo romanzo di Gaiman è una storia poetica, commovente, terrificante ed elegiaca che ci parla dei ricordi e della magia che si nasconde negli angoli meno frequentati della realtà.

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L’ombra del vento

Se c’è uno scrittore “autunnale” per definizione, questo è Carlos Ruiz Zafón, lo scrittore spagnolo che ha fatto scoprire Barcellona al resto del mondo e che purtroppo è scomparso prematuramente alcuni anni fa. Questo è il libro da cui è iniziato il successo di Zafón e si apre una mattina d’estate del 1945 a Barcellona. Il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita.

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Le streghe di Eastwick

John Updike è un grande della letteratura americana, ma anche un autore molto scomodo e difficile da collocare, trovandosi a cavallo fra due generazioni diverse, tra chi è nato alla fine dell’Ottocento e chi invece all’inizio del Novecento. Racconta un’America molto lontana dagli stereotipi del Sogno americano. Questo libro delle streghe, oltretutto, è un libro strano anche per Updike, che ha avuto un seguito altrettanto strano. Parla di tre donne belle e potenti, quindi pericolose. Divorziate, sono attorniate da uomini e da amanti; e, ovviamente, sono capaci di qualunque prodigio, perché sono tre streghe. Alexandra, Jane e Sukie vivono in una cittadina del New England, circondate dai pettegolezzi, ma non hanno nessuna voglia di nascondersi o di limitare il loro desiderio di avventura e trasgressione. Alexandra scolpisce piccole bambole, le sue “puppine”; Jane suona il violoncello; Sukie scrive per il quotidiano locale: ma nessuna esita a usare i propri poteri per scatenare improvvise tempeste o trasformare palle da tennis in rane o sedurre i maschi della loro piccola città. Finché non compare in scena un uomo che non si aspettavano e che sconvolge le loro esistenze di streghe un po’ annoiate. Si chiama Darryl Van Horne, viene da Manhattan ed è tanto affascinante quanto misterioso, nelle sue manie e nei suoi comportamenti sempre sopra le righe. Nel giro di poche settimane la casa che Van Horne sta ristrutturando diventa la sede di incontri sessuali a quattro, un ménage torbido e spregiudicato, che alla lunga scatena nelle tre amiche gelosie e invidie reciproche. Quando poi una quarta e più giovane donna trova spazio entro le attenzioni dell’uomo misterioso, la situazione precipita in modo tumultuoso, rivelando tutti i terribili poteri delle streghe di oggi.

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Dio di illusioni

Con questo romanzo Donna Tartt fa qualcosa che poche scrittrici hanno fatto: racconta un momento sospeso sopra l’abisso in un’America disperata e perduta. Il romanzo è ambientato in un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d’amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora più spietato…

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Autunno

La scrittrice britannica, nata nel 1962, con la sua tetralogia delle stagioni che dipinge un omaggio di quattro donne artiste, ha saputo rimescolare le carte nel modo con il quale si fa letteratura e si raccontano storie. Elisabeth, ricercatrice trentenne presso l’università di Londra, torna nella cittadina di provincia dove abita la madre per stare accanto a un vecchio vicino di casa, Daniel, centouno anni, che trascorre in uno stato di sonno profondo quelli che sono forse i suoi ultimi giorni di vita; malgrado la differenza di età i due sono stati a lungo legati da un’amicizia strettissima, che si è bruscamente interrotta anni prima e di cui Elisabeth, al capezzale di Daniel, cerca di riannodare i fili. Fuori da quella stanza c’è poi un paese traumatizzato dal voto sulla Brexit, percorso dalla paura e dall’intolleranza; ma anche una donna di mezza età, la madre di Elisabeth, che grazie a una comparsata in un reality show trova l’amore dove non avrebbe mai immaginato di cercarlo. Primo romanzo di una tetralogia ispirata alle quattro stagioni, Autunno è costruito come un caleidoscopio di aneddoti, visioni, ricordi che ci fanno entrare in maniera sempre più intensa nella vita dei suoi personaggi. Lucidissimo nel ritrarre una società in crisi, e al tempo stesso carico di compassione e di speranza, è una meditazione sull’incontro con il diverso e sul potere trasformativo della creatività umana; un romanzo dalla voce ricca di echi letterari ma anche capace di parlare in maniera diretta alla nostra inquieta contemporaneità.

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Abbiamo sempre vissuto nel castello

Shirley Jackson, nata nel 1916 e scomparsa nel 1965, è stata una scrittrice estremamente influente di romanzi horror e thriller che lo stesso Stephen King ha omaggiato dedicandole il suo romanzo “L’incendiaria”. In questo romanzo tocca nuovi punti dimostrando di essere somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i “brividi silenziosi e cumulativi” che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo “La lotteria”.

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I falò dell’autunno

Concludiamo questa raccolta di letture con Irène Némirovsky, la scrittrice francese di origine ebraica vittima dell’Olocausto che è nata in Ucraina da una famiglia benestante di banchieri e che venne allevata dalla sua governante francese Zezelle, che fece del francese la sua seconda lingua madre, dal momento che la madre di Irène non fu mai interessata alla sua educazione. Imparerà poi sia il russo che l’inglese. Divenuta celebre nel 1929, fu vittima delle leggi antisemite varate nel 1940 dal governo francese di Vichy, venne arrestata dalla guardia nazionale francese e portata ad Auschwitz nel 1942 dove morì un mese dopo di tifo. Il romanzo è duro: la storia ruota attorno a un giovane che, come molti altri della sua generazione, dalle atrocità della Grande Guerra il “piccolo eroe” Bernard Jacquelain è stato trasformato in un “lupo” avido di piaceri e di denaro, cinico e disincantato, e unicamente attratto dal mondo luccicante dei faccendieri, degli affaristi, dei politici corrotti. A niente servirà la presenza dolcissima della giovane moglie: lui ha voglia di avventure, e di quella mediocre vita piccolo-borghese non sa che farsene. Ma il fuoco di molti incendi verrà a devastare i campi della sua vita: un amore sordido, una débàcle finanziaria, un’altra guerra, un lutto atroce. Solo allora Bernard capirà che cosa vuole davvero e saprà che da quel cumulo di ceneri può nascere una vita nuova. L’autunno qui si fa metafora di cambiamento e simbolo di premonizione.

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