Google ha annunciato un’importante revisione del Play Store volta specificamente al mercato europeo, con l’obiettivo di evitare nuove multe da parte dell’Unione Europea legate alle recenti normative dettate dal DMA. Questa decisione arriva in risposta alle rinnovate preoccupazioni sollevate dalla Commissione Europea sulle strategie della piattaforma Android e sulla presunta assenza di apertura verso sistemi di pagamento e store alternativi rispetto a quelli proposti dalla stessa Google.
Attraverso una comunicazione ufficiale sul proprio Policy Centre, il colosso di Mountain View ha illustrato le modifiche all’ “external offers program” rivolto agli sviluppatori che distribuiscono app tramite il Play Store nell’Area Economica Europea.
Ed allora, per correre ai ripari, Google prevede di permettere agli sviluppatori di integrare metodi di pagamento diversi da quello proprietario fino a oggi in vigore: chi pubblica un’app, al momento, dove adeguarsi esclusivamente al sistema di pagamento di Google, fattore che ha portato le autorità europee a indagare per presunte restrizioni della concorrenza e a paventare sanzioni ingenti.
Tra le novità più importanti figura anche una nuova struttura a livelli per le commissioni di servizio, in linea con quanto proposto da Apple qualche mese fa. Le nuove regole introdotte da Google includono una revisione delle commissioni applicate agli sviluppatori: ad esempio, la cosiddetta “initial acquisition fee” (la tassa iniziale per l’acquisizione utenti) è stata ridotta dal 10% al 3% e sarà in vigore solo per i primi sei mesi dopo l’installazione dell’app dell’utente.
Gli sviluppatori che pubblicano sul Play Store dovranno comunque versare la “Tier 1 service fee”, che secondo Google è essenziale per avere un’app sicura e affidabile, grazie ai servizi come la revisione delle applicazioni. Esiste anche una “Tier 2 fee”, opzionale, grazie a cui è possibile accedere ad altre funzionalità avanzate come promozioni personalizzate, opzioni di distribuzione e gestione aggiuntive.
Le tariffe sono diversificate sia in base al paese dell’utente sia in base alla tipologia di app, e possono variare da un minimo di 0,10€ (ad esempio per un gioco scaricato in Romania) fino a 1,90€ (per un gioco installato in Germania).
Oltre all’apertura verso sistemi di pagamento alternativi, il colosso tecnologico intende rendere più semplice e trasparente il download di app da store di terze parti, così da garantire agli utenti maggiore libertà e informazione nella scelta di come installare le applicazioni, mettendo al centro la trasparenza sulle origini dei software.
Google ha precisato che queste modifiche non solo sono mirate ad allinearsi al Digital Markets Act, la normativa europea sui mercati digitali, ma riflettono anche un cambiamento della strategia aziendale per ridurre attriti con le autorità regolatorie ed evitare ulteriori procedimenti giudiziari o multe. L’azienda, già oggetto in passato di indagini e sanzioni nel contesto europeo, sottolinea la sua disponibilità a collaborare con la Commissione e con gli sviluppatori per mantenere un ecosistema Android sicuro e competitivo per tutti.
Se e come queste misure verranno implementate e recepite dal mercato rimane ancora da vedere, ma la mossa rappresenta uno dei tentativi più decisi dell’azienda di adattarsi alle richieste di maggiore apertura e trasparenza nel panorama digitale europeo.
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