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Apple chiude il cerchio, una WWDC diversa

Quando Steve Jobs aveva promesso che la vita dopo il PowerPC sarebbe stata meglio con Intel il suo approccio era stato quello di un venditore di frigoriferi agli esquimesi. Un gioco di prestigio, dichiarazioni incontrovertibili e la capacità di essere duro e far capire che con lui non si scherza: o vi piace questa Intel o saltate dalla finestra.

Quando, 24 mesi fa, Tim Cook ha annunciato la transizione ad Apple Silicon l’ha fatto con la ferma dolcezza di un leader che non deve né esaltare né convincere né minacciare. Steve Jobs aveva ipnotizzato una platea rumorosa e complicata come quella degli sviluppatori Apple, gente di mezza età con pancia abbondante e barba, abituata a subire qualsiasi tipo di vessazione ma anche a rispondere con fischi e “buu”?

Beh, Tim Cook aveva lavorato già da anni per crearsi la sua platea di giovani sviluppatori entusiasti, di laureati della Academy, di dipendenti Apple al settimo cielo con le loro magliette a colori pantone stile equipaggio di Star Trek. E la capacità di far funzionare con precisione micrometrica gli ingranaggi più grandi o più piccoli, non importa quanto complessi e sottoposti a tensioni e stress esterni o interni.

Tim Cook è una macchina e il suo lavoro funziona con una precisione intrigante e straordinaria. Tant’è vero che, dopo due anni, ha praticamente chiuso il cerchio (manca il Mac Pro ma non si capisce a cosa possa servire, con M1 ultra su Mac Studio) e adesso Apple ricomincia con M2, MacBook Air e MacBook Pro 13.

apple wwdc 2022

Il senso del cambiamento

La novità di prodotto di Apple è particolare: l’azienda tiene un MacBook Pro “antico”, con la stessa scocca e funzioni del precedente, ma gli dà vita forse anche per giustificare il prezzo. Bisognerà vedere, per chi avrà il coraggio o il desiderio di comprarlo (dopotutto fa 20 ore di batteria) quanto renderà. Però la vera stella è il MacBook Air, di cui parliamo in varie notizie: nuovo processore, prezzo di entrata italiano in rapidissima salita forse per l’impennata del dollaro sull’Euro ma anche per la crescita del costo delle materie prime e della vita che Apple sta anticipando per prepararsi ai prezzi di settembre. Chissà.

Qui a Cupertino dove stiamo seguendo gli eventi un pranzo al ristorante del centro commerciale, con una fila di sushi costa 35 dollari più tasse. Basta aggiungere una birra e un caffè e si toccano i 60 dollari totali prima della mancia. Le magliette bianche da Gap veleggiano sopra i 40 dollari e i jeans stanno sopra i 70 dollari. Qualcosa sta succedendo ai prezzi e presto ne vedremo le conseguenze anche in Italia, quindi non c’è da stupirsi se si può spendere fino a 1.800 euro per un MacBook Air.

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Il grande giardino

Ma la cosa più importante alla quale abbiamo assistito qui, durante questa entusiasmante giornata nell’Apple Park, con la struttura finalmente riaperta agli sviluppatori e ai media, è l’entusiasmo di un’azienda che ha tutta la voglia di questo mondo di continuare a correre veloce.

Per accedere all’Apple Park è necessario fare un tampone la sera prima e caricare il risultato su un sito che è collegato alla gestione dei badge di Apple Park. I kit per fare i test sono scatole blu con due tamponi, e hanno chiarissime istruzioni in inglese e spagnolo. Vengono forniti la sera prima direttamente in hotel, ma anche al bancone della reception, in una bolla di vetro alle porte di cemento e verde dell’Apple Park, dove la natura sembra aver riconquistato il suo posto. E la cosa che colpisce, oltre all’ordine e alla pulizia, è la fila ordinata di kit da una parte, nella parte riservata al concierge del tavolo, accanto agli iMac di alluminio per la gestione degli account dei visitatori.

Un ordine e una essenzialità che rappresenta una chiarezza di pensiero e una determinazione fortissime. Apple non è mai stata rilassata e ben tesa verso i suoi obiettivi come adesso.

Macina strada sapendo non solo di essere in fortissimo vantaggio, ma che la sua velocità è superiore a quella degli altri e che sta andando più veloce. In un triennio di covid, guerra, crollo della logistica planetaria, delle forniture mondiali, quello che sta facendo Apple è sostanzialmente andare avanti a tutto vapore lavorando per gestire la complessità e risolvere problemi e sfide che abbatterebbero aziende meno innovative. Spostamenti dei flussi di approvvigionamento, logistica rivoluzionata, che traslocano continente mentre si ottengono le politiche ambientali più ambiziose e le certificazioni più rigorose. Mai un’azienda è stata capace di fare così tanto in qualsiasi situazione: buona o cattiva.

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I vetri e l’acciaio

A un certo punto, durante il momento di “presa di contatto” con i nuovi prodotti, appare chiaro che questa Apple è stata capace di costruire tutto quel che voleva, un mattone alla volta con una velocità incredibile, considera se stessa come un prodotto.

Come altro definire il modo di pensare di un’azienda che ha un campus in cui tutto, dal più grande al più piccolo dei particolari, è pensato e ripensato in maniera ossessiva sino a che non sia stato eliminato tutto ciò che non è essenziale? E che invece ha saputo edificare uno spazio in cui natura, struttura e persone giocano. una partita complessa, integrata e affascinante?

Ritorno a Cupertino: ad Apple Park in attesa di WWDC 2022

In una giornata spettacolare, nel prato davanti al Caffe Macs, sull’esterno, con i vetri aperti al massimo in una hall che sembra l’hangar fatto tutto di cristalli e pensato per ospitare un gigante dell’aria, è chiaro che si trova qualcosa che difficilmente si vede altrove. Se, infatti, il cuore pulsante di Apple si annida qui, tra il vetro e l’acciaio, tra il cemento e la natura, in un mix continuo e potentissimo, è evidente che questa azienda fa qualcosa di più che pensare semplicemente a dei prodotti tecnologici. C’è quel cuore che fa attenzione all’innovazione, c’è quel filamento di Dna che risale ai pirati e ai rivoluzionari che qui hanno avuto e tutt’ora hanno cittadinanza.

I nuovi prodotti di Apple, sia tecnologici che hardware e software, sono destinati a scrivere una nuova pagina di un libro che a quanto pare è ben lungi dall’essere finito. E che porta avanti una innovazione che ha un ruolo giuda nella crescita della società tecnologica. Un ruolo che Apple sta sviluppando ininterrottamente da quando è nata e che, nella transizione da Intel ad Apple Silicon ha dimostrato di saper portare avanti perfettamente.

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La chiusura del cerchio

Il cerchio è un po’ il simbolo di questa edizione della WWDC. Racchiude il logo di Swift, il linguaggio di programmazione costruito da Apple. Ma è anche l’immagine dell’equilibrio, del percorso fatto per la transizione da un paradigma tecnologico oramai quasi sterile (Intel) a uno estremamente fruttuoso (Apple Silicon). È anche il simbolo del quartier generale di Apple, un enorme cerchio che segna il terreno di Cupertino e non solo.

Il cerchio è anche il simbolo dell’equilibrio, della continuità. Ed è incredibile la coerenza con la quale ogni giorno si sviluppa il percorso di Apple. Chissà che emozione sarebbe stata per Steve Jobs poter vedere questo momento storico dell’azienda che ha fondato e sulla quale ha investito così tante delle sue energie.

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