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Backdoor obbligatoria, la proposta di legge che divide il Regno Unito

Le aziende tecnologiche del Regno Unito potrebbero essere costrette a installare delle backdoor nei propri prodotti e servizi per motivi di sicurezza. Ecco quanto previsto da una nuova proposta di legge che sarà portata in Parlamento per una seconda lettura nella giornata di domani.

Nella bozza si prevedono disposizioni davvero draconiane. In praticolare nel caso lo disponga il ministro degli interni, sia le aziende che si occupano di Internet che i colossi della tecnologia, saranno obbligate a costruire un sistema per dare accesso ai dati riservati che custodiscono, questo significa se necessario anche essere in grado di rimuovere la cifratura dei dati e questo dovrà essere di fatto un processo istantaneo, senza trattative né il permesso del proprietario del dispositivo che le forze dell’ordine vogliono controllare. È anche previsto che le forze dell’ordine possano essere in grado, a richiesta, di intercettare le comunicazioni ed eventualmente anche provocare delle interferenze.

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Oltre a questo, i fornitori di servizi Internet dovranno tenere un registro con la cronologia di navigazione online di tutti gli utenti per un periodo non inferiore ai 12 mesi, consentendo così alle agenzie di intelligence di accedere ai dati senza ostacoli e scoprire ogni singolo sito web che un utente ha visitato nell’arco di almeno un anno.

Secondo gli opposittori alla legge, si tratta in sostanza di una “Violazione della privacy su larga scala ed un enorme rischio per la sicurezza di tutti i dispositivi”.

Secondo un recente sondaggio, solo il 12% dei cittadini britannici ha compreso realmente ciò che comporterà questo disegno di legge, qualora entrasse in vigore. «La definizione non è sufficientemente chiara» ha commentato il presidente del Comitato Science & Technology Nicola Blackwood «Il governo deve rivedere urgentemente questa legislazione in modo tale che gli obblighi siano chiari e proporzionati».

Difficile non collegare la nuova proposta di legge al caso di San Bernardino, che vede Apple in difesa dei propri utenti riguardo una richiesta simile da parte del governo statunitense. Secondo la multinazionale di Cupertino, con una backdoor su iPhone «si creerebbe un precedente»: questo delicato caso è già stato ampiamente discusso dalla nostra redazione in una serie di articoli che trovate raccolti all’interno di questa pagina. Novità a riguardo arriveranno il 22 marzo, giorno in cui Apple è chiamata di nuovo in tribunale per discutere ancora il caso.

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