Dagli Stati Uniti al Brasile, passando per l’Europa e l’Asia: Apple è nel pieno di una vera e propria guerra mondiale. Al centro del conflitto ci sono l’App Store, le sue regole sui pagamenti in-app e le restrizioni imposte agli sviluppatori. Tribunali e autorità antitrust, in diversi continenti, stanno smontando pezzo dopo pezzo il modello chiuso su cui Cupertino ha costruito parte della sua fortuna.
Dopo la pesante sconfitta subita negli Stati Uniti contro Epic Games, con la giudice Yvonne Gonzalez Rogers che ha ordinato ad Apple di non riscuotere alcuna commissione sugli acquisti effettuati tramite iPhone quando l’utente viene reindirizzato a un sito esterno, arriva un nuovo colpo legale: questa volta dal Brasile.
Brasile: l’antitrust impone ad Apple di cambiare rotta
In Sud America, Apple aveva ottenuto a marzo una temporanea vittoria: il tribunale aveva sospeso l’obbligo di attivare il sideloading (ovvero la possibilità di installare app da store alternativi) e altre misure imposte dall’antitrust locale. Ma la tregua è durata poco.
In seguito alla denuncia presentata nel 2023 da MercadoLibre, il Conselho Administrativo de Defesa Econômica (CADE), ha nuovamente stabilito che le regole anti-steering di Apple sono illegali. Secondo l’autorità, Apple deve:
- rimuovere le restrizioni nei pagamenti in-app,
- consentire agli sviluppatori di indirizzare gli utenti su siti esterni per completare l’acquisto,
- permettere l’uso di “altri strumenti e meccanismi” per la distribuzione delle app.
Una decisione in linea con quanto già visto in Europa, dove il Digital Markets Act impone da marzo 2024 maggiore apertura all’ecosistema iOS.
Il procedimento brasiliano era iniziato formalmente a novembre, quando l’antitrust locale aveva dato 90 giorni di tempo ad Apple per adeguarsi. Cupertino aveva presentato ricorso, ma ora un tribunale federale ha ristabilito l’ingiunzione, concedendo nuovamente 90 giorni per conformarsi.

Negli USA ricorso lampo e sviluppatori in corsa
Negli Stati Uniti la situazione è altrettanto accesa. Dopo l’ordinanza emessa con effetto immediato, Apple ha annunciato un ricorso urgente presso la Corte d’Appello del Nono Circuito. Secondo l’azienda, la sentenza limita il controllo su aspetti fondamentali del proprio modello di business, inclusa la possibilità di addebitare commissioni per lo sfruttamento di proprietà intellettuali e per l’uso della propria infrastruttura di pagamento. Apple denuncia anche possibili rischi per la sicurezza della piattaforma.
Nel frattempo, molti sviluppatori – tra cui Spotify, Epic, Amazon e Patreon – hanno iniziato ad aggiornare le app per includere link esterni, aggirando così le commissioni storicamente imposte da Cupertino.
Europa e Asia osservano (e preparano mosse simili)
Il fronte europeo è già attivo con il DMA, ma anche in Asia Apple è sotto osservazione. In Corea del Sud e Giappone sono in corso indagini analoghe sul tema dei pagamenti in-app e sull’impossibilità di usare store alternativi.
Mentre la Mela difende il proprio sistema come più sicuro e coerente per l’utente, il mondo intero sembra ormai deciso a imporre nuove regole. E questa volta, Apple non può più combattere una battaglia alla volta: si è aperto un vero conflitto su scala globale.
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