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Nexus One, la rivoluzione che nessuno ha visto

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Cosa c’era di tanto importante dentro il Nexus One? Perché il telefono con Android di Google era così rivoluzionario? Dispiace dirlo, perché è successo ancora una volta, ma la stampa internazionale (italiani compresi) si è fatta prendere dalla foga e non ha veramente capito che cosa è successo.

Il primo fraintendimento è che tutti si sono gettati a guardare l’apparecchio, il Nexus One: che è un mediocre telefono single-touch prodotto da HTC. Nessuno ha mai voluto dire che fosse il telefono di Google, nel senso di un apparecchio studiato dall’azienda per vendere il suo hardware in concorrenza diretta con quello di Apple (e delle terze parti che realizzano telefoni Android, come Motorola e Samsung).

In realtà , la vicinanza c’è stata, ma solo perché HTC ha capito, come l’ha capito Google, che il diminuito ruolo centrale delle compagnie telefoniche – che prima dell’iPhone spadroneggiavano con le varie Nokia e Sony-Ericsson per avere i telefonini che volevano loro e non i clienti – vuol dire che fabbricanti di hardware e di sistemi operativi più servizi devono avvicinarsi di più.

E proprio i servizi sono la chiave. Nexus One è il primo telefono di Google ufficialmente sovvenzionato e venduto direttamente dal produttore. Quello che Google sta costruendo – e che la stampa non ha capito perché cercava l’apparecchio magico in grado di far strabiliare come fece l’iPhone a gennaio del 2007 – è un modello di business. Tema molto più noioso e difficile da spiegare, meno eroico, ma sicuramente più importante perché cambia il modo di vivere e di spendere di tanti di noi.

In pratica, adesso Google lavora su tre fronti: fornire i servizi di cloud computing con le sue applicazioni in rete (come Gmail e le Google Apps), fornire il sistema operativo e le apps per il telefono, fornire la piattaforma di vendita sulla quale i suoi partner possono vendere il prodotto-telefono come se fosse un servizio. Tutto qui: questa è la strategia di Google, che entra nel mercato retail, potenzialmente per attaccare Apple ma in realtà  per colpire i grandi venditori in rete come Amazon & Co (ai quali dopo Apple adesso neanche Google vuole più dare l’esclusiva di vendita in rete) e potenzialmente il commercio retail fisico.

Poca cosa, diranno i direttori dei grandi giornali che si immaginano di stampare solo i miracoli pirotecnici di nuovi miracolosi apparecchi nelle prime pagine delle loro creature. Eppure, sono queste le “poche cose” che cambiano il mondo…

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