Apple si dice pronta anche a grandi acquisizioni, sborsando quindi miliardi, per rafforzare il proprio impegno sull’intelligenza artificiale. È questa la notizia che emerge con più forza dalle parole del CEO Tim Cook, pronunciate nel corso della presentazione dei dati relativi al terzo trimestre fiscale chiuso il 28 giugno.
“Stiamo facendo crescere significativamente i nostri investimenti”, ha dichiarato l’amministratore delegato, sottolineando che l’AI è ormai destinata a permeare “tutti i nostri dispositivi, tutte le nostre piattaforme e l’intera azienda”.
Dopo le mosse attuate tra 2023 e 2024, Cook ha rivelato che dall’inizio del 2025 Apple ha già acquisito sette aziende legate al settore dell’intelligenza artificiale, lasciando intendere che la strategia non si limiterà a piccole realtà emergenti: “Siamo interessati ad acquisizioni piccole e grandi, a patto che possano aiutarci ad accelerare la nostra tabella di marcia” ha dichiarato in un’intervista a CNBC.
L’affermazione sembra rafforzare la posizione di chi pensa che Apple sti attivamente guardandosi in giro per comprare aziende anche di grandi dimensioni. La voce più fondata e ricorrente è quella di una trattativa su Perplexity, una delle poche realtà che, nel panorama in piena trasformazione della ricerca online, si propone come alternativa credibile a Google.
Fondata nel 2022 da Aravind Srinivas, Perplexity ha conquistato attenzione grazie a un sistema che mescola linguaggio naturale, recupero di dati in tempo reale e sintesi automatica, offrendo un’esperienza di ricerca simile a una conversazione. Il tutto, con una base utenti in crescita — oltre 10 milioni di attivi mensili — e una recente valutazione da 14 miliardi di dollari.
Inutile dire che si tratterebbe della più grande acquisizione di sempre per Apple. Ma muovendosi in questa direzione non farebbe nulla di particolarmente originale: in questo momento ci sono aziende, come Meta, che stanno spendendo come non hanno mai fatto colpendo proprio anche Apple e il suo fortino Ai.

Siri e l’AI, tra ambizioni e ritardi
Un nodo centrale della strategia AI di Apple resta infatti Siri, ancora oggi simbolo delle difficoltà di Cupertino nel tenere il passo rispetto alla concorrenza. Secondo Cook, sono stati compiuti “notevoli progressi” nello sviluppo di una nuova versione dell’assistente virtuale, resa più personalizzata grazie all’integrazione con Apple Intelligence. Le novità, però, non arriveranno prima del 2026.
Interrogato direttamente sull’eventuale integrazione di modelli linguistici come ChatGPT nei dispositivi Apple, Cook ha evitato di sbilanciarsi: “L’AI è una delle tecnologie più profonde della nostra epoca. Toccherà ogni dispositivo in modo rilevante. Ma non voglio parlarne oggi per non rivelare aspetti della nostra strategia”.
Una strategia sotto pressione
Siri è allo stesso tempo uno degli snodi strategici più importanti dell’intero progetto Apple Intelligence e uno dei più grandi scivoloni recenti di Cupertino. I ritardi accumulati hanno spinto Apple a ripensare radicalmente l’architettura di implementazione dell’AI all’interno dell’azienda.
Da indiscrezioni raccolte negli ultimi mesi emerge che la presentazione anticipata delle funzionalità Apple Intelligence — ancora assenti nei dispositivi — sia stata frutto di forti pressioni interne da parte del consiglio di amministrazione e degli azionisti, desiderosi di mostrare segnali tangibili di progresso in campo AI.
Dopo avere ufficializzato il rinvio della nuova Siri, Apple ha promesso un rilascio graduale “nel corso del prossimo anno”.
A questo indirizzo trovate la prova di alcune delle prime funzioni in italiano di Apple Intelligence su Mac e iPhone, inclusa la possibilità di interazione diretta tra Siri e ChatGPT.











